Lettera al Direttore del “Corriere della Sera” del 1 dicembre 2007

18 Luglio 2011

Lettera al Direttore del "Corriere della Sera" del 1 dicembre 2007

Al Sig. Direttore
del “Corriere della Sera”

OGGETTO: Articolo del 01 dicembre 2007 sui dipendenti Doganali. Precisazioni.

Egr. Direttore,
Come CGIL/FP riteniamo l’articolo apparso in data 01.12.2007, avente per oggetto il CCNI dell’Agenzia delle Dogane, del tutto sconcertante.
Non ci meraviglia tanto il fatto che il Corriere della Sera partecipi al linciaggio dei dipendenti pubblici, gioco ormai diventato di moda da molto tempo, ci meraviglia piuttosto che una testata giornalistica di una così grande autorevolezza ed importanza, fondi la sua analisi sulla lettura di un testo contrattuale e non sulle condizioni di lavoro e di disagio della categoria a cui si riferisce.
Se i giornalisti che hanno redatto l’articolo, oltre a leggere con diligenza la Preintesa del CCNI delle Dogane, avessero monitorato le condizioni di lavoro in molti dei siti in cui operano i dipendenti doganali, certamente non sarebbero stati così frettolosi nel giudizio.
Dalla lettura dell’articolo appare che non è ben chiara ai giornalisti quale sia la “mission” dei lavoratori doganali, eppure stiamo parlando di lavoratori che con il loro operato stanno in questi mesi contribuendo ad aumentare il cosiddetto “tesoretto fiscale”, e comunque, proprio per la tipicità di essere il primo organo di controllo dell’Unione Europea all’entrata e l’ultimo in uscita delle merci, persone e veicoli, sono certamente in prima linea nella lotta alle frodi fiscali, alla contraffazione, alla tutela della sicurezza sui prodotti e alla salute pubblica, alla tutela del Made in Italy, ecc… nonché impegnati spesso in operazioni di Polizia Giudiziaria al fianco delle varie Procure italiane ed in collaborazione con tutte le altre Forze dell’ordine.
Infatti le condizioni di disagio in cui operano molti dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e gli orari a cui sono sottoposti, in quanto strettamente connessi alla dinamica dei traffici commerciali, sono noti.
Per questo sarebbe bastata una rilevazione dei traffici presso i grandi scali aeroportuali e i principali Porti italiani, nonchè ai valichi di confine terrestre, per rendersi conto delle effettive difficoltà del lavoro doganale.
Se a questo si aggiunge il continuo taglio alla spesa che viene operato di anno in anno in tutta la P.A. ci si renderebbe conto di quanto sia difficile operare con efficacia ed efficienza per contrastare nell’ambito doganale le frodi in genere.
Eppure i dipendenti riescono a raggiungere straordinari risultati malgrado una pianta organica altamente inferiore a quella necessaria (circa 3000 unità in meno su quasi 13.000 previste).
E’ certo che sbatterli in un articolo di giornale, irridendo su 50 centesimi in più o meno all’ora, ci sembra del tutto irriverente verso lavoratrici e lavoratori che svolgono una delle attività pubbliche di maggior rilievo del “Sistema Paese”.
In ultimo se i giornalisti che hanno redatto l’articolo avessero inoltre assunto l’iniziativa di fare i conti in tasca ai dipendenti doganali, si sarebbero purtroppo resi conto che questi sono tutt’altro che “nababbi” e che le differenziazioni di salario accessorio rispetto ad altri dipendenti pubblici sono del tutto giustificate dalla atipicità dell’attività doganale.
Si ricorda infatti che proprio per l’attività di specifico controllo previsto dall’Unione Europea e per la connessione alle esigenze dei tempi del commercio internazionale, i lavoratori doganali hanno l’obbligo di rendere un servizio all’utenza che varia tra le 10 ore e le 24 ore giornaliere, sabati, domenica e festivi compresi, spesso in luoghi altroché decorosi ed all’aperto, con annessa una responsabilità personale collegata, data la velocità dei traffici, a veri e propri pericoli tributari ed extratributari che ricadono di conseguenza sui cittadini tutti.
Ovviamente stiamo parlando di emolumenti molto, molto, molto al di sotto di alcuni Funzionari di categorie private, esageratamente al di sotto delle categorie dei Professionisti italiani, e non ultimo anche molto, molto, al di sotto di quello percepito dai giornalisti di professione.
Naturalmente ci auguriamo che le nostre riflessioni siano prese nella giusta considerazione e, con la responsabilità che ci ha sempre contraddistinto, come CGIL/FP, rimaniamo sempre a disposizione per ulteriori informazioni qualora il vostro giornale, e ce lo auguriamo, fosse interessato ad intraprendere una analisi più approfondita delle condizioni del lavoro doganale in genere.
Si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.
01 dicembre 2007

Il Coordinatore Nazionale CGIL/FP
Agenzia delle Dogane

Pastorino Giovanni

 


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