La sicurezza è una priorità, ma servono stanziamenti, non ronde. – Comunicato stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

18 Luglio 2011

La sicurezza è una priorità, ma servono stanziamenti, non ronde. – Comunicato stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

I gravi fatti di cronaca verificatisi nelle ultime settimane, avrebbero dovuto suggerire al Governo l’elaborazione di profonde riflessioni sullo stato, l’efficienza e l’efficacia dell’apparato di sicurezza del Paese, a partire dalla valutazione dei risultati conseguiti con le scelte legislative e le politiche di disinvestimento imposte al settore.

Il Governo ha dapprima fatto ricorso all’utilizzo strumentale e politico dell’esercito, costoso e professionalmente inadeguato, per inviare segnali tranquillizzanti ad un’opinione pubblica allarmata. Oggi, sulla spinta dell’emotività, proietta la sua ricetta sulle ronde dei cittadini, finanziate nell’ambito dei 100 milioni previsti dal decreto sulla sicurezza n. 11 del 23 febbraio.

E’ paradossale: da un lato il Governo ridurrà gli organici di 18.000 unità in 5anni, di cui 6.000 in forze alla Polizia penitenziaria, tagliando oltre 1,5 miliardi di euro di risorse, con pesantissimi riflessi sull’attività di prevenzione e indagine, oltre che sulla tenuta del sistema penitenziario nazionale, sottoposto ad un taglio di circa 160 milioni di euro e ad un insostenibile stress da sovraffollamento (circa 60.000 presenze in carcere, con un trend di mille ingressi al mese difficilmente arginabile); dall’altro si asseconda un’idea di sicurezza che non offre garanzie sul terreno dell’imparzialità e della professionalità, nel perseguimento di una pratica “fai da te” che rischia di ampliare gli episodi di violenza e di seppellire lo ” Stato di Diritto”. Alla fine la proposta è quella delle “ronde”, una proposta indegna di un Paese civile e democratico.

Ma lo Stato, a cui la carta costituzionale affida il compito di proteggere la collettività, dov’è?

La sicurezza dei cittadini deve essere garantita dal Governo del Paese, dal suo apparato di sicurezza, da uno Stato di diritto che conti sul potere deterrente di un ordinamento giuridico fondato sui valori di democrazia contemplati dalla Costituzione, sull’attività di prevenzione, di indagine e contrasto alla criminalità, sulla certezza della pena, sul corretto funzionamento dei circuiti di pena differenziati a seconda della gravità dei reati commessi, sul rispetto della condizione umana delle persone detenute. Per fare questo, è necessario dare coerenza ed organicità agli interventi, sia sul versante civile, che giuridico ed amministrativo.

Occorre soprattutto incrementare gli organici delle forze di Polizia, in particolare quelli della Polizia penitenziaria negli istituti di pena, aumentare gli stanziamenti, i mezzi e gli strumenti necessari ad assicurarne la funzionalità. Servono scelte meno orientate alla propaganda e più aderenti alla realtà ed ai bisogni dalla collettività.

Lo Stato si assuma le proprie responsabilità ed investa le risorse economiche necessarie a garantire che la sicurezza non sia solo utilizzata come strumento di propaganda, ma coerentemente praticata da coloro che per professionalità e addestramento sono pienamente in grado di garantirla.

Auspichiamo che il Presidente della Repubblica, il Governo, il Parlamento e tutte le istituzioni coinvolte, ascoltino questo grido di allarme. Il rischio che da più parti si avverte è di consegnare alla società un’idea di sicurezza gridata, autarchica e debole, che alimenta la percezione di insicurezza che già vive nelle persone, che induce a pensare che lo Stato non sia in grado di corrispondere alle esigenze dei cittadini, e che dimostri limiti nell’imporre il rispetto delle regole che garantiscono la normale convivenza civile.

Roma, 3 Marzo 2009

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto