Lettera aperta agli iscritti FP CGIL, alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Agenzia delle Entrate della Toscana – di Santi Bartuccio FP CGIL Toscana

18 Luglio 2011

Lettera aperta agli iscritti FP CGIL, alle lavoratrici e ai lavoratori dell'Agenzia delle Entrate della Toscana – di Santi Bartuccio FP CGIL Toscana

 
 
IERI, OGGI, DOMANI:   DALLE “PROGRESSIONI ECONOMICHE”  ALLE “PROMOZIONI”

I recenti incontri di contrattazione integrativa che si sono svolti a Roma impongono in primo luogo una informazione su quanto accaduto, in secondo luogo una riflessione collettiva sul tema “dove va l’Agenzia delle Entrate?”
Questi argomenti non possono non interessare chi in questa amministrazione passa e/o passerà gran parte della propria vita lavorativa e, forse, intende realizzare in Agenzia le proprie legittime aspirazioni di “carriera”.

Quanto accaduto nell’incontro del 22 dicembre scorso è molto grave.

I fatti.

Oramai da tempo era in corso a Roma una trattativa sulla prosecuzione dei percorsi di valorizzazione professionale, dentro le aree (avanzamenti solo economici) e fra le aree (con mutamento non solo della posizione economica ma anche di quella giuridica). I recenti provvedimenti legislativi approvati dal Governo (legge Brunetta e legge 150/2010 in particolare) hanno mutato profondamente il modello di relazioni sindacali esistente nel paese e hanno determinato in capo al “datore di lavoro pubblico” la esclusiva responsabilità dell’organizzazione del lavoro, compreso le sue ricadute sul personale, e ristretto alla mera informazione alle OO.SS. molte delle materie che prima erano soggette a contrattazione, consultazione, concertazione. Partendo da questi presupposti legislativi, contestati dalla CGIL e, al contrario, di fatto accettati dalle altre OO.SS. confederali, come conseguenza diretta degli accordi separati sul nuovo modello contrattuale, l’Agenzia ha proposto (imposto) al tavolo contrattuale un accordo sull’avanzamento dentro le aree dove i posti a disposizione erano prima 0 (zero), poi 4.000 (quattromila), poi 8000 (ottomila) e, infine, 12000 (dodicimila) su 32/33000 dipendenti.

Altra originalità proposta (imposta) dai vertici dell’Agenzia è stata la previsione che mentre 85% dei posti a disposizione fossero attribuiti sostanzialmente con 2 criteri, esperienza professionale e titolo di studio, il restante 15% venisse attribuito, di fatto, attraverso una “valutazione determinante” del dirigente.

Premesso che come CGIL non siamo pregiudizialmente contrari alla “valutazione”, riteniamo che quanto proposto (imposto) dall’Agenzia non fosse nemmeno lontanamente paragonabile a quanto previsto nel CCNL e nel CCNI in vigore, né tantomeno si avvicina ad un serio e credibile “processo valutativo” delle qualità professionali del dipendente (basta leggere la CECKLIST).

Esso si avvicina molto ad una decisione arbitraria, discrezionale e fortemente soggetta a scarsa trasparenza e, sostanzialmente, senza assunzione di responsabilità vera, reale, da parte di chi la agisce/determina.
In pratica, ora il 15 % del personale (limite successivamente abbassato al 10%), domani la percentuale che sarà proposta/imposta dall’amministrazione ( 20%, 25%, 40%, 70%, 100%) degli avanzamenti economici dentro le aree saranno determinati di fatto “discrezionalmente” dalla dirigenza.

Questo fatto, che va oltre la legge Brunetta, pone l’Agenzia delle Entrate alla testa di un nuovo modello di relazioni industriali dove le rappresentanze dei lavoratori saranno sempre più marginalizzate e i diritti e le regole sempre più affievoliti/ridotti.

Non riusciamo, inoltre, a capire, o meglio comprendiamo benissimo, la logica sindacale dei firmatari dell’accordo: si esce da un modello consolidato di regole e si entra nella giungla della “deregulation”, dove il sindacato e i lavoratori sono “corollario” di un sistema produttivo dove prevale la logica del “datore di lavoro”. Con l’anomalia che mentre nel privato la finalità è il profitto e i soldi, gli investimenti sono del “padrone”, nel pubblico la finalità è il “bene generale”, la prosperità di una nazione e, in aggiunta, c’è una funzione pubblica che ha obbiettivi terzi, di regolatore del sistema, in molti casi anche di legalità. In questo caso applicare la logica del privato, senza peraltro “responsabilità” vera in chi compie certe scelte sostanzialmente “discrezionali”, si rischia concretamente di sconfinare nell’arbitrio, in un sistema vischioso, scarsamente trasparente.

Tutto ciò in cambio di cosa?

Noi pensiamo che taluni non vogliano più essere sindacato che lotta per i diritti (i più malevoli pensano che non lo siano mai stati) ma che si vogliano ritagliare la funzione di sindacato erogatore di servizi.

