Inpdap: le ragioni di questo sciopero… dai territori Fp Cgil

18 Luglio 2011

 
 

Dai territori – Le ragioni di questo sciopero

 

SCIOPERO GENERALE 6 MAGGIO 2011

 
 
RAGIONI PER UNO SCIOPERO, PER QUESTO SCIOPERO – Pensiero libero dalla Puglia
 
 

Il giorno 6 la CGIL scende in piazza. A tutti voi, in questo momento di divisioni sindacali e di confusione, questa ennesima chiamata, da parte della CGIL, potrebbe sembrare inutile e priva di significato. Ma questa volta non è così.

E’ vero: siamo tutti molto stanchi e siamo anche demotivati. Noi lavoratori pubblici questa crisi l’abbiamo pagata cara: ci sono passati addosso con la campagna sui fannulloni, con la legge 150 di Brunetta, con la Legge 122 di Tremonti, con i tagli sulle nostre retribuzioni, con la complicità e l’accondiscendenza alle politiche di questo governo da parte di CISL e UIL. Anche in Inpdap le cose non vanno meglio: mentre l’Istituto promuove “La giornata per il futuro” rivolta agli Enti iscritti, è proprio il futuro dell’Inpdap che sta diventando nebuloso, grazie agli errori passati e presenti sull’informatica, grazie ai piani industriali, organizzativi, della performance non più condivisi. L’azione di un managment da “dilettanti allo sbaraglio”, che segue logiche di alcune lobbies politico-sindacali – vedere la dichiarazione di “affidabilità” all’Amministrazione fatta in un recente comunicato di CISL e UIL sulle posizioni organizzative – invece di percorrere logiche di rilancio vero e soprattutto di risoluzioni di storici problemi dell’Istituto, non aiuta a costruire un futuro sereno. Ecco perché leggere in rete di “… tagli previsti dall’ente …dell’8% del personale, circa 375 persone nei prossimi tre anni”, o con il SIN che tutti conosciamo leggere : “si punta tutto sul web e sul modo di massimizzare l’efficienze diminuendo le risorse umane e quindi le spese di gestione e del personale…”un minimo di preoccupazione me lo crea. Certo i precari li abbiamo già persi ed il turn over ha depauperato di risorse ed intelligenze il nostro Ente. Tra l’altro su indicazione del Direttore Generale i primi tagli si sono avuti sulle missioni (leggere puntate precedenti sulle sedi accorpate) e sulla formazione ( ma non era una delle leve del cambiamento?!)

E se ci guardiamo attorno? Un governo che è inguardabile e vergognoso, ancorato a difendere il proprio premier ancora più inguardabile e vergognoso e votato a difendere poltrone, P3, sottosegretari in odore di camorra, la cricca, gli amici degli amici, gli interessi economici propri e della classe di riferimento. Non c’è più etica. C’è un cumulo di macerie istituzionali e c’è un solco sempre più profondo tra la società civile e la politica. Non c’è politica per il rilancio e per il lavoro semplicemente perché non interessa. Loro sono i privilegiati: non sentono nemmeno la crisi, la difficoltà di arrivare alla terza settimana, la disperazione per la mancanza di un lavoro e la l’assenza di speranza per un futuro. Sta diventando tutto precario: il lavoro, il nostro status di cittadini, il nostro benessere, i nostri valori, la giustizia, i diritti. E senza questi diventiamo tutti sudditi.

Sono questi buoni motivi per scioperare? Io dico di sì ed abusando di uno slogan recente dico : “se non ora, quando?” Se cercano persino di privarti della possibilità di dire basta a tutto questo, se entrano nelle tue tasche, se tagliano sui servizi, se uccidono il futuro dei tuoi figli, se ti tolgono la cittadinanza e la partecipazione ( vedi referendum ), se precarizzano il lavoro, se ti chiamano fannullone, se ti bloccano gli stipendi per tre anni, se ti minano la sicurezza, se ti fanno fare una guerra, se ti costringono ad emigrare, se ti condannano all’ingiustizia, se si preparano ad un’altra manovra da 45 miliardi di euro che ti toccherà di nuovo, mentre le grandi ricchezze finanziarie saranno esentate o toccate marginalmente, se ti calpestano la solidarietà in nome del cinismo e del razzismo, se non ora, quando?

