Lettera aperta a Roberto Saviano: di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

18 Luglio 2011

Lettera aperta a Roberto Saviano: di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

 
Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato stampa

Cin Cin caro Roberto

Il nostro è un paese strano: un giorno ti disgusti per sentenze di Cassazione aggiustate grazie al legame tra mafia, massoneria, segmenti di istituzioni con relativi coinvolgimenti di “alte” figure, in questo caso Sant’Ignazio (incolpevole, ne sono sicuro) per perdonare anime che hanno peccato, ma che essendo rubricate alla voce: devoti, meritano clemenza.
 
Una vergogna, insomma. Il giorno dopo una sentenza che in appello conferma sedici ergastoli a sandokan (s minuscola per rispetto dei Tigrotti) e la banda dei casalesi che testimonia la capacità dello Stato di dare segnali nella giusta direzione.
 
Orgoglio per la condanna, amarezza per quel sale che penetra nella ferita della realtà.

Quella sentenza è una lezione per gli imprenditori, per le istituzioni, per la politica, per tutti noi.

Camilleri assume la metafora della “Linea della palma” per evidenziare come la “cultura paramafiosa” non è isolabile a sud di Roma e che il suo sviluppo, laddove non arrestato, se pur lentamente (alla palma occorre un anno per fare cinquecento metri) arriva, e cambia quel territorio perché è insaziabile di denaro e di potere. Ama la teatralità hollywoodiana, ma allo stesso tempo si è fatta imprenditrice. Il “malvagio” opera sopratutto in economia e nella finanza e nella globalizzazione dalle regole deboli, trionfa, si allea e cerca consenso come dimostrano quei veleni in direzione nord-sud che hanno devastato terre di agricoltura e mozzarelle e che ha reso il re nudo. Il sistema è invasivo.

E’ quello che tu hai efficacemente testimoniato, è quello che diciamo in molti: l’illegalità è un fenomeno endemico ed è il primo gradino che porta alla rottura del senso dello Stato. Ad essa bisogna contrapporre la cultura della responsabilità in tutti i settori della vita del nostro paese, anche nelle piccole cose, non è tempo di ricerca del perdono, né per se stessi, né per conto terzi. Si tratta di ripulirsi la faccia, non di porgere l’altra guancia.

Ma oggi è giornata di spumante, cin cin caro Roberto.

20, giugno 2008

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