Igiene Ambientale – Riforma dei servizi pubblici locali – Art. 15 D.L. 9 settembre 2009 – Comunicato Unitario

18 Luglio 2011

Riforma dei servizi pubblici locali – Art. 15 D.L. 9 settembre 2009 – Comunicato Unitario

Riforma dei servizi pubblici locali

Art. 15 del Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 9 settembre

 

Nei giorni scorsi, il Consiglio dei Ministri ha approvato, all’interno del decreto legge recante le disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari, l’art 15 relativo all'”Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica”.

L’articolo modifica, attraverso l’ennesimo provvedimento in pochi anni, la normativa in materia di servizi pubblici locali (acqua, gas, igiene ambientale, elettricità, trasporto pubblico) – configurando gli stessi in uno scenario di definitiva privatizzazione.

L’impianto definitivo della riforma, infatti, stabilisce che le uniche forme ordinarie di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica saranno la gara o l’affidamento a società pubbliche/private, con la presenza del partner privato che abbia una quota di partecipazione non al di sotto del 40% e i compiti operativi connessi con la gestione del servizio.

La possibilità dell’affidamento diretto rimane in forma molto residuale e in via derogatoria rispetto alle forme di cui sopra, a favore delle società a capitale interamente pubblico, partecipate dall’Ente locale – che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione in house – solo per situazioni eccezionali “che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, geomorfologiche … non permettono un efficace ricorso al mercato” e solo previa autorizzazione preventiva dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Inoltre, entro il 31 dicembre 2009, il Governo dovrà adottare uno o più regolamenti attuativi al fine di prevedere l’assoggettamento dei soggetti affidatari in house al patto di stabilità interno e l’osservanza, da parte delle società in house e delle società a partecipazione mista pubblica e privata, di procedure ad evidenza pubblica per l’acquisto di beni e servizi e per l’ assunzione del personale.

I tempi per la definitiva privatizzazione del settore dell’igiene ambientale sono anche molto ravvicinati in quanto le forme di affidamento delle gestioni difformi dalle previsioni del decreto, decadono il 31 dicembre 2011.

Per quanto riguarda le società a partecipazione pubblica già quotate in Borsa alla data del 1° ottobre 2003 e quelle da esse controllate, mantengono l’affidamento del servizio fino alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica si riduca, entro il 31 dicembre 2012, ad una quota non superiore al 30%, attraverso “procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati e operatori industriali”, pena la cessazione dell’affidamento alla data del 31 dicembre 2011.

Senza sottilizzare sulle contraddizioni del provvedimento e sulle incoerenze economiche/finanziarie relative ai tempi previsti per il periodo transitorio, per la riduzione delle quote di maggioranza e per le date di cessazione dell’affidamento in caso che detti tempi non siano rispettati, si può di certo dire che il provvedimento adottato dal Governo non è la semplice correzione dell’articolo 23 bis della legge 133/2008 ma rischia di avviare un processo definitivo di destrutturazione del comparto.

Si vuole scientemente frantumare lo sviluppo industriale del settore, attraverso l’esproprio societario a danno delle grandi imprese presenti, che fino ad oggi, attraverso importanti processi aggregativi, hanno investito sul processo di gestione del rifiuto nel suo insieme.
Tutto ciò avrebbe pericolose ricadute sulle politiche ambientali, sul controllo/presidio del territorio, sul principio universalistico del servizio pubblico e sulle necessarie tutele per i cittadini e per i lavoratori.

Sarebbe, poi, altrettanto inaccettabile la rottura del ciclo integrato dei rifiuti attraverso la logica della separazione della parte povera (spazzamento e raccolta) dalla parte ricca del ciclo (smaltimento).

Siamo altresì convinti che non è certo attraverso la riduzione del ruolo della pubblica amministrazione nelle società di gestione che si aumenta la qualità dell’offerta ambientale, il ruolo e la responsabilità sociale dell’impresa operante sul territorio, della sicurezza nel lavoro, del controllo dei sistemi di smaltimento attraverso la necessaria tracciabilità del rifiuto, delle tutele sociali per i lavoratori e, per ultimo, delle compatibilità economiche che, nel profilo annunciato, impatterà pesantemente nelle tasche dei cittadini.

Come Segreterie Nazionali, oltre a non condividere, in questo caso, lo strumento del decreto legge che dovrebbe essere motivato da un carattere di urgenza che non ravvisiamo, esprimiamo un giudizio fortemente negativo sull’intero provvedimento.

Di fatto si è “espropriato” il Paese del giusto dibattito sociale e parlamentare per novellare la legislazione di riferimento sui servizi pubblici a carattere universale che interessa milioni di cittadini e migliaia di lavoratori.

È necessaria una partecipazione attiva dei corpi intermedi e delle forze sociali per garantire al Paese e ai cittadini equilibrio nel rapporto servizi/ambiente/economia.

Per queste ragioni occorre sviluppare congiuntamente con tutte forze politiche e sociali, soprattutto a livello territoriale, entro i tempi previsti per la conversione del decreto in legge, un risveglio della coscienza generale affinché siano apportate le dovute modifiche.

Le Segreterie Nazionali si sono sempre responsabilmente confrontate con ogni Governo per discutere i provvedimenti che hanno regolato il comparto dell’ igiene ambientale, lavorando per le regole e per le tutele necessarie nei processi di liberalizzazione.

E’ per queste ragioni che, rimanendo convinti della necessità del ruolo pubblico nel controllo dei servizi locali, il Sindacato ritiene inalienabile il progetto teso a sviluppare sempre più un modello industriale aggregato, la tenuta dei ciclo integrato, le tutele dei lavoratori, lo sviluppo delle politiche e dei comportamenti ambientali e, soprattutto, equilibrio nei costi/tariffe.

D’altra parte che il decreto debba essere modificato è palesemente dimostrato dalla deroga che il Consiglio dei Ministri ha deciso di inserire nel decreto anti-infrazioni UE per la distribuzione del gas, dell’energia e per il trasporto su ferro, non si capirebbe e non potremmo accettare, pertanto, un trattamento diverso per il settore dell’igiene ambientale.

 

Le Segreterie Nazionali
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