Lettera aperta di Antonio Crispi Segretario Nazionale FP CGIL: al Tavolo istituzionale per la definizione delle linee strategiche del piano casa

18 Luglio 2011

Lettera aperta di Antonio Crispi Segretario Nazionale FP CGIL: al Tavolo istituzionale per la definizione delle linee strategiche del piano casa

 
La riunione straordinaria della Conferenza Unificata che si è svolta il 25 marzo a Palazzo Chigi, con al centro la discussione sul piano di edilizia per il rilancio economico proposto dal governo, ha scongiurato la possibilità che il governo procedesse con un decreto in materia di politiche abitative ed ha istituito un tavolo tecnico-politico con gli enti locali. Le risultanze del tavolo tecnico avrà un riscontro in sede di Conferenza Unificata martedì 31 Marzo.

Congelato al momento il provvedimento straordinario sull’ edilizia e il bonus volumetrico, si apre un percorso istituzionale corretto e di garanzia democratica.

A questo tavolo che definirà i principali aspetti, sia tecnici che di competenza, la FP CGIL Nazionale sottopone i deliberati sintetici della Prima Conferenza Nazionale sulle politiche abitative.

La 1^ Conferenza Nazionale della Funzione Pubblica CGIL – La Casa come diritto, che si è svolta a Roma il 26 Febbraio ha recepito la richiesta da più parti avanzata circa la necessità di istituire un “tavolo di confronto” per la individuazione dei livelli essenziali per l’edilizia pubblica residenziale, e la definizione di un piano di edilizia pubblica.

Come evidenziato dai molteplici interventi nel nostro paese la questione casa risponde ad una vera e propria emergenza. Questa situazione se non adeguatamente governata può assumere contorni imprevedibili. La risposta a questa emergenza non può essere fumosa e tattica, come sembra essere quella proveniente dalle fila del Governo.

Prioritario per la FP CGIL e per il paese è invece un adeguato piano finanziario per la costruzione di case di edilizia pubblica ed economica per una gran mole di domanda assolutamente non compatibile con gli attuali prezzi di mercato (anche degli affitti).

La prima Conferenza ha tra l’altro recepito la richiesta avanzata dall’Anci, da SUNIA e SICET, per una proposta di modifica della Legge 431 che disciplina il mercato privato delle locazioni, fissando un tetto massimo di affitto a fronte di benefici fiscali”. Dalla Conferenza Nazionale è emerso chiaro e forte l’intento di voler contribuire con le Istituzioni preposte e con le forze parlamentari disponibili ad apportare concrete line di modifica al piano casa in discussione, al fine di dare risposta alla grave emergenza abitativa, inserendo nel piano il valore sociale e pubblico della casa.

Dal dibattito è emersa la preoccupazione per l’ipotesi interpretativa che si evince dalle linee di piano casa in discussione . Il cambiamento ordinamentale a cui si ispira sembra orientato ad una ristrutturazione del comparto e dell’intervento pubblico verso schemi e stili di welfare abitativo organici ad un modello di ” Stato sociale minimo.

L’evidente intento di riposizionare le politiche pubbliche per la casa sul comparto del Social housing, e su regimi di project financing e di partenariato privato, sostanzia l’idea di abbandono dell’intervento diretto sovvenzionato.

Per la CGIL è pregiudiziale l’impegno dello Stato , che deve garantire adeguati investimenti, finalizzati non solo alla costruzione di nuove abitazioni ma anche e soprattutto , alla manutenzione straordinaria per l’edilizia residenziale pubblica, insieme ad azioni di recupero di immobili pubblici e di riqualificazione dei quartieri periferici.

Per tutte le sopraesposte considerazioni e proposte si auspica che il tavolo istituzionale assuma la questione casa come vera emergenza del Paese e corrisponda alle pressanti richieste di milioni di famiglie con redditi bassi e molto bassi che non sono in grado di permettersi niente neanche un affitto calmierato.

Urge un piano per il recupero dei vecchi e dimessi edifici pubblici e la costruzione di nuove abitazioni per le giovani coppie e le famiglie in difficoltà, per gli studenti universitari fuori sede, per i lavoratori in mobilità, per gli anziani soli e per gli immigrati.
 
A proposito di studenti e giovani lavoratori in mobilità ,si fa ogni anno più dura la vita per i fuori sede, oggi più di ieri alle prese con gli affitti delle stanze ormai alle stelle e con i proprietari delle abitazioni che, nella maggioranza dei casi, non registrano i contratti venendo meno ai propri doveri.

