Iniziative Dipartimento MdL per l’anno 2010

18 Luglio 2011

Iniziative Dipartimento MdL per l'anno 2010

Con la presente nota v’inviamo una prima riflessione sulle iniziative che il Dipartimento Welfare-MdL intende assumere nei prossimi mesi, per quanto di propria competenza, riguardo alla complessa partita del lavoro pubblico, in particolare sugli effetti applicativi delle nuove normative.

Per prima cosa, un’analisi su quanto fatto fino ad oggi in tema di stabilizzazioni a seguito dello spostamento dei termini per il completamento delle relative procedure al 31.12.2012 fissato dalla legge78/09 nonché una valutazione dei riflessi sulle dinamiche occupazionali dei nostri settori alla luce della legge 15/ 2009 e del relativo decreto attuativo.

Tutto ciò tenendo ben presente che nel frattempo il quadro legislativo di riferimento è ulteriormente peggiorato con la legge Finanziaria 2010 (legge 192/2009) sia per quanto riguarda il lavoro pubblico che privato.

In particolare, desta forte preoccupazione per i nostri settori l’accentuazione dei vincoli di spesa e di riduzione del personale che potrebbe compromettere i processi di stabilizzazione in atto , soprattutto nel caso della Sanità a causa dei deficit di bilancio di molte regioni.
Tutto questo accade perché ciò che ha in animo il Governo, al di là delle roboanti dichiarazioni di svolta per un efficientamento di qualità del servizio pubblico, non è altro che il tentativo di approfittare della crisi economica in atto per ridisegnare un modello di Stato sempre più riportato all’interno dei condizionamenti della legge, ad iniziare dai rapporti di lavoro, per avere mano libera nei confronti dei dipendenti e del sindacato senza più alcun obbligo di confronto con le parti sociali

Quindi, un modello nel quale il sindacato viene relegato ad un semplice ruolo di comparsa senza più alcuna capacità contrattuale, soprattutto per le questioni attinenti gli atti interni d’organizzazione aventi riflessi sul rapporto di lavoro (art 9 del dlgs 165/01 abrogato), e con i lavoratori sempre più sottoposti al vassallaggio da parte del potere politico e della dirigenza senza più quelle tutele e diritti che in precedenza erano garantiti dalle leggi e dai contratti.

Tutto ciò in una logica rivolta non tanto a migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi resi nell’interesse dei cittadini quanto di subordinare agli interessi della politica l’intero sistema pubblico, senza alcuna possibilità di poterne controllare le scelte da parte delle rappresentanze sociali.
 
Da qui la necessità di una riflessione ed un approfondimento da parte del Dipartimento sul lavoro pubblico e sui mutamenti che sta subendo, facendo tesoro dell’esperienza maturata negli ultimi anni, per fornire ai compagni e dalle compagne della Funzione Pubblica, che operano nei diversi comparti, una chiave di lettura di questi provvedimenti che permetta alla categoria di affrontare con maggiore efficacia l’azione di contrasto che abbiamo promossa nei confronti della legge 15 contro il Governo.

Ciò non solo attraverso lo studio dei nuovi meccanismi che regoleranno i rapporti di lavoro ma anche attraverso il recupero di quelle “buone pratiche” di Pubblica Amministrazione, già previste nel Memorandum Governo-Sindacati della passata legislatura, per dimostrare che è possibile migliorare ed ampliare l’intervento pubblico, e nello stesso tempo “valorizzare” il lavoro svolto, senza aggravi aggiuntivi di costi, intervenendo sulle procedure, abolendo le duplicazioni, motivando il personale.

Un’ iniziativa che riteniamo “fondamentale” per battere gli effetti di una riforma le cui conseguenze non potranno essere altro che l’annullamento del ruolo di garanzia sancito dalla nostra Costituzione che lo Stato è chiamato a svolgere per assicurare l’universalità dei diritti e delle tutele a tutti gli abitanti del nostro paese.

Tutto questo implicherà da parte nostra non solo un grande impegno ma anche una più stretta collaborazione con i comparti ed i territori per finalizzare al meglio il lavoro che si andrà a fare.
 
Per prima cosa dovrà essere effettuato, con il contributo dei compagnie e delle compagne del Coordinamento Nazionale del Dipartimento per le Politiche del Lavoro, un monitoraggio per regione del precariato esistente (diviso per tipologia lavorativa e possesso o meno del requisito per la stabilizzazione) evidenziando, nello stesso tempo, tutte le problematiche che hanno impedito fino ad oggi a questi lavoratori di completare le procedure concorsuali per la definitiva assunzione a tempo indeterminato.

