Medici – Il testo del Ddl sul Governo Clinico approvato dalla Commissione, da cambiare

18 Luglio 2011

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Il testo del Ddl sul Governo Clinico approvato dalla Commissione, da cambiare

 
Si pubblica il testo del Ddl sul Governo Clinico approvato il 27 ottobre 2009 dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ed inviato per il parere alle Commissioni competenti prima di approdare in aula a Montecitorio. Una volta approvato dalla Camera il provvedimento dovrà andare al Senato.

Il Governo Clinico rappresenta per il nostro sindacato un obbiettivo per migliorare la qualità del servizio pubblico valorizzando le professionalità ma il testo approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera presenta invece poche luci e diverse ombre a partire da una devastante deregulation della libera professione. Consentire a chi è in rapporto di esclusività la libera professione intramoenia presso studi professionali privati, anche in forma associata tra più sanitari, oppure presso strutture private non convenzionate con il Servizio sanitario nazionale – senza oneri per l’azienda né per il professionista nei confronti dell’azienda stessa – significa equiparare l’intramoenia con l’extramoenia. Inaccettabile è la facoltà dell’azienda di non attivare, o attivare solo parzialmente, la libera professione intramuraria. Un danno per i medici che vogliono svolgere la vera intramoenia in modo trasparente negli ospedali e nei servizi territoriali, con una migliore qualità della vita lavorativa e delle prestazioni per i cittadini, senza essere costretti continuamente a spostarsi, a cercarsi studi e strutture private, a occuparsi delle segreterie, dell’affitto e del commercialista. La libera professione intramoenia va però rafforzata da una rivalutazione della indennità di esclusività, ferma ai valori del 2000, con risorse extracontrattuali che il Governo deve stanziare in finanziaria.

La scelta dei direttori di struttura complessa rimane nelle mani dei direttori generali nominati dalla politica, nell’ambito di una gattopardesca terna indicata dalla commissione esaminatrice, peraltro designata in ambito regionale e non nazionale, con minori garanzie di imparzialità. Positiva però in questo ambito è la scomparsa, da noi richiesta, della presenza del professore universitario nelle commissioni esaminatrici. E’, inoltre, evidente una mancanza di trasparenza e di obbiettività nelle norme che prevedono le modalità di nomina degli altri incarichi sia di struttura che professionali.

La facoltà per i dirigenti di rimanere in servizio fino a 70 anni rappresenta uno schiaffo per migliaia di precari e specializzandi e chiude ogni prospettiva di carriera per decine di migliaia di medici e veterinari con incarichi professionali.

Le uniche note positive, più volte da noi richieste, sono rappresentate dal riconoscimento del Collegio di Direzione come organo aziendale e della centralità del Dipartimento, dai migliori criteri per la scelta dei direttori generali (valutati però da una Commissione nominata dalla Regione senza prevederne la qualificazione e l’imparzialità), dal divieto di utilizzare in modo improprio l’art. 15 septies per ricoprire gli incarichi dirigenziali senza concorso e dall’abrogazione delle norme sulla rottamazione. Troppo poco.

La FPCGIL Medici insieme alla FPCGIL e alla CGIL continuerà il suo impegno per cambiare il testo.

 

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