Lettera al Capo Dipartimento sulla situazione del Tribunale di Latina

18 Luglio 2011

Lettera al Capo Dipartimento sulla situazione del Tribunale di Latina

Roma, 13 giugno 2007

Al Capo Dipartimento Organizzazione Giudiziaria
Ministero della Giustizia
Dottor Claudio Castelli

Al Direttore Generale del personale e della formazione
Ministero della giustizia
Dottoressa Carolina Fontecchia

E p.c. Al Presidente del Tribunale di Latina
Dottor Bruno Raponi

La presente per segnalarvi la situazione particolarmente originale che si sta verificando presso il Tribunale di Latina .
La nostra organizzazione in virtù di una violazione contrattuale da parte dell’amministrazione del Tribunale di Latina che non si è riusciti a comporre col negoziato si è vista costretta a presentare un ricorso al giudice del lavoro per comportamento antisindacale.
Fin qui, quasi nulla di nuovo, purtroppo in molti uffici giudiziari come più volte segnalatovi, si incontrano difficoltà nelle relazioni sindacali.
Siamo sicuri che l’amministrazione centrale faccia del suo meglio per evitare il proliferare del contenzioso e in questo spirito deve essere letta questa nota.
Infatti i dirigenti periferici, lo vogliate o no, rappresentano l’immagine del Ministero nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che quotidianamente prestano la loro opera negli uffici giudiziari.
Ora non possiamo credere che la vostra immagine possa essere confusa con l’azione da spedizioniere di disdette sindacali effettuate da un dirigente. Eppure proprio questo è successo. Il dirigente del Tribunale di Latina avuta notizia della nostra azione giudiziaria, ha avuto la bella idea di trasmettere alla nostra struttura provinciale, la disdetta di iscrizione sindacale di alcuni nostri iscritti, come se la procedura o la normativa prevedessero tale gentile attività.
Ora, ognuno è libero di disdire la propria adesione ad un sindacato ma è pacifico che l’amministrazione non può e non deve mettersi in mezzo a tale manifestazione di volontà, infatti nessuna amministrazione della Repubblica Italiana si presta a tale attività e sia detto per inciso, non lo fanno neanche i privati datori di lavoro.
La dirigente però, non contenta dell’ attività di spedizioniere di disdette sindacali, promuove o assiste all’attivazione di un movimento che, partendo dalla propria segreteria invita in forma scritta e in alcuni casi convocandoli, i lavoratori e le lavoratrici a firmare un documento a sostegno della dirigente medesima.
Quando si ricorre al giudice è evidente che le altre strade sono state precluse, chi è chiamato in causa può difendersi nelle sedi e nelle forme opportune, certamente non può utilizzare o far utilizzare i locali e i mezzi dell’amministrazione per convincere i lavoratori a sostenere una tesi che dovrebbe essere fatta valere in giudizio.
Si capisce che si è varcata la soglia di una normale dialettica sindacale.
Queste azioni certamente non appartengono ad una amministrazione pubblica che veda nel sistema delle regole dettato dai contratti una risorsa e non un intralcio e ci permettiamo neanche al vostro stile, quindi vi chiediamo un intervento urgente che ristabilisca la civiltà delle relazioni al Tribunale di Latina.

Per FP CGIL Funzioni Centrali
Cosimo Arnone

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