Un altro aspetto che dovrà essere esaminato ed approfondito riguarda più in generale il rispetto dei diritti contrattuali, sia sul piano normativo che economico da parte dei datori di lavoro che sappiamo in molti casi essere elusi anche attraverso l’uso improprio di forme flessibili di lavoro a termine come la somministrazione, co.co.co, co.co.pro e partite IVA, vaucher, lavoro a chiamata , lavoro intermittente…

Infine, avviare una riflessione sulle privatizzazioni striscianti che continuamente vengono attuate dalle pubbliche amministrazioni affidando attività fondamentali di rilievo come ad esempio i centri per l’impiego o i servizi idrici, a soggetti esterni di natura giuridica diversa, ma sempre privati, come Fondazioni, Aziende, agenzie di somministrazione…
Tutti questi problemi s’intrecciano fortemente con l’iniziativa che da tempo la CGIL Funzione Pubblica ha avviato insieme alla Confederazione sui comportamenti adottati dal Ministero del Lavoro volti ad assicurare comportamenti di “benevolenza” nei confronti dei datori di lavoro (sia pubblici che privati) riguardo la sicurezza nei luoghi di lavoro e per quanto attiene il rispetto delle regole stabilite dal codice civile, dalle leggi e dai contratti, per quanto riguarda il rapporto di lavoro.
Un’iniziativa che ha come tema centrale la questione del funzionamento dei servizi ispettivi del Ministero e, di conseguenza, degli Enti previdenziali e delle Agenzie Fiscali, con i lavoratori addetti sempre di più costretti ad obbedire, a dispetto di quanto stabilito dalla legge, a farneticanti circolari del Ministero del Lavoro volte a ridurre e dimensionare l’operatività degli ispettori per favorire le imprese e mettere in difficoltà i lavoratori che, d’ora in poi, non potranno più denunciare i propri datori di lavoro con la certezza di poter avere poi giustizia per gli abusi subiti.

Avevamo messo in campo una serie di iniziative sindacali e giudiziali che,se sostenute dalla categoria e dalla confederazione nei territori (lettera di Podda e Fammoni sulla illegittimità dei provvedimenti assunti, diffida dei segretari della CdL alle Direzioni Provinciali del Min. Lavoro) avrebbero certamente determinato esiti diversi da quelli che abbiamo poi riscontrato successivamente all’assunzione di quest’impegno, oltre un anno fa.

La questione non è affatto banale perché non solo attiene ad una funzione essenziale svolta dal Ministero del Lavoro per fare rispettare il dettato Costituzionale sul diritto al lavoro, ma anche al futuro delle attività, e dei lavoratori, ad essa preposte.

Si parla, infatti, di svuotamento e smembramento delle attività del Ministero e ricondurre tutte le attività di vigilanza in un ambito che, per quello che sappiamo, rischiano di diventare assolutamente marginali e residuali.

Impedire che ciò avvenga è ancora possibile, nonostante tutto; partendo da quanto avevamo già messo in campo si tratterà di ridare vigore e impulso a quanto fatto, con un rinnovato impegno della categoria nei territori , in particolare svolgendo una forte azione di sollecitazione ai territoriali di FP ed alle Camere del lavoro affinché anch’essi facciano la loro parte.

Per quanto riguarda invece il Centro Nazionale si dovranno coinvolgere su questa tematica non solo i nostri rappresentanti nei CLES e nei comitati provinciali e regionali del Ministero del Lavoro, ma anche i compagni presenti nei CIV degli Enti previdenziali, e dei relativi comitati territoriali, affinché prendano posizione nei confronti di un indirizzo in materia di vigilanza profondamente sbagliato e che al momento non ha ancora un compiuto sostegno legislativo; il tutto in stretto raccordo con il Comparto delle Funzioni Centrali.

Tutto ciò dovrà successivamente tradursi in una nostra iniziativa pubblica, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, non solo per un confronto sulla tematica della vigilanza e dei controlli sulle attività lavorative, a legislazione vigente, ma anche per rilanciare le nostre proposte sul lavoro che non può che essere a tempo indeterminato e garantito sul piano dei diritti e delle tutele, della normativa contrattuale.