Sì, concordo: ci sono dei sindacati “affidabili”. Lo sono per questo governo e lo sono per molte amministrazioni. Ma il Sindacato non dovrebbe essere “affidabile” esclusivamente per i lavoratori? Ci dicono che la CGIL fa politica e non fa più sindacato. Ma è la politica che ci sta uccidendo! E’ la politica che sta cambiando il nostro mondo in peggio! E’ la politica – questa politica – che sta cancellando i nostri diritti! Per questo dobbiamo scendere in piazza e dire no, per tracciare un solco a difesa dei lavoratori e della dignità del lavoro! Al di là degli schieramenti politici e sindacali. Se non ora, quando?

E mi viene in mente una strofa di una canzone di Bob Dylan, scritta durante la contestazione della guerra del Vietnam: “…. quante volte un uomo può volgere il capo e fingere di non vedere?…”

Perché il giorno 6 maggio ci vorranno contare per decidere se sono autorizzati da chi non sciopererà, dalla maggioranza silenziosa che non protesta, che non si indigna, che rimane passiva ed inerte perché stanca e demotivata, magari anche perché quelle 50 euro rappresentano molto sul bilancio familiare, a continuare su questa strada. Una strada che calpesta i nostri diritti e la nostra dignità di lavoratori pubblici.

Allora non girate la testa. Non fingete di non vedere. Superate egoismi di parte ed indifferenza. Venerdì ci saranno colleghi che rinunceranno ad una giornata di lavoro per gridare tutti insieme “basta”, per la nostra dignità, per rivendicare il rispetto dei nostri diritti. Di tutti noi. Perché noi crediamo in un mondo migliore, con più diritti, più solidarietà, più cittadinanza, più lavoro e non smetteremo di crederci, perché sappiamo che è possibile. E venerdì io sarò in piazza per questo. E spero che ci sarete anche voi.

Spinelli Francesco Antonio


 

Cagliari, 28 Aprile 2011

L’assemblea dei lavoratori della Sede Provinciale di Cagliari e della Sede Regionale dell’I.N.P.D.A.P. riunitasi in data odierna, indetta dalle RSU di entrambe le Strutture e dalle Segreterie Territoriali di CGIL, CISL, UIL, USB, dopo aver ampiamente discusso sulle iniziative attivate dalla Direzione Regionale per il trasferimento della Sede Regionale presso i locali della Sede Provinciale, stigmatizza il comportamento della Amministrazione per la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti dei diritti e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori e delle prerogative di cui le OO.SS. sono titolari.

Infatti, nonostante gli impegni assunti nel corso dell’ultimo confronto, la Direzione Regionale ha ritenuto di poter adempiere ai principi che sovraintendono le corrette relazioni sindacali comunicando del trasferimento attraverso una generica “informativa” sindacale nella quale a sostegno della scelta, unilaterale, sono evidenziati non meglio precisati risparmi e presunti vantaggi legati a ipotetiche sinergie sulle attività “produttive” della Sede di Cagliari e da un allegato “stralcio della relazione tecnica” della C.P.T.E. che nulla spiega sull’iter tecnico procedurale che accompagna l’operazione essendo composto più da omissis che da contenuto.

L’Assemblea, manifesta la massima preoccupazione per le conseguenze negative sulla qualità dei servizi che tale ipotesi potrebbe produrre se realizzata e dichiara assolutamente insufficienti gli elementi forniti dalla Direzione Regionale ai fini di una condivisione degli obiettivi e degli strumenti da utilizzarsi per il loro perseguimento.

Nel contempo, l’assemblea ha ritenuto opportuno evidenziare che la costituzione della Sede del Compartimento è una conquista frutto della lotta di tutto il personale della Regione e delle OO.SS., che ha impedito il declassamento della Sede Regionale della Sardegna, e che la scelta operata dalla Direzione Regionale mette pesantemente in discussione.

Nel merito delle ragioni esposte nella informativa e a titolo puramente esemplificativo, inoltre, risulta davvero singolare che si dichiarino “risparmio” presunto, addotto a principale motivazione del trasferimento, voci tra loro eterogenee. E’ sufficiente in proposito rilevare che l’importo relativo ai programmati lavori di ristrutturazione per l’immobile di via XX Settembre non ha alcuna relazione contabile con l’attuale Sede regionale di via Delitala. Ancora, le presunte sinergie di cui si parla nella suddetta informativa, sono in apparente dissonanza con quanto indicato dall’Istituto nell’ultima Circolare Organizzativa nella quale si individuano ruoli ben distinti tra Direzioni Provinciali e Regionali.

