Medici – No alla rottamazione, lettera appello al Governo e al Parlamento

18 Luglio 2011

NEWS

No alla rottamazione, lettera appello al Governo e al Parlamento

 
ANAAO ASSOMED – CIMO ASMD – AAROI – FP CGIL MEDICI -FVM –
FEDERAZIONE CISL MEDICI – FASSID – FESMED – FEDERAZIONE MEDICI UIL FPL

 
LETTERA-APPELLO AL GOVERNO E AL PARLAMENTO:
NO ALLA ROTTAMAZIONE DEI MEDICI E VETERINARI

Le scriventi organizzazioni sindacali della Dirigenza Medica e Veterinaria, hanno ripetutamente manifestato la propria opposizione al pensionamento coatto dei pubblici dipendenti al raggiungimento dei 40 anni di contribuzione, per gli effetti che esso avrebbe prodotto nel Servizio Sanitario Nazionale, rappresentando i medici e veterinari dipendenti la categoria maggiormente colpita dal provvedimento per avere a proprie spese riscattato gli anni di laurea e di specializzazione.
Con nostra piena soddisfazione il Parlamento, con la definitiva approvazione della “Delega al Governo finalizzata all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e alla Corte dei conti” (L.15/2009) ha limitato la facoltà delle Amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro ai soli dipendenti con 40 anni di servizio effettivo, non conteggiando a tal fine i periodi di contribuzione riscattati.
Ora, con l’emendamento approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera in sede di conversione in legge del decreto-legge “Provvedimenti anticrisi nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali”, si vuole annullare questa decisione parlamentare, reintroducendo la norma che prevede il pensionamento dei dirigenti pubblici, Medici e veterinari compresi, con 40 anni di anzianità contributiva, a discrezione dell’azienda e con la eccezione di magistrati, professori universitari e dirigenti medici di struttura complessa del SSN.
La sua approvazione produrrebbe nei prossimi anni la fuoriuscita obbligata dal SSN di questi Dirigenti, anche donne, a soli 58-60 anni di età, peraltro in netta controtendenza con le politiche previdenziali perseguite in Europa e nel nostro Paese.
In tal modo verrebbe colpito il corpo intermedio del SSN che consente il pieno funzionamento della medicina pubblica e su cui poggia la garanzia della tutela della salute dei cittadini. Verrebbero “pensionati” migliaia di professionisti che operano ogni giorno in tutti i livelli del SSN, dalla prevenzione ai servizi di emergenza/urgenza, dai servizi territoriali ai reparti ospedalieri di alta complessità, dai servizi di diagnosi e cura ai reparti di terapia intensiva e rianimazione e che hanno acquisito nel corso degli anni la formazione e l’esperienza sulle quali si fonda l’assistenza sanitaria.
I medici ospedalieri, ma non quelli universitari che godono già di molti privilegi, sotto la spada di Damocle del licenziamento, si troverebbero esposti ai cambi di maggioranze politiche e ad ogni possibile pressione e ricatto da parte dei direttori generali, con grave limitazione della propria autonomia professionale e con buona pace del principio fondamentale di imparzialità e trasparenza della pubblica amministrazione.
Per il combinato del pensionamento “coatto” e del blocco del turn-over, introdotto nelle ultime leggi finanziarie per il contenimento della spesa, si produrrebbero inevitabili vuoti nelle dotazioni organiche e si configurerebbe un SSN composto da Dirigenti di struttura complessa, una quota residuale di dirigenti medici a tempo indeterminato ed un numero crescente di precari, provocando un complessivo decadimento della qualità e della sicurezza del sistema, i cui inevitabili effetti ricadrebbero sulla soddisfazione della domanda di salute di tutti i cittadini.
Le scriventi organizzazioni sindacali rivolgono un appello al Governo e al Parlamento ad adoperarsi, secondo le sue possibilità e prerogative, affinché i Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari del SSN siano esclusi dalla norma che prevede il pensionamento a 40 anni contributivi, valorizzando la fatica e la complessità del compito che ogni giorno si assumono a tutela del diritto alla salute sancito dalla Costituzione alla cui osservanza tutti siamo chiamati.

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