Non ultimo c’è un disegno ben preciso e coerente, portato avanti dall’Agenzia, di “fidelizzazione dei quadri intermedi” che, a nostro giudizio comporta due effetti:

1. le carriere dei singoli saranno sempre più appannaggio dei dirigenti,
2. i lavoratori, per crescere professionalmente ed economicamente, dovranno sempre più essere legati alla logica del “padrone”, nel senso più negativo del termine, e saranno sempre meno valorizzati per la funzione che svolgono e per la qualità del lavoro prodotto.
Domani chi vorrà “fare carriera” dovrà entrare nelle grazie del dirigente di turno che, al contrario, di fatto, ad oggi, una volta entrato nella “categoria”, molto difficilmente risponderà, o dovrà rispondere, del proprio operato, al massimo avrà cambiato l’incarico. Se a tutto ciò aggiungiamo che oltre il 50% dei dirigenti sono “incaricati”, il cerchio si chiude.

Dagli avanzamenti economici, ora chiamati “promozioni”, alle posizioni organizzative, dagli incarichi di responsabilità agli “incarichi dirigenziali”, tutto dipende e sempre più dipenderà dalle scelte dei vertici della Agenzia, sostanzialmente senza regole sostanziali ed oggettive, né tantomeno condivise, che misurino in modo trasparente le qualità del dipendente.

Riteniamo tali fatti molto gravi e sintomo di un decadimento generale del sistema, dove sempre più vige la regola delle “cordate”, degli amici degli amici. Si mette su un modello che ha l’unico scopo di selezionare “ad libitum” i quadri intermedi e la dirigenza dell’Agenzia.
Potevamo dire : cosa ci interessa è solo il 10% delle promozioni, domani chi vivrà vedrà. Non è questo il nostro modo di pensare. Esistono anche le battaglie di principio, che hanno il pregio di cercare di fare argine ad una deriva sostanzialmente “autoritaria”, che comprime i diritti e limita le garanzie e, poi, tentare il rilancio.

Ci facciamo, infine, una domanda: perché la contro-proposta unitaria concordata fra CGIL CISL UIL e SALFI è stata rapidamente abbandonata quando l’Amministrazione al tavolo ha comunicato la sua indisponibilità a prenderla in considerazione? In altri tempi avremmo unitariamente aperto una vertenza e sostenuto le ragioni della proposta sindacale che, al contrario, è stata rapidamente abbandonata.

Nel merito dell’accordo firmato da CISL UIL e SALFI ribadiamo che diverse parti sono condivisibili e facevano parte anche della proposta sindacale unitaria.

In particolare l’idea di “unificare” istituti diversi , progressioni economiche e produttività, consentiva e consente di alzare per tutti il livello stipendiale, conseguito nel 2010, attraverso il principio dei “vasi comunicanti”, e poterlo così mantenere anche negli anni 2011, 2012 e 2013.
Sostanzialmente dal 2010 ci saranno due tipologie di dipendenti:
 
– la prima sarà composta dai lavoratori “promossi”, ai quali verrà aggiunto nello stipendio la differenza, se esistente, fra produttività 2010 astrattamente dovuta e aumento stipendiale percepito a seguito dell’avanzamento economico,
– la seconda sarà composta dai dipendenti che non conseguiranno la “promozione” e che avranno liquidata la produttività 2010 per intero.
Le differenze fra le due categorie di dipendenti sono evidenti; c’è l’effettivo “beneficio” che, comunque, tutti avranno una retribuzione complessiva nel 2010 comprensiva delle diverse voci stipendiali, alcuni più stabili (progressioni economiche) altri variabili (produttività); in entrambi i casi si creano i presupposti almeno per tentare di mantenere tali posizioni nel triennio di blocco contrattuale.

Sappiamo tutti, infine, che il programma triennale di completamento della procedura è solo un impegno (meglio di nulla), ma da trasformare in accordi e, visti i precedenti, nutriamo seri dubbi che tali accordi potranno essere migliorativi della situazione attuale. Anzi, l’amministrazione ha già espresso la volontà di aumentare la percentuale di “promozioni” sulla base della valutazione determinante del dirigente, proprio negli accordi che dovranno essere stipulati nel prossimo triennio, e nulla si dice, nel testo firmato, sul fatto che possano esser “promosse” le stesse persone precedentemente prescelte. In pratica non c’è nessuna garanzia che le progressioni si completeranno coinvolgendo tutti i dipendenti dell’Agenzia; obiettivo tanto più difficile da raggiungere in un quadro di profonda divisione sindacale, soprattutto sulle strade da percorrere.

Constatiamo che l’Agenzia non ha più alcun interesse a favorire una crescita generale della professionalità dei suoi dipendenti. Ha solo l’obiettivo di creare una “corte” di quadri intermedi “fedeli” per perseguire senza troppi “intralci” gli obiettivi fissati in convezione.
Ora, come FP CGIL, ci impegneremo a valutare, a tutti i livelli dell’organizzazione, a partire dai posti di lavoro, la situazione che si è venuta a creare con i recenti accordi e decidere, in primo luogo insieme ai lavoratori, la strada da perseguire e le iniziative da intraprendere.

Un saluto a tutte e a tutti, insieme con l’augurio di buone feste.

29 dicembre 2010
 
 

 
 
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