L’Assemblea evidenzia, inoltre, che nulla è stato comunicato riguardo al mantenimento degli standard quali-quantitativi dei servizi resi all’utenza, che sconterà senz’altro le difficoltà scaturenti da una compressione degli spazi a disposizione di entrambe le Strutture.

A questo proposito l’assemblea tutta esprime sconcerto per l’assoluta assenza di una analisi sugli effetti che tale riorganizzazione produrrebbe sul piano dei servizi all’utenza e richiama l’attenzione sul ruolo che l’INPDAP in particolare e la Pubblica Amministrazione in generale ha nell’accesso ai diritti di cittadinanza e come presidio di legalità e democrazia. Compiti e funzioni questi che dovrebbero impegnare l’Amministrazione in un opera di coinvolgimento, preventiva, di tutte le istanze istituzionali presenti sul territorio.

Tutto ciò considerato, l’Assemblea del personale dell’INPDAP delle due Sedi, in modo unanime, dà mandato alle RSU e alle OO.SS. Territoriali per la proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale e, a sostegno della vertenza, ad attivare ogni utile iniziativa per rendere informata l’opinione pubblica e le Istituzioni del Territorio di Cagliari. Condividono l’esigenza che, al fine di ricostruire corrette relazioni sindacali, la Direzione Regionale sospenda ogni iniziativa in atto per il trasferimento per la durata del confronto sindacale, come già formalmente richiesto dalle OO.SS. nel corso dell’incontro del 27 aprile scorso.

È evidente che in assenza di risposte positive saranno intraprese ulteriori iniziative a sostegno della vertenza.

FP CGIL
FP CISL
UIL PA
USB/RDB
RSU

S. Dessì
B. Ugas
M. G. Vargiu
F. Carboni


 

Perchè venerdì sciopero. Pensiero libero dal Piemonte

Perché venerdì sciopero

Io venerdì sciopero perché sono figlio di un operaio della FIAT negli anni ’50 iscritto alla FIOM, che evitò di essere “epurato” perché una telefonata di Emilio Pugno, grande dirigente della stessa FIOM e poi della CGIL, gli consigliò di licenziarsi prima che lo facessero “loro” e allora scenderò in piazza per lui e per coloro che invece non poterono evitare il licenziamento voluto dalla FIAT.

Perché proprio Pugno e altri operai come lui in quegli anni furono confinati dalla dirigenza FIAT in un reparto lontano dalle altre linee di produzione chiamato Officina Stampaggio Ricambi, ribattezzata da quel pugno di uomini Officina Stella Rossa e che nonostante i continui boicottaggi della direzione di fabbrica, presero per anni il premio qualità e produzione pur continuando a lottare per i loro diritti e quelli dei loro compagni.

Perché alla fine degli anni ’60 a Torino gli operai per primi lottarono duramente affinché i diritti sul lavoro fossero estesi a tutti i lavoratori dipendenti, e molti di quegli operai erano immigrati, figli di quel sud martoriato, che alla fine degli anni ’50 erano venuti a Torino attirati dalle promesse, non sempre veritiere, della FIAT e che troppo spesso trovavano i cartelli con su scritto “non si affitta ai meridionali”, cosa della quale da torinese mi vergogno ancora adesso, e che invece in quell’autunno caldo lottarono fianco a fianco con i settentrionali e con molti sacrifici, feriti e morti ottennero la stesura della legge 300 STATUTO DEI LAVORATORI che oggi viene messa in discussione da un governo infame spalleggiato da sindacati che definire gialli è un eufemismo.

Io venerdì sciopero non solo perché pubblico è bello ma perché pubblico vuol dire equità nei trattamenti e nelle tariffe, vuol dire accessibilità a tutti, ma soprattutto perché pubblico vuol dire salvaguardia della democrazia e la democrazia è garanzia di futuro per una nazione.

Io venerdì sciopero perché, pur non avendo figli, non voglio che i giovani di questo paese vivano una scuola pubblica sempre più depauperata del proprio patrimonio sia culturale che economico, e perché voglio che i giovani di questo paese possano avere un futuro stabile e sicuro in Italia e non siano invece costretti ad emigrare come dovettero fare i nostri nonni di tutte le regioni.

Io venerdì sciopero contro un governo assurdo che toglie i diritti alle famiglie con persone disabili, e purtroppo so cosa vuol dire, sostenendo che i parenti approfittano delle malattie dei loro cari per assentarsi a piacimento come se il dolore per un congiunto in difficoltà non fosse abbastanza oltre alla carenza di strutture che allievino il peso di queste situazioni.