Il problema si aggrava quando si considera che molte case affittate agli studenti sono in pessime condizioni, spesso senza riscaldamento e prive di ogni comfort.
Per molti giovani l’insostenibile onere per l’alloggio in affitto preclude il diritto allo studio e al lavoro.

Una recente indagine di fonte sindacale, evidenzia il pesante onere a carico delle famiglie degli studenti , spesso proibitivo per le camere in affitto .

L’indagine basata sui dati raccolti in alcune città metropolitane e in centri minori, sedi di Università, rivela prezzi da capogiro.

Secondo il SECIT, un contratto di locazione su due non è registrato. Si stima che il gettito sottratto all’Erario sia di 5 miliardi euro l’anno.
Al grave problema del sommerso si va ad aggiungere una scarsissima offerta d’alloggi, in deficit perenne, che non lascia altra scelta se non quella di sottostare alle ” non regole”, al nero e alle illegalità che vigono in questo settore.
Al tavolo istituzionale la FP CGIL affida anche un ulteriore riflessione e proposta sul sistema dell’edilizia residenziale pubblica ex IACP.

La modifica della Carta costituzionale attuata con la legge costituzionale 3 del 2001, attribuendo la potestà legislativa alle Regioni su tutte le materie non riservate alla competenza esclusiva dello Stato, ha superato anche per la normativa del settore il vincolo del rispetto dell’interesse nazionale.

Cosa ha prodotto l’applicazione di queste norme nelle singole Regioni è chiaro a tutti, si è istaurato un federalismo “a macchia di leopardo”, senza una trama unitaria, che rende difficilmente governabile il sistema.

L’attività dei legislatori regionali sull’assetto istituzionale degli enti, priva di riferimenti e linee guida nazionali, ha diversificano sempre di più ruoli, funzioni e articolazioni degli Enti.

Il trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni, ha comportato la trasformazione degli ex IACP in entità con varie denominazioni e diverso assetto giuridico, a seconda delle diverse scelte normative regionali.

In alcune Regioni continuano a sussistere gli IACP ( Campania, Sicilia e Puglia).

Le aziende casa hanno mantenuto, in generale la competenza territoriale degli ex IACP e sul territorio nazionale se ne contano 108, tutte aderenti a Federcasa, l’associazione di categoria.

Tutte le Aziende Casa, con acronimi diversi, hanno mantenuto la proprietà degli alloggi di erp, tranne che in Emilia-Romagna e Toscana dove la proprietà è stata assegnata agli EE.LL., lasciando la gestione alle Aziende circa l’assetto giuridico, in Toscana e Trentino si è optato per la forma societaria, mentre gran parte delle Regioni hanno scelto l’Ente pubblico economico o il vecchio schema dell’Ente pubblico non economico.

Ora più che mai, a fronte dell’incombere del Federalismo fiscale non è in discussione il potere legislativo e di indirizzo delle regioni in materia di edilizia pubblica, però, nei confronti di un ” diritto universale” come quello della casa, è auspicabile e necessaria una sintesi nazionale, che le stesse regioni negli organismi istituzionali preposti (Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Conferenza Stato- Regioni e città) possano e debbano ricercare.

Inoltre, per la FP CGIL sono decisivi due punti ordinamentali che dovrebbero essere introdotti per tutti gli Enti su scala nazionale:

– Ambito territoriale degli Enti;
titolarità degli Enti in tutte le funzioni amministrative e gestionali in materia di edilizia sociale e contemporanea proprietà degli immobili.
– Ambito territoriale degli Enti;
A fronte della elevata proliferazione degli Enti in costanza dell’attuale regolamentazione, abbiamo verificato la ridotta capacità degli stessi nel governo delle politiche abitative e le scarse capacità finanziarie ed organizzative per far fronte alla marcata emergenza che in tutto il paese si manifesta, anche se in forme diverse.

Molti enti di fatto, sono autoreferenziali e approdo per politici nei copiosi consigli di amministrazione.

Si propone di individuare la Regione quale ambito territoriale ottimale dell’Ente con l’articolazioni amministrativa territoriali per il disbrigo di procedure e rapporti con l’utenza. Il Consiglio di Amministrazione dovrebbe essere composto da massimo 5 consiglieri a seconda della dimensione dell’ente. 

Titolarità degli Enti
Quando gli Enti (come nel caso dell’Emilia e della Toscana) non sono più proprietari del patrimonio che gestiscono, vedono di fatto compromesso il loro stesso ruolo a favore dell’edilizia sociale come concepito sino ad oggi.

