Si pubblica la scheda della CGIL sui risultati di bilancio 2009 in Sanità del Ministero della Salute e del MEF. Si registra un disavanzo complessivo di 3,260 miliardi – pari allo 0,23% del PIL – il più basso degli ultimi cinque anni. Quindi, il disavanzo c’è e va combattuto ma non è vero sia aumentato. Il problema rimane il divario tra le regioni, con un gradiente sempre più marcato tra nord e centro sud, dove si concentra quasi tutto il deficit. Ancora una volta si conferma che i diversi risultati tra le regioni non sono giustificati da diversità di finanziamento, che risulta relativamente omogeneo; quanto piuttosto da una diversa capacità di “usare” le risorse. Infatti, come è ormai noto, nelle regioni dove si concentrano i disavanzi sanitari più gravi e persistenti, contemporaneamente, si registrano le peggiori performance assistenziali. Ma, come dimostra l’esperienza delle regioni “più virtuose”, il risanamento non si raggiunge con i tagli indiscriminati e nemmeno con l’aumento “punitivo” della pressione fiscale, quanto piuttosto con una profonda riorganizzazione dei servizi sanitari. In ogni caso, l’allarme spesa sanitaria è totalmente infondato, in Italia non si spende troppo per la sanità, come dimostrano i dati OCSE 2010. Perciò bisogna smentire chi, creando allarmismi, vuole usare il federalismo fiscale per tagliare il finanziamento al servizio sanitario nazionale. La spesa sanitaria e sociale è un investimento “strategico” per garantire fondamentali diritti di cittadinanza e per la competitività del nostro paese, ancor più in tempo di crisi. Per questo bisogna usarla bene, con serietà ed efficacia. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: non bisogna tagliare, bisogna spendere meglio.