Io venerdì sciopero anche per tutti coloro che non lo faranno, per far capire che un sacrificio economico anche pesante oggi può e deve far pensare a un futuro migliore dove gli immigrati non siano considerati a priori, da una legge razzista, delinquenti ma esseri umani con i nostri stessi diritti, dove la democrazia e i principi costituzionali non siano né chimere né utopie ma il quotidiano.

Io venerdì sciopero contro tutte le guerre, per una sanità pubblica e possibilmente gratuita perché non si può e non si deve speculare sul dolore.

 

 

PENSIERO LIBERO

PERCHE’ SCIOPERERO’ DOMANI A CATANZARO

Domani io sciopererò e sarò insieme ad altri compagni e compagne della CGIL a manifestare presso la “Diga sul Melito” , luogo vicino a Catanzaro scelto come simbolo della più grande opera incompiuta della Calabria e forse d’Italia.

Iniziata oltre 30 anni fa, non è mai stata ultimata, con 259 mln stanziati nel 2008 per concluderla nel 2015!

Ma cantieri fermi, roba da ponte sullo stretto di Messina.

Nel frattempo c’è anche in ballo una penale di 35.000.000,00 alla ditta “Astaldi” per una querelle avuta col consorzio appaltante.

E nessun posto di lavoro più di tanto.

Anche questa è Calabria.

Domani sciopererò perché , tra blocco del turn over e riduzioni di organici (ma non di impegni lavorativi), si stanno perdendo posti di lavoro anche in Calabria, nel pubblico impiego e nel privato e se non c’è lavoro aumenta la criminalità, perché l’uomo , in un modo o in un altro deve sopravvivere e questo governo sta arricchendo sempre di più i ricchi e sta impoverendo ancora di più i poveri !

Noi all’INPDAP ne sappiamo qualcosa perché proprio in questi giorni veniamo a conoscenza che non ci pagano i progetti locali e nazionali del 2010, mentre si riducono gli importi per il 2011, ma non gli obiettivi, che per il 2011 sono aumentati !!!

Non è questa una manovra per umiliarci, distruggerci ?

Domani sciopererò anche per quei colleghi che non sciopereranno e che diranno che non ne valeva la pena perché un solo giorno non serve, ma due sono troppi.

Quando ci rivedremo lunedì io sarò economicamente più leggero, ma sarò almeno in pace con me stesso:

io ho contribuito democraticamente e civilmente per cercare di ottenere quello che ci è dovuto; altri, forse, saranno rimasti solo a guardare .. e poi a lamentarsi.

Come sempre.

Un saluto e buona decisione.


 

Pensiero libero dalla Toscana

Lo sciopero è un diritto individuale e quindi il sindacato può dare indicazioni che poi il singolo valuta autonomamente. Ma mi pare che la cgil faccia molto in questo panorama ostile con un governo che non ha tra le sue priorità quelle vere del Paese e oscura l’autorevolezza dell’Italia nell’ambiente internazionale. E non mi pare che le altre sigle, firmando gli accordi separati, curino meglio i loro iscritti. Hanno firmato una cambiale in bianco, sfibrando la compattezza del fronte sindacale che ovviamente indebolisce tutti, cgil compresa, rendendo tutto più difficile.

Le certezze si conquistano con fatica e a seconda delle condizioni generali. Per dare più forza al sindacato però ci vuole l’impegno di ciascuno: solo unendo le forze si può sperare che le cose cambino. Da soli si va poco lontano. E chi riveste funzione sindacale si fa carico di tante istanze col massimo impegno, come credo che abbiate verificato in questo ente, senza poter garantire il risultato. Garantisce il massimo impegno, rinunciando magari a qualche spazio libero a beneficio dei tanti rappresentati. Che ovviamente possono fare critiche e suggerire soluzioni. Sul piano personale, mi piace pensare che siamo tutti nella stessa barca e anche se c’è un timoniere, come potrebbe essere la cgil in questo caso, da solo non basta. Ci vogliono le energie dei rematori, possibilmente di tutti perché se ognuno prende in mano un remo, tutti fanno meno fatica e la barca si muove più velocemente.

Se qualcuno lo lascia abbandonato, sperando che altri remino di più, può darsi che la barca perda la sua originaria destinazione e finisca contro uno scoglio, segnando la sorte di tutti.


 
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