Progetto DAP Polizia penitenziaria negli UEPE – I Motivi del nostro dissenso.
Alle Segreterie regionali e territoriali Fp Cgil
Ai delegati ed iscritti Fp Cgil Polizia penitenziaria
Nei giorni scorsi il DAP ha presentato alle OO.SS. una bozza di Decreto Ministeriale avente per oggetto “l’intervento della Polizia penitenziaria nell’Esecuzione penale esterna”. Progetto sul quale l’amministrazione ha già convocato un tavolo di confronto fissato per il prossimo 14 Maggio.
Sull’ipotesi prospettata, stante l’attuale precaria condizione vissuta dai lavoratori in pressoché tutti gli Istituti e Servizi penitenziari, il giudizio della nostra organizzazione non può che essere negativo, nella forma e nel merito. Proveremo a spiegare sinteticamente il perché di questo giudizio. Si tratta – a nostro parere – di un progetto approssimativo, incoerente e confuso perché sostanzialmente:
* Interviene su un’attività – quella dell’esecuzione penale esterna – che nei prossimi mesi sarà attraversata da profondi processi di riorganizzazione, sia per l’attuazione della legge Meduri (si aspetta un nuovo regolamento di funzionamento), sia per le disposizioni contenute nella legge finanziaria 2007 (decreto di riorganizzazione dell’Amministrazione penitenziaria);
* non tiene conto sia delle modifiche al codice penale che saranno apportate dalla Commissione Pisapia, che delle iniziative già formalmente assunte dal Ministro Mastella per l’introduzione di nuove misure penali quali, ad esempio, la messa alla prova;
* è normativamente debole e lascia prefigurare, fin dalle premesse, il rischio di una sua facile impugnazione da parte delle altre Amministrazioni, oggi deputate al controllo delle misure alternative.
Ma soprattutto, è un progetto che, al di là delle per noi legittime e condivisibili aspirazioni professionali del personale interessato, aggrava pesantemente le condizioni di vita e di lavoro degli operatori della Polizia penitenziaria negli Istituti e Servizi penitenziari, rese peraltro già estremamente difficoltose dalla forte carenza di personale – soprattutto nelle sedi del centro nord del Paese – e della scarsità delle risorse a disposizione.
Sotto questo profilo si tratta – a giudizio della scrivente O.S. – di un progetto:
* i cui sacrifici ricadrebbero interamente, come già per l’assunzione del Servizio Traduzioni e Piantonamenti nel 1995, sugli operatori della Polizia penitenziaria che operano all’interno degli Istituti e Servizi penitenziari. Nessun progetto di aumento dell’organico della Polizia penitenziaria, nessun concorso pubblico, soltanto la precisa volontà di sottrarre centinaia e centinai di poliziotti penitenziari dai servizi di istituto, già gravemente offesi da quelle politiche clientelari e irrazionali che nel passato hanno consentito ad una larga parte di questi di essere destinati a compiti non istituzionali. Con questa ipotesi, chi resterà a lavorare negli Istituti e Servizi penitenziari resterà sempre più solo, e con condizioni di lavoro ancora meno rispettose dei diritti contrattuali: più turni di lavoro, più posti di servizio, meno tutele, meno sicurezza, meno ferie e meno riposi;
* che riapre una sacca enorme di possibili, prevedibili favoritismi. Sarebbe inevitabile la rincorsa – purtroppo già vissuta nel passato – alla creazione di un consenso governato con i soliti meccanismi e personaggi. Per essere ancora più chiari: secondo noi, ci saranno centinaia di posti offerti agli amici degli amici e negati a chi amici non ha;
* nel quale, l’attività prevista per la Polizia penitenziaria è sminuita nel ruolo e nelle funzioni, finanche rispetto a quella oggi svolta dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, che assicurano questo servizio senza limitazioni territoriali e in una visione di autonomia rispetto alla magistratura di sorveglianza; il progetto, invece, propone l’offensiva limitazione delle attività di controllo della Polizia penitenziaria al solo ambito comunale e ciò, perché, così l’amministrazione “risparmia” – tra l’altro – finanche sull’indennità di missione dovuta ai poliziotti penitenziari per tale servizio;
* che, aggiunto alle disastrose esperienze maturate con il GOM, smaschera una politica di gestione della Polizia penitenziaria che continua a non volersi occupare del lavoro negli Istituti e Servizi penitenziari, delle situazioni di degrado in cui operano i poliziotti penitenziari, dei diritti loro negati, della qualità del proprio lavoro, dei loro trattamenti ordinamentali, giuridici ed economici, fortemente squilibrati rispetto a quelli dei loro colleghi impiegati nei ruoli corrispondenti delle altre Forze di Polizia.