Un’altra “buona pratica” che il Dipartimento ha individuato, e che propone in questo caso un forte intreccio con il Comparto degli Enti Locali, riguarda le attività degli Uffici Provinciali del Collocamento (Centri per l’Impiego).

Centri per l’impiego che, per quel che riscontriamo ogni giorno, eccetto alcune situazioni di eccellenza presenti nel territorio (sopratutto nel Centro Nord), generalmente svolgono una attività sostanzialmente indirizzata all’accoglimento ed allo smistamento delle richieste di lavoro, qualche forma di sostegno e tutoraggio, l’avvio delle pratiche per la ds e la CIG; insomma, né più né meno, o poco di più, di quanto già fanno i soggetti privati accreditati ai sensi della legge Biagi.

Ciò per la mancanza di un reale interesse da parte delle Province d’intervenire in maniera consistente e determinata per fare dei Centri per l’impiego un servizio fondamentale volto a promuovere e svolgere attività che favoriscano una più ampia occupazione intervenendo a favorire l’incontro tra la richiesta di chi è in cerca di occupazione e l’offerta di lavoro che potrebbe provenire dal mondo delle imprese e datoriale .
Oggi invece constatiamo che non solo i Centri per l’Impiego non funzionano come dovrebbero ma che, in una condizione di latitanza cronica d’investimenti da parte delle province, tutto ciò non fa che portare ad un ulteriore progressivo depauperamento delle funzioni di guida ed indirizzo, nonché di promozione di efficaci politiche attive per il lavoro, le cui conseguenze (vagheggiate da molti) non solo altro che l’aziendalizzazione o, addirittura, la completa privatizzazione del servizio.
Una idea profondamente sbagliata, su cui però non ci si è mai espressi con chiarezza come categoria, che non può che produrre ulteriori dissesti sia sul piano finanziario (come è già accaduto nel caso delle aziendalizzazioni) che con il peggioramento dei servizi resi.
Nel caso poi dell’ipotesi della cessione del servizio ai privati in base al principio che il “pubblico” deve “governare” e non “gestire”, ci troveremmo di fronte ad una gravissima violazione del ruolo di garanzia che rivestono le Province per quanto riguarda il lavoro, perché nel trasferire le competenze a soggetti privati verrebbe a mancare il fondamentale principio “d’imparzialità” che la Pubblica Amministrazione è chiamata a svolgere e che non può essere assicurata in alcun modo dai soggetti privati operanti nel mercato del lavoro, ivi compresi le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali che decidessero di aprire uffici di collocamento .
Occorre quindi intervenire per rivalutare ruolo e funzioni dei Centri per l’impiego per mettere fine ad una situazione che spesso li vede svolgere un ruolo del tutto marginale e non integrato rispetto la Provincia di riferimento.

Il nostro obiettivo è pertanto quello di sostenere con una visione diversa, integrata e di sistema, un’azione che facendo leva sulle competenze istituzionali della Provincia faccia del Centro per l’impiego un terminale operativo di eccellenza in grado di promuovere realmente occupazione.

Così facendo non solo per dare risposte efficaci a tutti coloro che giornalmente si rivolgono ai Centri per l’impiego con la speranza di ottenere un nuovo lavoro, ma anche ai tanti lavoratori che tra mille difficoltà, e senza alcuna prospettiva futura, e con sacrificio personale, continuano ad assicurano il servizio senza che gli venga riconosciuto alcun merito per tutto questo.

Quindi bisognerà lavorare sui piani territoriali di sviluppo chiedendo sedi di confronto in cui affrontare con i soggetti sociali le dinamiche produttive ed occupazionali ed i relativi interventi da mettere in atto per favorire la migliore occupazione (vedi il progetto ANTE-ERTO della provincia di Reggio Emilia) .
Da li far discendere un progetto relativo al Centro dell’Impiego della Provincia in termini di collocamento mirato a determinare le condizioni per un mercato del lavoro accessibile a tutti in cui le politiche d’inclusione sociale e promozione del lavoro diventino i principali veicoli per lo sviluppo delle persone e del territorio.
E’ chiaro quindi che il Collocamento dovrà agire in stretto concerto con l’ufficio dell’assessore preposto, mettendo al centro della propria iniziativa la piena realizzazione dei diritti di cittadinanza , ivi compresi quelli dei lavoratori immigrati.
Inoltre prevedere anche iniziative di promozione d’interventi di varia natura volti a favore dell’inserimento lavorativo dei disabili attivando nel contempo una rete di collaborazione e di sinergie con altri soggetti istituzionali e privati appartenenti al terzo settore, ad iniziare dall’abbattimento delle barriere architettoniche per accedere agli uffici.

