La manovra economica al vaglio della Commissione Giustizia del Senato, se non riveduta e corretta, determinerà una ulteriore grave riduzione della capacità operativa dei Ministeri interessati alla sicurezza del Paese e quindi un minor livello di protezione per cittadini e operatori del settore.
Un colpo di scure inaccettabile, che nei prossimi tre anni sottrarrà al sistema risorse vitali per la sicurezza sociale, il controllo del territorio forestale e il sistema penitenziario, con pesantissime conseguenze sull’operatività, le indennità e le magre retribuzioni degli operatori, soprattutto di quelli della Polizia Penitenziaria, pure gravati della carenza di circa 6.000 unità dagli organici del Corpo.
Se si sommano i tagli odierni a quelli della legge 133/2008, la riduzione degli stanziamenti per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria supererà il 30%rispetto alle somme assegnate fino al 2007. Una contrazione che si abbatterà sull’edilizia penitenziaria e sulla manutenzione delle strutture carcerarie, aggravando la condizione disastrosa in cui versano, sulla capacità di approvvigionamento di carburante e di strumentazioni necessarie per assicurare il trasporto dei detenuti e dei collaboratori di giustizia. Obblighi che comporteranno, in particolare per quest’ultimo servizio, la drastica riduzione delle missioni del personale, in un comparto senza contratto dal 1 gennaio 2008 e con stipendi mensili di circa 1400 euro in media.
Non siamo più disposti ad anticipare soldi di tasca nostra, sottraendoli ai bilanci familiari, per garantire continuità al servizio.
Lo ripeteremo fino allo sfinimento: basta propaganda, basta promesse su piano carcere e assunzioni senza copertura finanziaria. Il Governo e il Ministro della Giustizia garantiscano almeno gli investimenti economici essenziali per il sistema penitenziario, per il turn over dei lavoratori della Polizia Penitenziaria e il pagamento delle indennità e degli arretrati.
Non vorremmo che domani, posti di fronte all’amara realtà, ci si trincerasse dietro il solito penoso scarica barile.
Roma, 24 giugno 2010