Finita la campagna elettorale speravamo che il paese tornasse a parlare di se stesso, dei suoi problemi. Speravamo che cominciasse a farlo il Governo, che sulla crisi si è contraddistinto per immobilismo come nessun altro esecutivo europeo. Speravamo che anche il Ministro Brunetta, una volta analizzato il voto, avesse capito che la realtà è ben diversa dal mondo virtuale in cui il paese è stato costretto a vivere, un mondo fatto di sondaggi, di alti, altissimi gradimenti, con percentuali vicine al 70%, poi smentite dai risultati elettorali.
Ma il Ministro è tornando a parlare agli italiani di un mondo immaginario, il suo, fatto di suggestioni temporanee, innovazioni e modernizzazioni improbabili, fino a sostenere che “in Italia è diminuita la povertà”. Sottovalutazioni, banalizzazioni, il solito tenore da campagna elettorale. Brunetta siede nel Governo che meno ha speso per fronteggiare la crisi, appena lo 0,2 % del Pil secondo l’Fmi, e continua a proporre effimere ricette a costo zero.
Al Ministro consigliamo di tornare al suo lavoro e di abbandonare i toni trionfalistici (“Con 35-40 eletti, il Popolo della Liberta’ potrebbe avere per la prima volta nella storia la delegazione piu’ numerosa all’interno del Ppe: in questo modo potremmo dare la linea politica sull’energia, sulle istituzioni e sulla politica industriale”, aveva pronosticato), cominciando a confrontarsi con la realtà. Magari di fronte ai dati elettorali (sempre ammesso che li ritenga validi e che non voglia avviare un suo personale monitoraggio per confutarli) Brunetta dismetterà gli abiti del riformista chiacchierone in preda a deliri di onnipotenza, ed inizierà a fare il Ministro.
Attendiamo inoltre di poter discutere la “sua” riforma, e che, passato l’attivismo elettorale, finita la stagione degli insulti e degli anatemi, il Ministro ci permetta di dire la nostra e ci porga le sue scuse. Come attendiamo di poter vedere i lavoratori pubblici votare per le proprie Rsu. Visto che le previsioni di Brunetta sul proprio gradimento e su quello del suo Governo sono sempre così distanti dalla realtà, possiamo aspettarci una sonora bocciatura del suo operato da parte dei lavoratori. Sempre ammesso che i lavoratori pubblici possano ancora esprimere il proprio voto.
Roma, 9 Giugno 2009