Sarà per noi, e non mancheremo di denunciarlo il prossimo 14 maggio, un vero e proprio gioco al massacro, un ulteriore bidone che si vuole tirare alla Polizia penitenziaria, alla quale demagogicamente si prova ad offrire un elemento di distrazione dalla sua condizione lavorativa e professionale solo per fuorviarne la coscienza. E a che prezzo!
Vogliamo peraltro affermare subito, anche per sgombrare il campo da false interpretazioni e inutili tentativi di strumentalizzazione sindacale, che non siamo affatto contrari ad un progetto di riorganizzazione complessiva dell’area penale esterna che apra nel futuro a prospettive diverse da quelle attuali per la Polizia penitenziaria.
Ben diverse da oggi, però, dovranno essere le condizioni che permettano di accompagnare questo nuovo impegno!
Ciò che ci vede fortemente contrari e determinati nel tentare di superare la proposta avanzata dai vertici del DAP, è che tutto ciò venga proposto senza un preventivo confronto sull’esigenza, con approssimazione, senza alcuna risorsa aggiuntiva e, soprattutto, che a pagare il conto salato di questo nuovo servizio siano i soliti sfortunati poliziotti che operano negli Istituti e Servizi penitenziari.
Per questo, inviteremo il DAP ad un momento di riflessione ulteriore, per arrivare ad un progetto organico, sostenibile dal punto di vista normativo, compatibile nelle risorse indispensabili e, soprattutto fattibile; un progetto, insomma, che non mandi allo sbaraglio la Polizia penitenziaria e che non diminuisca la già precaria condizione di vita e di lavoro degli uomini e delle donne che operano negli Istituti ma che, al contrario, ne valorizzi appieno la professionalità di cui già oggi è dotato.
Rivendicheremo con forza un’inversione delle priorità che il Ministro Mastella sembra aver unilateralmente definito: si deve ricominciare ad intervenire, con un piano straordinario di investimenti, proprio laddove si sostanzia la maggiore difficoltà degli operatori che lavorano in prima linea, ovvero sugli organici della Polizia penitenziaria, sulle dotazioni di sede, sulla formazione professionale, sulle risorse destinate a compensare il servizio di missione e il lavoro straordinario, sui mezzi e gli strumenti necessari all’espletamento in sicurezza dei compiti loro affidati, negli istituti, nelle sezioni detentive, nei reparti operativi e presso i Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, ma anche sul Riordino delle Carriere e sulle intollerabili sperequazioni ordinamentali, giuridiche ed economiche in atto nel Comparto Sicurezza tra il personale di Polizia penitenziaria e quello delle altre Forze di Polizia.
Sono queste le priorità da affrontare subito e avviare a soluzione per la FP CGIL, perché coinvolgono direttamente i poliziotti penitenziari, i loro interessi, il loro difficile lavoro quotidiano, la famiglia, i diritti già oggi sovente messi terribilmente in discussione.
Allo stato attuale e, soprattutto, alle condizioni di estremo disagio operativo in cui oggi sono spesso costretti a lavorare i poliziotti penitenziari negli Istituti e Servizi (già 43000 i detenuti ristretti), non si può pensare di rispondere con l’imposizione di ulteriori insostenibili carichi di lavoro. Chi li dovrà garantire, visto che non ci saranno assunzioni, e risorse aggiuntive, a disposizione, se non i soliti pochi che rimarranno a lavorare negli Istituti, magari rinunciando completamente a riposi e ferie, esattamente come 15 anni fa?
Il Ministro Mastella dovrebbe, invece, dopo aver contribuito a trovare la soluzione per le questioni che oggi affliggono il personale di Polizia penitenziaria, farsi carico della situazione e imporre al Governo di assumere tutto il personale necessario, ottenere dal medesimo gli stanziamenti economici necessari a supportare una così dispendiosa attività, ad acquistare i mezzi e gli strumenti necessari per il servizio, a garantire per il pagamento puntuale di missioni, straordinari e quant’altro, a formare il personale e garantire pari opportunità per tutti, e solo dopo si potrà parlare del legittimo impiego del personale di Polizia penitenziaria presso gli UEPE.
Fino ad allora, però, pensiamo a migliorare le condizioni di lavoro di chi oggi già è costretto a fare 10 ore di servizio in pessime condizioni operative, addirittura in doppi turni, in strutture vecchie ed obsolete, spesso rinunciando ai propri diritti e alla propria vita privata.
Questo crediamo sia oggi il tema centrale della discussione.
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL Polizia penitenziaria
Francesco Quinti
Roma, 24.04.2007