La Ministra Carfagna e l’occupazione femminile – Comunicato stampa di Rosa Pavanelli Segretaria Nazionale FP CGIL

18 Luglio 2011

La Ministra Carfagna e l'occupazione femminile – Comunicato stampa di Rosa Pavanelli Segretaria Nazionale FP CGIL

Il piano illustrato ieri dalla Ministra Carfagna per sostenere l’occupazione femminile denuncia una visione quanto meno contraddittoria con il titolo del suo ufficio: “Ministro per le Pari Opportunità”.

Infatti, alla constatazione che l’Italia è all’ultimo posto in Europa, con solo il 46% di donne occupate e che i loro stipendi sono anche di un quarto inferiori a quelli dei colleghi maschi, risponde con la proposta di un piano straordinario per aumentare gli asili nido e aumentare il part-time per le donne.

Geniale! Peccato che nella legge finanziaria in discussione (o meglio sottratta alla discussione) in Parlamento non vi sia un solo euro per l’aumento degli asili nido. Anzi, il taglio dei trasferimenti agli enti locali comporterà dal 2009 una drastica chiusura dei servizi per i cittadini ed è facile prevedere che proprio gli asili nido, per la loro natura di servizio a domanda individuale, saranno i primi ad essere colpiti.

Inoltre il licenziamento di lavoratrici e lavoratori precari, a partire dal 1° luglio 2009, disposto dal Ministro Brunetta con la legge 133/08 riguarderà in larga misura i servizi all’infanzia se è vero, come tra gli altri ha affermato il Sindaco di Roma Alemanno, che la metà degli asili nido della capitale funzionano solo grazie all’impegno dei precari.

L’aumento delle possibilità di part-time per le donne rappresenta la scelta di una vera e propria condanna alla subordinazione economica e sociale delle donne italiane, in netto contrasto con la realtà di tutti gli altri paesi europei e degli obiettivi fissati dall’Unione Europea nell’Agenda di Lisbona.

E’, infatti, noto che il part-time è una delle cause fondamentali della discriminazione salariale tra uomini e donne, perché confina queste ultime nelle attività meno qualificate e costituisce un ostacolo al loro crescita professionale e, quindi, allo sviluppo della loro carriera determinando un danno economico permanente, come, per altro, anche la defiscalizzazione degli straordinari sta già dimostrando.

La scelta del part-time quale strumento per conciliare l’attività lavorativa e il lavoro di cura denuncia infine la volontà di condannare le donne sempre più nel chiuso delle mura domestiche, tanto più se si considerano i pensanti tagli all’occupazione e alle risorse dei servizi pubblici che dai prossimi mesi comporteranno l’inaccettabile aumento del lavoro familiare a carico delle donne.

Se è vero, come la Ministra afferma, che portando a parità con quello maschile il tasso dell’occupazione femminile il PIL aumenterebbe di 260 miliardi di euro, ben altre misure vanno adottate!

Aumentare il finanziamento e l’occupazione dei servizi pubblici; garantire rinnovi contrattuali e interventi fiscali che impediscano la discriminazione salariale; ampliare, anziché ridurre come il governo sta facendo, le opportunità perché donne e uomini possano condividere il lavoro di cura estendendo la possibilità di utilizzo dei permessi previsti dalla legge 56 e dalla legge 104 per assistere i figli e i familiari in stato di bisogno.

Solo così l’occupazione delle donne può aumentare e con essa si dà una prospettiva alla crescita economica del Paese. Solo così si realizza la vera parità che è, al tempo stesso, indice di un accresciuto grado di civiltà. E la società italiana ne ha davvero bisogno.

Roma, 6 novembre 2008

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