L’Ice non ha bisogno di proposte estemporanee. Mentre l’istituto viene lentamente strangolato dal Governo, che toglie le risorse per il funzionamento operativo e la promozione delle imprese, la Confindustria chiede la privatizzazione, ma non si capisce su quali basi o con quali prospettive.
Un classico: prima si impedisce alla struttura pubblica di funzionare e poi salta fuori, quasi naturalmente, la proposta disinteressata di privatizzazione. Se la Presidente di Confindustria si mostra favorevole alla privatizzazione e alla gestione dell’istituto per il commercio con l’estero, vuol dire che questo tanto bistrattato Ice non è un carrozzone da buttare via, uno dei cosiddetti enti inutili.
Per uscire da sterili polemiche, bisognerebbe discutere seriamente del sostegno alle nostre imprese e degli strumenti che l’apparato pubblico può offrire, sopratutto a quelle piccole e medie, in tema di competitività sui mercati esteri.
Da anni manca una visione strategica e tutto si riduce a tagli ragionieristici che per un certo periodo hanno fatto temere anche per gli stipendi dei lavoratori. Ora si naviga a vista e ci si esercita nel giochino delle sedi che andrebbero chiuse, tanto all’estero quanto in Italia.
Mentre la crisi sfianca il nostro sistema produttivo, ci sarebbe bisogno di una strategia, e questa strategia non può prescindere dall’internazionalizzazione, e quindi dall’Ice, uno strumento pubblico con tradizione, esperienza e capacità professionali universalmente riconosciute.
Roma, 11 Maggio 2011