Ministero Interno: piattaforma unitaria sull’organizzazione dello sportello unico per l’immigrazione

18 Luglio 2011

Ministero Interno: piattaforma unitaria sull'organizzazione dello sportello unico per l'immigrazione

CGIL FP   CISL FPS    UIL PA

Piattaforma unitaria sull’organizzazione dello sportello unico per l’immigrazione

Per inquadrare adeguatamente le nostre proposte, va premesso che condividiamo l’obiettivo della “regolarizzazione” degli oltre 500.000 immigrati attualmente in attesa; e condividiamo la prospettiva che individua nell’ente locale il protagonista delle politiche di accoglienza e integrazione, ma al tempo stesso sottolineiamo che non potrà essere altri che una amministrazione centrale a gestire, comunque, il primo ingresso nel territorio nazionale dell’immigrato/a, il ricongiungimento – dunque il primo ingresso – dei familiari, e il riconoscimento della cittadinanza.
Per questo, appare indispensabile dotare l’Amministrazione dell’Interno, dunque le prefetture, di una rete di servizio (lo sportello unico) in grado di funzionare efficacemente nel presente, per assicurare oggi la gestione ottimale delle procedure; senza per questo pregiudicare qualunque futura scelta politica, che se dovesse ridistribuire responsabilità e competenze tra Interno e Enti locali, potrà farlo in un quadro di efficienza e trasparenza del sistema.
Proponiamo dunque tre linee di intervento, che riteniamo possano anche trovare fondamento in quelle modifiche alla normativa attualmente in vigore che il Governo, secondo il suo programma, ha intenzione di adottare: sottolineando che si tratta di interventi tecnici sull’organizzazione del lavoro, delle procedure, degli uffici, miranti alla razionalizzazione delle risorse e al miglioramento del servizio, dunque fuori dal dibattito politico che, su alcuni aspetti delle modifiche da apportare alla Bossi-Fini, sappiamo essere aperto nella maggioranza; che la spesa non viene sostanzialmente aumentata, dal momento che proponiamo di gestire con soluzioni maggiormente efficaci quelle stesse risorse che già oggi vengono investite nell’appalto di lavoro “interinale”, o nel pagamento di prestazioni orarie straordinarie (o indirizzate dall’immigrato a società per azioni, come nel caso dei contributi richiesti dalla Poste Spa, piuttosto che alla pubblica amministrazione erogatrice di un pubblico servizio); infine, che attrezzare al meglio la struttura pubblica non mette assolutamente in discussione il contributo che le organizzazioni della società civile già assicurano, e ancor più possono assicurare, alla gestione del fenomeno immigrazione.
In primo luogo, va ricondotta la responsabilità delle procedure in materia d’immigrazione alle prefetture, anche sul piano gestionale, abrogando il decreto Pisanu-Maroni che individuava un confuso sistema di responsabilità mista, nella gestione degli uffici territoriali, tra Interno e Lavoro; il dirigente dello sportello deve appartenere, e rispondere – per evidenti ragioni di organizzazione, coordinamento, formazione, misurazione del risultato – alla stessa amministrazione (l’Interno, che degli sportelli ha già la responsabilità politica).
In secondo luogo, va sottolineato che l’Interno soffre di gravi carenze di organico, anche nell’Amministrazione Civile, e questo rende doppiamente sbagliato sul piano tecnico (oltre che inaccettabile sul piano politico) il ricorso al lavoro interinale, perché è strutturale – non certo temporaneo – il fenomeno che si intende gestire con il lavoro “interinale”, e perché è ugualmente strutturale il deficit di personale civile del ministero (basti pensare alle migliaia di lavoratori della polizia costretti all’impiego in mansioni burocratiche piuttosto che di polizia). Dunque, è necessario operare affinché l’organico del ministero recuperi almeno 2.000 unità soprattutto, ma non solo, di livello medio-basso (posizione economica B1), perché quello che oggi maggiormente manca – come dimostra anche il diffuso sottoimpiego delle professionalità superiori, che “taglia le ali” al rilancio della vera e propria “funzione di governo” che l’Amministrazione Civile dovrebbe assicurare – è proprio il personale delle qualifiche inferiori, il cui reclutamento si è interrotto alla fine degli anni novanta. Le 2.000 unità andrebbero reperite in parte ricorrendo ad una procedura di stabilizzazione delle circa 700 posizioni “precarie” occupate dagli “interinali”, da inquadrare nel profilo professionale di Coadiutore amministrativo contabile della posizione economica B1, (che significa procedere ad una selezione che tenga conto dell’esperienza professionale che hanno maturato in questi anni, e che non andrebbe dispersa), in parte aumentando l’organico di alcune centinaia di unità nelle posizioni economiche apicali dell’area C e in parte ricorrendo ad una procedura straordinaria di riqualificazione rivolta al personale attualmente inquadrato nella posizione A1 super, dove abbiamo centinaia di esuberi, dunque personale che negli uffici – non essendo utile come ausiliario o operaio – già viene impiegato (fuori dalle regole) in mansioni superiori. Va sottolineato che l’aumento – minimo – di costo rappresentato dalle citate proposte è ampiamente compensato dal risparmio che si otterrebbe cessando il ricorso al lavoro “interinale”, il cui costo è eccessivo sia per il sovradimensionamento dell’attuale inquadramento (B3), sia per il profitto dell’agenzia appaltante. Va infine ricordato che la dotazione di risorse umane adeguate alle necessità degli “sportelli” consentirà anche il recupero degli operatori della Guardia di Finanza ai compiti d’istituto.
In terzo luogo, è necessario riportare le risorse finanziarie stanziate – o comunque impegnate – per le regolarizzazioni nella diretta disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori, intanto trasformando la loro natura da prestazioni orarie straordinarie (poco produttive, e fonte di dispersione e inefficacia) a risorse per il Fondo Unico di Amministrazione, dunque soggette a contrattazione e pertanto riconducibili ad obiettivi di produttività concreti e misurabili, sui quali siamo da sempre disposti al confronto; e anche, rivedendo i costi della convenzione con Poste Spa, al fine di indirizzare la maggiore quota possibile della spesa richiesta all’immigrato/a non verso il profitto di una società per azioni, ma verso l’amministrazione pubblica che questo servizio assicura.

Roma, 8 gennaio 2007

CGIL – Lino CECCARELLI
CISL – Paolo BONOMO
UIL – Enzo CANDALINO

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