Min. Difesa: Gli allarmanti affari di Difesa Spa – Articolo di Silvana Pisa e Elettra Deiana

18 Luglio 2011

Articolo

Gli allarmanti affari di Difesa SPA

 di redazione del 15 marzo 2010 @ 07:00 in Vetrina

Mentre la privatizzazione della Protezione Civile tramite un’apposita Società per Azioni è stata stoppata in corso d’opera, travolta dagli scandali sulla corruzione negli appalti, la stessa cosa non è successa per Difesa Servizi SpA, nonostante che la performance della portaerei Cavour (utilizzata per portare soccorsi ai terremotati di Haiti) faccia suonare più di un campanello d’allarme.
Tralasciando il merito del tipo d’operazione svolta – la critica sugli aiuti umanitari effettuati tramite lo strumento militare – preoccupa il fatto che un’operazione così costosa (il trasferimento della Cavour viene a costare dai 100.000 ai 200.000 euro al giorno!) sia stata affrontata dal Ministro della Difesa La Russa con una spavalderia tutt’altro che rassicurante. “..si tratta di una missione sponsorizzata. Finmeccanica, Fincantieri, Enel copriranno il 90% dei costi dell’operazione…”
In realtà siccome nulla di quanto avviene nella globalizzazione neoliberista è gratuito (business is business), il prezzo di questa sponsorizzazione consisterà probabilmente in future commesse militari o in una prossima poltrona nel consiglio di amministrazione di Difesa SpA.
A differenza di Protezione Civile SpA, Difesa SpA è passata al vaglio del Parlamento, condensata in alcuni articoli della legge finanziaria (mancano solo i decreti attuativi, inizialmente previsti per febbraio) nel disinteresse generale dell’opinione pubblica scarsamente informata sugli effetti perversi di questa operazione.
Così il governo Berlusconi dopo aver ceduto al mercato l’acqua e il ciclo dei rifiuti, amplia l’area delle privatizzazioni ad un ambito come quello della Difesa che, per la delicatezza dei suoi fini strategici nell’interesse dello Stato, non può conciliarsi con una sottrazione di trasparenza e di controllo pubblico, nell’interesse di una gestione privatistica. Un conflitto tra questi diversi interessi potrebbe anche verificarsi.
Nella norme che la riguardano si stabilisce che Difesa Servizi SpA sarà presieduta da un consiglio d’amministrazione i cui membri verranno designati dal Ministro della Difesa e la sua capacità di spesa, che si aggirerà dai 3 ai 5 miliardi di euro, non prevede alcun rendiconto alla Corte dei Conti.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Camporini, in una recente intervista televisiva ha ridotto la portata prorompente di queste norme limitandosi a citare la possibilità per questa SpA di fatturare autonomamente prestazioni che le forze armate eseguono per conto di altri: il servizio meteorologico e quello cartografico, i voli di Stato e le prestazioni mediche dell’ospedale militare del Celio… Prestazioni che invece di essere contabilizzate dal Tesoro farebbero capo direttamente a Difesa SpA.
Questa nuova privatizzazione però non si limita ad una semplice partita di giro come il generale vorrebbe farci credere perché l’ambito di questa SpA è molto piu’ ampio e presenta aspetti preoccupanti anche perché, nei dieci commi della legge finanziaria che la riguardano, manca la definizione completa dei compiti di Difesa SpA.
Teoricamente il comma 27 escludendo dalla competenza della SpA le attività negoziali “direttamente correlate all’operatività delle forze armate”, tiene fuori la partita degli armamenti, ma il mercato delle armi consiste anche in un indotto, di cui si tace, fatto di componenti, pezzi di ricambio, computeristca che assicurano alti fatturati collegati al settore bellico e, come tali, da sottoporre invece al controllo pubblico.
Altro tema allarmante riguarda la sorte dei dipendenti civili della difesa (circa 35.000): si tratta di personale variamente impiegato non solo nel Ministero ma anche, con diverse funzioni, nelle aree industriali, tecniche, operative (dagli arsenali ai poli per la logistica e per la manutenzione).Quali e quante professionalità saranno stornate verso la futura società privata? Si tratta di una questione non indifferente perché, come è previsto da un apposito comma “il rapporto di lavoro del personale dipendente della società è disciplinato dal diritto privato” e il regime privatistico, come è noto, prevede meno tutele di quello pubblico.
Per quanto riguarda il sistema degli appalti che farebbero capo alla nuova SpA c’è da aspettarsi la stessa fragilità dei controlli con relativa corruzione che ha praticato la Protezione civile? Attribuire a Difesa Servizi SpA le funzioni di “centrale di committenza” significherà aprire il varco ad
appalti senza bando, legati ad amicizie politiche, in favore di potentati locali? E’ probabile che si estenderà una pratica, già in vigore da tempo, che tende ad un’esternalizzazione crescente di determinate attività che in realtà potrebbero e dovrebbero essere svolte, con minori costi, dai dipendenti civili della Difesa. Invece d’incrementare una formazione professionale al proprio interno si preferiscono commesse esterne non trasparenti che hanno anche l’effetto di anemizzare le professionalità interne.
Non solo: le esternalizzazioni pongono anche un problema di “confini”. Le forze armate Usa per esempio le utilizzano ampiamente da anni con i compiti più vari e con una discrezionalità allarmante: si calcola che i contractors impiegati in Afghanistan siano oltre 120.000, un numero maggiore delle forze regolari Usa e Nato messe insieme. E’ questo il modello proposto?
Quanto al patrimonio immobiliare della Difesa la nuova SpA, a cui per la nuova legge sarà affidata la gestione, riuscirà a coniugare le esigenze di servizio con la funzione sociale degli alloggi militari?
E’ vero che finora il Ministero della Difesa non ha brillato in questa gestione ma anche la recente recessione economica dovrebbe avere ampiamente dimostrato che la vera scommessa è fare funzionare il Pubblico piuttosto che puntare sul Privato che privilegia sempre gli interessi dei più forti.
Come si vede la partita è complessa e destinata ad ampliarsi rispetto agli striminziti commi della legge finanziaria. Non si privatizza una parte così ampia della Difesa solo per gestire le royalties degli stemmi e degli emblemi della Forze Armate. Tra l’altro è da tempo allo studio una commissione – al di fuori del Parlamento – di “alta consulenza” con il compito di ridefinire tutto il sistema nazionale di sicurezza e difesa: questi “alti consulenti” suggeriranno di allargare l’ambito di Difesa Servizi SpA? Cosa che potrebbe sempre verificarsi attraverso una semplice modificazione del suo statuto, considerato che per farlo non ci sarà nemmeno bisogno di un passaggio parlamentare: “è il mercato, bellezza”!

Silvana Pisa e Elettra Deiana

 
 
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