Si tratta quindi di verificare rispetto l’esistente quali servizi vanno introdotti e ,se già presenti, se debbono essere modificati; es:

  • Laboratori di ricerca attiva del lavoro , destinati soprattutto a chi cerca ancora il primo lavoro, ordinati per piccoli gruppi con l’obiettivo di fornire strumenti e modalità per una ricerca attiva del lavoro e per presentarsi nel mercato al meglio delle proprie potenzialità. In alcune realtà provinciali del Centro/Nord del paese si fanno tre incontri della durata di tre ore in cui vengono approfondite le modalità su come si scrive un curriculum vitae, come si scrive la propria autocandidatura ad un lavoro, come si prepara ed affronta un colloqui di lavoro attraverso la sua simulazione. 
  • Tirocinio e percorso di formazione professionale per acquisire nuove competenze e potersi così riqualificare per rientrare nel mondo del lavoro con consulenze individuali per i cittadini che ne fanno richiesta (anche con l’utilizzo di vaucher formativi) e per definire i relativi percorsi formativi che possano essere più utili in quel momento nel territorio per ottenere un nuovo impiego. Tali percorsi possono essere realizzati o partecipando a corso di formazione professionale od a tirocinio formativo in maniera del tutto gratuita in quanto generalmente finanziati dalla Provincia o dalla regione con i fondi Europei. Nel caso di tirocinio formativo, con la consulenza di un tutor dell’ufficio di Collocamento, prima di effettuare il tirocinio saranno individuate , sulla base delle aspirazioni e delle caratteristiche professionali, il settore professionale e l’azienda disposta ad ospitare il richiedente come tirocinante. E’ evidente che siffatta modalità potrà essere attivata a condizione di una ruolo attivo della Provincia nella redazione di piani territoriali per lo sviluppo e l’occupazione. 
  • Tirocini formativi possono essere anche predisposti per lavoratori già occupati, con costi naturalmente a carico dei datori di lavoro, utilizzando o le specifiche competenze dei formatori del Centro per l’impiego che di altri soggetti istituzionali, ad esempio l’Università soprattutto per le esigenze di formazione qualificata e per i cd “lavoratori atipici”. 
  • Per gli atipici si potrebbe ipotizzare addirittura anche uno sportello di consulenza on-line per i problemi che possono derivare dalla loro particolare natura contrattuale “flessibile” . 
  • Per le pratiche amministrative che riguardano la dichiarazione immediata di disponibilità; l’inserimento nelle liste di mobilità e l’indennità di disoccupazione sarebbe opportuno , per dare un servizio migliore e più efficiente al cittadino nonché risparmiare sui costi di gestione, fare un’accordo con l’INPS affinché questo servizio sia reso attraverso uno sportello unico, magari secondo le modalità utilizzate a Montecchio in provincia di Reggio Emilia (unica sede per Centro dell’Impiego, DPL e sede zonale INPS), ovvero attraverso la messa in rete delle informazioni ed il meccanismo della compensazione tra gli Enti per quanto riguarda l’erogazione della DS. 
  • Per i disoccupati utilizzare le risorse comunitarie per attività formative e di accompagnamento al lavoro, o per sgravi contributivi, per consentire la rateizzazione delle bollette per i lavoratori disoccupati, nonché la sospensione del pagamento interessi mutui nel periodo di disoccupazione.

 
Sulla base di queste argomentazioni si svolgerà nei prossimi mesi l’attività del Dipartimento Welfare- Mercato del Lavoro con una elaborazione teorico/pratica che dovrà essere frutto del continuo scambio di idee notizie ed informazioni tra il Centro Nazionale ed i compagni e le compagne impegnati nel lavoro dei territori
Sarà cura del Dipartimento convocare appena possibile una riunione allargata del Dipartimento per una prima discussione di merito delle tematiche affrontate nella presente nota

p. Segreteria Nazionale FP CGIL Daniele Giordano Dipartimento Welfare -MdL Gian Guido Santucci

Roma, lì 15 gennaio 2010

 
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