Intervista a Carlo Podda su l’Unità del 4/11/09. I soldi dello Scudo all’IRAP: tagli per un miliardo

18 Luglio 2011

Intervista a Carlo Podda su l'Unità del 4/11/09. I soldi dello Scudo all'IRAP: tagli per un miliardo

«Dove sono i risparmi delle pensioni delle dipendenti pubbliche (2 miliardi)? E dove sono quelli annunciati da Renato Brunetta, specie sulla scuola? A che serve davvero la Difesa Spa inserita di notte nella manovra?»
Tre domande, tre silenzi da parte del governo.
Ad alzare la voce sulla Finanziaria è Carlo Podda, segretario generale della Cgil Funzione pubblica.
Il testo che oggi arriva in Aula in Senato, è più pericoloso per quello che non dice: silenzi assordanti su misteriose finalità di nuove società, come la Difesa Servizi Spa, e oneri disattesi, aspettando i soldi dello scudo. Per i rinnovi dei pubblici gli stanziamenti si fermano a 3miliardi nel triennio, contro i 7,5 o 8 richiesti unitariamente dai Confederali. Se tutto resta così, sarà inevitabile una reazione sindacale.
SOTTO TIRO È chiaro ormai che l’agenda politica non include i tre milioni di lavoratori in attesa di rinnovo (o sono tutti fannulloni?). Con il titolare dell’Economia sotto il tiro incrociato del premier e dei peones, le priorità sono altre. Ieri, poco prima che Giulio Tremonti si incontrasse con Gianfranco Fini, fonti parlamentari davano per certo un intervento sull’Irap del valore di circa 1 miliardo e mezzo, da decidere solo dopo la verifica dell’andamento dello scudo fiscale.
Dunque, in Senato è probabile una blindatura. Resta incomprensibile l’uso di una «una tantum» per finanziare uno sgravio fiscale. Ma tant’è: ormai si aspettano soltanto i soldi degli evasori. Su quelli si profila battaglia. Se è vero che le risorse mancano, la manovra torna comunque utile per accelerare su futuribili disegni di potere. È il caso della Difesa Spa, la nuova società che dovrà gestire «beni, servizi e prestazioni» dei militari italiani. «Abbiamo trattato per dieci mesi e fino a una settimana fa con il governo su questo disegno di legge, e oggi ce lo ritroviamo infilato in Finanziaria con un blitz», spiega ancora Podda.
Per il quale quel testo presenta parecchi (troppi?) lati oscuri (non ultimo quello sulla commercializzazione dell’energia prodotta in aree militari). «Si privatizzano funzioni finora pubbliche – continua – senza che ci sia una chiara motivazione. Si parla di possibili utili da reinvestire nella Difesa,ma poi non si forniscono stime: non è stata fatta una cifra». Ma questo non è che un «dettaglio».
L’atto più allarmante è che di quella società non si conosce il perimetro effettivo: sarà il consiglio d’amministrazione (nominato dal ministro) a stabilire l’area d’azione nello Statuto. Insomma, sembra proprio una cambiale in bianco fornita su un piatto d’argento a un «gruppo scelto», che una volta entrato nella stanza dei bottoni agirà senza più controlli pubblici (pur essendo lo Stato l’azionista unico).
E il raggio d’azione della società non è affatto un dettaglio: se includerà l’area tecnico industriale, la Spa coinvolgerà i 5mila lavoratori impegnati negli arsenali, e i circa 8mila nell’area tecnica.
La Difesa ha 33mila dipendenti civili che potrebbero ritrovarsi dall’oggi al domani dipendenti della nuova Società. «Per finire, si prevede che gli utili vadano alla Spa, mentre i debiti verranno ripianati dallo Stato: è la solita storia italiana», commenta ancora l’esponente sindacale.
Che dire, poi, del fatto che la Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione) uscirebbe depotenziata, visto che la nuova Spa sarà una sorta di Consip-Difesa, per di più replicabile in qualsiasi ministero. Sarebbe di fatto un esproprio delle funzioni di spesa per beni e servizi, ora tutte accentrate al ministro dell’Economia.
Un altro smacco per Tremonti? Una cosa comunque è certa: per quell’emendamento la vita non è facile.
La Difesa punta a potenziarlo ancora, reinserendo la gestione degli immobili rimasta fuori nell’ultima versione.Mai malumori nella maggioranza si fanno già sentire.

Bianca Di Giovanni

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