Dichiarazione di Fabrizio Fratini, segretario nazionale FPCGIL
e di Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici
La soluzione ragionevole del nuovo Patto per la Salute – che adegua il finanziamento del Servizio sanitario nazionale, seppure ancora sottostimato rispetto alla realtà – non può e non deve rappresentare una penalizzazione per il personale.
Se può essere condivisibile in parti del paese una riduzione dei posti letto ospedalieri, questa non può che avvenire a fronte di processi di riconversione e di contestuale potenziamento del territorio. Per questa ragione appare inaccettabile una aprioristica riduzione stabile delle dotazioni organiche. Se così fosse si tratterebbe di una mera riduzione delle prestazioni erogabili ai cittadini.
Ancor più grave è l’impegno per un conseguente ridimensionamento dei fondi per la contrattazione integrativa, presupponendo che le risorse della produttività e della retribuzione di anzianità per chi lascia il lavoro, da patrimonio dei fondi del personale vengano dirottate nelle casse aziendali.
E’ giusto l’obbiettivo di razionalizzazioni e di riduzione degli sprechi nella sanità ma appare irragionevole tagliare comunque, a partire dal personale. E questo appare ancor di più improprio a fronte dei dati diffusi ieri dall’Ocse che collocano la spesa sanitaria italiana sotto la media dei paesi più industrializzati.
Anche con questo Patto, pur con gli elementi apprezzabili di miglioramento rispetto alle proposte iniziali, le donne e gli uomini del servizio sanitario nazionale continuano ad essere avvertiti come spesa, come un peso.
Motivi in più per la mobilitazione generale e per lo sciopero del prossimo undici dicembre che vedrà manifestare tutta la Fp Cgil insieme alla Flc Cgil.