Dichiarazione di Nicola Preiti, coord. naz.le FPCGIL Medici Medicina Generale
Il medico in farmacia, annunciato ieri dal Ministro Fazio parte dal condiviso progetto di potenziamento dell’assistenza territoriale, ma produce confusione di servizi e di ruoli, sottovaluta i costi, e rischia di colpire la professionalità e la deontologia dei medici di famiglia.
Il Ministro parla di “centri territoriali primari” ma abbiamo già (con le differenze territoriali note) Distretti, Centri di salute, Equipe territoriali, Gruppi di medici di famiglia, Associazioni, Unità di cure primarie e unità di cure primarie complesse, cooperative di servizi, ecc.
Se il medico lavora nella farmacia quale garanzia hanno i cittadini che i farmaci prescritti sono quelli e solo quelli necessari? E non quelli più “utili” al farmacista? Chi paga il medico della farmacia? I medici della farmacia sostituirebbero gli attuali medici di famiglia o sarebbero loro concorrenti? E la spesa farmaceutica non aumenterebbe ?
L’autonomia del medico rischia di essere compromessa e con essa la sua professionalità e le sue regole deontologiche.
Ma con quali medici è d’accordo il Ministro? Ma chi sono questi medici di famiglia, – che oggi lavorano in autonomia nei loro studi, variamente associati, retribuiti dal SSN sulla base dei pazienti che assistono e non sulla base delle loro prescrizioni, e sempre più integrati nel SSN – disponibili a diventare “dipendenti” dei farmacisti ?