I Comuni, in entrambi i casi titolari di tutte le funzioni amministrative e gestionali in materia di edilizia sociale e contemporaneamente proprietari degli immobili ad essa finalizzati, acquistano infatti la piena disponibilità delle scelte sulle modalità e sugli strumenti per l’esercizio della gestione di un patrimonio divenuto loro. Il ruolo degli enti, privati del patrimonio, è contestualmente ridotto a quello di semplici strumenti della gestione stessa, quindi subordinati all’Ente proprietario che può utilizzarli come mero braccio tecnico per lo svolgimento dei compiti loro affidati.

Detto in altri termini, ruolo, missione, finalità ed esistenza stessa degli enti non sono più scontati, devono se vogliono sopravvivere assolvere ad una duplice funzione:

gestire l’edilizia sociale del territorio loro affidato e contemporaneamente procurarsi risorse e nuovi strumenti per lo svolgimento di attività imprenditoriali che li affranchino dall’incertezza dell’incarico pubblico.

La proposta che avanziamo è la seguente, essa riassume in capo agli Enti adeguatamente riformati la Titolarità in tutte le funzioni amministrative e gestionali in materia di edilizia sociale e piena responsabilità di Ente proprietario degli immobili, con il conseguente primato nella definizione delle graduatorie e nelle assegnazioni degli immobili.

Questa proposta oltre che rilanciare la primaria funzione degli enti, si fa carico anche della riduzione dei costi della politica.

Status delle Aziende
Le opzioni legislative sull’assetto giuridico degli Enti al momento sono tre:

– Ente Pubblico Economico;
– Ente Pubblico non Economico;
– Società di Capitali.

Per la FP CGIL pregiudiziale è che gli enti mantengano l’ancoraggio allo status di Ente Pubblico Economico.

Perché la casa , come l’acqua, l’ambiente, la salute e la scuola deve rientrare nella categoria dei beni comuni e per tanto pubblici.

Per le suddette osservazioni , si propone l’adozione di una norma quadro nazionale per armonizzare il comportamento delle Aziende in tutte le regioni .

L’emergenza abitativa con la grave crisi economica in atto, abbisogna di misure strutturali e pubbliche non più rinviabili. Il Piano casa del Governo fermo al palo, più che la perdurante crisi abitativa che colpisce la domanda, sembra orientato a sostegno del mercato edilizio per lo sgonfiamento della bolla sugli immobili e la prospettiva di una “crisi di rendita” incombente.

L’impossibilità di accedere ad una abitazione a canone sociale o comunque sostenibile per milioni di famiglie, giovani, anziani, immigrati produce conseguenze negative sul piano sociale e sulla struttura familiare e demografica e, rappresenta un handicap per la stessa competitività del paese. In molti città la questione rappresenta anche un fattore di ordine pubblico.

Nel nostro paese per far fronte alle diverse e nuove domande di casa a costi sostenibili, è imprescindibile il ruolo e la centralità del pubblico.
E’ nostra ferma e determinata convinzione che solo il rilancio dell’ ERP, può rispondere a questa grave emergenza, e a maggior ragione vanno valorizzate e pienamente responsabilizzazione le Aziende Casa, nate appunto per la promozione e la gestione degli alloggi sociali.

Riteniamo pertanto che il processo in atto per la riforma del paese in senso federalista all’ordine del giorno del Parlamento,oltre che definire una norma quadro di sintesi dei comportamenti delle regioni in materia , deve sciogliere il nodo del finanziamento per le politiche abitative di interesse sociale. Il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica deve poter contare in prima istanza sulla certezza del contributo Pubblico ( fiscalità generale), con l’apporto di soggetti sociali istituzionali e fondi etici quali:

– Fondazioni Bancarie;
– Fondi Pensione;
– Enti Previdenziali.

Solo in questo senso, si può attivare un processo virtuoso, capace di rinverdire il sistema simil ex GESCAL, che ha prodotto negli anni il patrimonio abitativo popolare e sociale in Italia.

In ultimo, non è una provocazione ma un ulteriore proposta. Con la grave crisi in atto con il licenziamento dei precari, la perdita di milioni di posti di lavoro, il dilagare della cassa integrazione chiediamo al tavolo di concertazione di intervenire immediatamente a sostegno di chi oggi non può permettersi non già e non solo il pagamento del mutuo ma anche di chi non può far fronte al pagamento della pigione, con l’auspicio che il Governo risponda con fatti concreti senza colpi di teatro e propaganda. Chi vive di reddito da lavoro non può più aspettare, le risposte devono essere immediate, lo esige il Paese.

Roma, 27 marzo 2009
 

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