Lavoro – Linee per la contrattazione integrativa

18 Luglio 2011

Accordi

Linee per la contrattazione integrativa

Il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo di Lavoro, che nelle singole amministrazioni statali ha caratterizzato il rapporto di lavoro nell’ultimo quadriennio, racchiude in nuce, a nostro avviso, gli elementi portanti in grado di consentire alla pubblica amministrazione di riprendere un ruolo centrale nella vita del Paese e di affermare standard di qualità elevati nell’erogazione dei propri servizi.
La funzione centrale del CCNI – quella di integrare il quadro di diritti, di tutele e di garanzie offerto dal CCNL – trova un valore aggiunto nel rapporto sinergico con l’affermazione dei principi di efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa.
Cos’è che rende realmente efficace ed efficiente la pubblica amministrazione? Certamente – e prima di tutto – la volontà politica di investire in un settore che negli ultimi anni sta subendo dei colpi formidabili e micidiali. Il “furore razionalizzatore” che ha investito la pubblica amministrazione (funzioni, organizzazione, esternalizzazioni, dismissioni, trasferimenti agli enti locali) ha mal dissimulato l’obiettivo politico di trasformare la filosofia che ha informato di sé, nel bene e nel male, il ruolo del “pubblico”negli ultimi decenni.
Quella che si sta cercando di plasmare è una pubblica amministrazione “leggera”, quando non svuotata, che rischia di non assolvere più al proprio ruolo di garanzia, di tutela dei cittadini, cedendo al privato – e quindi alla libera concorrenza, al libero mercato – porzioni consistenti di funzioni e competenze.
Quanto poi il mercato sia in condizioni di farsi garante degli interessi dei cittadini è, purtroppo, storia recente.
Noi, diversamente, riteniamo che la pubblica amministrazione, oggi più che mai, debba assumere un ruolo centrale nella vita del Paese. Attraverso le sue strutture e le sue ramificazioni territoriali essa giunge a tutti i cittadini, garantendo agli stessi quei servizi che rendono concreto il principio di solidarietà e definiscono i diritti di cittadinanza.
Nel “Patto Sociale” che ogni società implicitamente sottoscrive, ciascuno di noi cede una porzione della propria libertà individuale alla collettività, per riceverne in cambio una libertà collettiva più grande e più forte.
Parimenti, quella porzione di libertà individuale che ciascun cittadino cede allo Stato, viene restituita nella sua universalità, attraverso quei servizi e quei diritti che lo stato deve garantire (diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, solo per citare alcuni esempi).
Ecco allora che il “lavoratore pubblico”, nell’accezione più ampia del termine, diventa l’incarnazione della esigibilità di un diritto, di un servizio collettivo e come tale depositario di una responsabilità aggiuntiva nei confronti di ciascun cittadino (utente).
Per queste ragioni è assolutamente necessario riconciliare l’immagine del pubblico dipendente con quella di uno stato vicino alle esigenze di tutti, ma ancor di più a quelle di coloro che hanno maggiori necessità e bisogni, facendo giustizia dell’immagine oleografica del lavoratore pubblico che ingenerosamente ci è stata consegnata.
La contrattazione integrativa – là dove fornita di strumenti e risorse adeguati – può diventare l’elemento di valore della contrattazione nazionale, in quanto capace di coniugare l’incentivazione economica dei lavoratori all’erogazione di servizi qualitativamente migliori.
Noi, per raggiungere lo scopo, faremo la nostra parte, consapevoli delle difficoltà e della necessità di investire in un settore dove, viceversa, si sta cercando demagogicamente di risparmiare.
Consapevoli, inoltre, della necessità di diffondere quegli esempi di eccellenza che pure la pubblica amministrazione conosce, trasformando, in qualche caso, anche la cultura stessa del lavoratore pubblico, rendendolo sempre più partecipe delle scelte che lo coinvolgono, puntando sempre alla condivisione degli obiettivi che lo stesso sindacato si propone.
Proprio per questi motivi il nuovo contratto integrativo che ci accingiamo a discutere deve necessariamente affrontare le questioni irrisolte nella precedente definizione, individuare e sottolineare i recenti mutamenti che hanno coinvolto la nostra e le altre pubbliche amministrazioni, contenere soluzioni che valorizzino il lavoro pubblico restituendo professionalità e motivazione al personale interessato e servizi di qualità per i cittadini destinatari di tali servizi.
Oggi più che mai è quindi utile rafforzare il valore del sindacato e la funzione che è chiamato a svolgere, in particolare negli aspetti di tutela dei diritti dei lavoratori e nel principio di solidarietà tra gli stessi. Il richiamo è particolarmente necessario in un momento come questo, che vede profondi mutamenti nel mercato del lavoro e più in generale in tutto il sistema che regola l’assetto economico, produttivo e sociale del nostro paese e nel quale è indubbiamente coinvolta tutta la pubblica amministrazione.
L’apertura alle società esterne per lo svolgimento del lavoro amministrativo, che vede dipendenti pubblici e lavoratori di imprese private svolgere lo stesso lavoro con regimi di trattamento economico, previdenziale e di tutela dei diritti differenziati, così come l’utilizzo di molteplici forme contrattuali, che hanno come comune caratteristica l’estrema flessibilità e la precarietà (a tempo determinato, co.co.co., interinale, stagista..), stanno facendo perdere le caratteristiche intrinseche del lavoro pubblico, mettendo in discussione, sulla materia, i principi fondamentali garantiti dal nostro ordinamento.
In questa prospettiva, è dunque necessario considerare – discuteremo in che modo e in che misura – anche la situazione di tali «colleghi».
La predisposizione del nuovo contratto integrativo dovrà tener conto del disegno politico che riguarda questo ministero e che dovrà essere delineato e reso noto quanto prima, definendo ed indicando chiaramente funzioni e competenze.
Pertanto, in considerazione dell’importanza del lavoro pubblico nella vita di ogni cittadino, e del ruolo sociale e politico che il Ministero del lavoro svolge nel paese, si ritiene necessaria una maggiore ricerca della qualità del servizio che non può prescindere dalla realizzazione di:

a) Una diversa e migliore organizzazione del lavoro.
b) Dalla valorizzazione delle professionalità che lo svolgono.

Il nuovo contratto non può prescindere dalla riorganizzazione dell’amministrazione più, volte annunciata, ma non ancora presentata (se non nella forma asfittica della sola Amministrazione centrale) e dalla articolazione delle competenze e della operatività, anche a livello locale, delle materie relative alle politiche sociali, dalla definizione dei ruoli e delle funzioni degli U.T.G. rispetto alle sedi locali dell’Amministrazione del lavoro.
Riguardo al secondo aspetto, risulta centrale la definizione di nuove dotazioni organiche in grado di offrire una risposta, dal punto di vista funzionale, alle necessità dell’Amministrazione ed una prospettiva, dal punto di vista professionale, a tutti i lavoratori.

Si dovrà pertanto prevedere:

  • La realizzazione di percorsi di riqualificazione per il personale che non ha avuto tale opportunità nella tornata precedente;
  • Trovare soluzioni per il personale dell’area B che ha visto finora fortemente limitata la possibilità di passaggio all’area C;
  • Valorizzare le professionalità, incentivare la motivazione del personale in posizione C2, in possesso di laurea e titoli culturali e professionali (vedi anche reclutamento attraverso i corsi della SSPA);
  • Riconoscere particolari professionalità (alte professionalità) definendole e realizzandone il riconoscimento sia riguardo al profilo economico che allo sviluppo di carriera.
  • Individuazione di nuove figure professionali adeguate ai nuovi compiti assegnati all’amministrazione, in relazione alle attività svolte per le politiche sociali, alle attività inerenti la conciliazione e la certificazione, al settore comunicazione, etc. e trovare il giusto spazio per talune professionalità presenti ed attualmente sottoutilizzate (come ad esempio gli assistenti sociali).

Tra gli altri aspetti di particolare rilievo si deve definire, una volta per tutte, la questione relativa allo svolgimento delle mansioni superiori, anche in considerazione della problematicità relativa alla loro valutazione ai fini dei percorsi di riqualificazione.
E’ poi da riesaminare la problematica relativa all’attribuzione delle posizioni economiche super. E’ necessario, a tale proposito, una semplificazione delle procedure di assegnazione, sia per quanto attiene alla partecipazione che allo scorrimento delle graduatorie.
Condizione indispensabile per garantire livelli di servizi adeguati alle esigenze dell’utenza e restituire maggiore consapevolezza al personale nello svolgimento del ruolo ricoperto è la programmazione di una efficace attività formativa che deve essere:
prevista per tutti i profili; attinente alla attività svolta; accessibile a tutti, anche attraverso sistemi di rotazione, con particolare riguardo per le pari opportunità; accuratamente pianificata e programmata, in modo da realizzare un disegno strategico preciso; concordata con le organizzazioni sindacali; verificabile, per la valutazione dell’efficacia e del migliore utilizzo delle risorse.
Il lavoro che ci aspetta – di stesura di una piattaforma unitaria – sarà particolarmente complesso e delicato, in considerazione anche di un’applicazione ancora agli inizi del contratto integrativo scaduto, e proprio per queste ragioni dovrà essere condiviso pienamente dalla maggioranza dei lavoratori interessati.
Per questi motivi, la FP CGIL assume l’impegno vincolante di portare la piattaforma unitaria, prima, ed il contratto definitivo poi alla consultazione formale di tutti i lavoratori e là dove è possibile, ad un vero e proprio referendum.

 
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