Nota di aggiornamento sulla Legge Fiananziaria 2007

18 Luglio 2011

Nota di aggiornamento sulla Legge Fiananziaria 2007

Gennaio 2007

A distanza di poco tempo dall’approvazione definitiva della Legge Finanziaria 2007, vale la pena, come ci eravamo ripromessi, esaminare più da vicino i cambiamenti cui essa è andata incontro durante l’iter parlamentare. Per compiere questa comparazione, facciamo riferimento al testo definitivo licenziato dalla Camera il 21 dicembre 2006 e la nota che avevamo prodotto e diffuso (Allegato 1) all’inizio di novembre, prima che il provvedimento finisse la prima lettura alla Camera e però con già significativi emendamenti presentati e di cui avevamo tenuto conto in quella breve nota.
Per dare un giudizio di estrema sintesi, possiamo dire che l’impianto sostanziale della manovra non è granchè cambiato, se si eccettuano alcune parti che riguardano più da vicino proprio l’organizzazione del settore pubblico e il lavoro pubblico, anche se il testo finale si è reso molto più complesso per l’inserimento di moltissime disposizioni particolari e specifiche, che hanno fatto sì che ora più che alla legge di bilancio dello Stato questa Finanziaria assomiglia ad un provvedimento “omnibus”. Basta pensare che si è passati da una formulazione iniziale costruita su 217 articoli ad un testo finale composto da un articolo ( dovuto al meccanismo di apposizione della fiducia) e ben 1364 commi. Da qui anche la sacrosanta discussione, sollecitata dallo stesso Presidente della Repubblica, per giungere ad una riformulazione delle caratteristiche della manovra di bilancio.
Tornando ora all’impianto della manovra, essa viene confermata non solo nelle sue dimensioni, ma, salvo alcuni ritocchi, anche nelle sue parti portanti: rimodulazione dell’IRPEF e degli assegni familiari, lotta all’evasione e all’elusione fiscale, riforma dell’imposizione sui redditi da capitale, patto di stabilità per gli Enti Locali territoriali, sanità, entrate in materia previdenziale, riduzione del cuneo fiscale e contributivo per le imprese, partenza della previdenza complementare e Fondo per il TFR gestito dall’INPS, interventi per l’occupazione, il Mezzogiorno e le politiche sociali. Per questo non torniamo su questi punti e rinviamo a quanto già elaborato a suo tempo.
Ci sembra invece utile approfondire le questioni relative all’organizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e al lavoro pubblico ( nonché su altri diversi provvedimenti), non solo perché sono quelle che ci riguardano più da vicino, ma anche perché esse hanno subito mutamenti, a volte anche significativi. Le modifiche introdotte migliorano questi punti della manovra anche se, tuttavia, permangono aspetti negativi e larghe insufficienze, testimoniando che c’è una partita aperta, che non è ancora risolto il conflitto tra chi approccia al tema del ruolo e del lavoro pubblico in termini di una sua riduzione e compressione di costi e chi, invece, guarda ad un’ idea di riforma delle Pubbliche Amministrazioni e di valorizzazione del lavoro. Una partita che peraltro ha avuto un ulteriore sviluppo con la firma sul ” Memorandum d’intesa sul lavoro pubblico e riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche”, che ha rafforzato la nostra impostazione centrata sulla contrattazione dei processi di riorganizzazione delle PP.AA.

Razionalizzazioni e riorganizzazioni delle Pubbliche Amministrazioni
Su questo terreno diverse sono le novità intervenute rispetto alla prima stesura del disegno di legge Finanziaria. Su alcune questioni registriamo positivamente il fatto che si sono fermate o cambiate nelle sostanza scelte che non condividevamo e che abbiamo ritenuto sbagliate sin dall’inizio. In particolare, ci sembra utile segnalare:
– con il comma 195, si evita un rischio che avevamo evidenziato come molto negativo rispetto alla possibile esternalizzazione e/o privatizzazioni delle funzioni catastali nel momento del loro passaggio agli Enti Locali. Infatti il testo approvato recita testualmente che ” al fine di evitare maggiori oneri a carico della finanza pubblica,resta in ogni caso esclusa la possibilità di esercitare le funzioni catastali affidandole a società private, pubbliche o miste pubblico-private”. Ci pare interessante notare non solo il fatto che vengono escluse tutte le forme possibili di esternalizzazioni ( comprese eventuali società pubbliche), ma anche la motivazione con la quale si compie questa scelta, che coglie uno dei nostri ragionamenti di fondo a proposito delle esternalizzazioni, e cioè che esse,il più delle volte, si risolvono in un aggravio di costi per le PP.AA.;
– sono “saltate” le norme relative alla soppressione della presidenza e dei consigli di amministrazione degli enti pubblici non economici nazionali. Tali norme, pur non riferendosi all’Istat, alle università, agli Enti previdenziali e all’Inail, erano infatti indicative di un approccio decisamente ragionieristico al tema della riorganizzazione degli Enti pubblici non economici;
– con il comma 469, si soprassiede allo scioglimento dei comitati centrali, regionali e provinciali dell’INPS e dei comitati di vigilanza INPDAP per affidare ad una fase successiva il ” riordino, semplificazione e razionalizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica”.
Inoltre, su altre due rilevanti questioni che attengono alla riorganizzazione dei ministeri e delle agenzie, ad eccezione delle Agenzie fiscali, pur confermandosi orientamenti da noi non condivisi, si attenuano la portata dei provvedimenti:
– il primo è quello relativo alla riduzione del 15% dei lavoratori nelle funzioni di supporto, obiettivo che viene ribadito nel comma 404, ma con l’introduzione di un riferimento ai processi di formazione e riconversione del personale e con una riduzione dell’impatto, prevedendo che esso si realizzi “in misura non inferiore all’8% all’anno”, fino al raggiungimento del 15%;
– il secondo si riferisce alla determinazione degli ambiti territoriali ottimali degli uffici periferici del ministero dell’Interno, dove viene eliminato, con il comma 425, il criterio puramente quantitativo della popolazione residente non inferiore a 200.000 abitanti.

Politiche dell’occupazione nelle PP.AA. e stabilizzazione del lavoro precario
Su questi temi, sia pure in modo limitato, emergono delle correzioni rispetto ai vincoli fissati nel testo iniziale, a partire dalle politiche occupazionali nelle Amministrazioni centrali: con il comma 514 viene autorizzata l’assunzione di un contingente di 600 vigili del fuoco dal 1° luglio 2007; con il comma 530 si stabilisce che una quota parte delle risorse previste per specifici programmi di assunzione è destinata alle agenzie fiscali, per potenziare l’opera di contrasto dell’evasione ed elusione fiscale; con il comma 544, per sostenere le politiche di contrasto del lavoro sommerso e di prevenzione degli incidenti sul lavoro e del fenomeno delle morti bianche, si autorizza il Ministero del Lavoro ad immettere in servizio, a partire dal 2007, fino a 300 unità di ispettori del lavoro risultati idonei oltre a quelli assunti e previsti dai concorsi pari a 795 posti. Sono provvedimenti parziali, ma che iniziano a riscoprire, se si vogliono perseguire determinate politiche di interesse generale, che esse possono realizzarsi solo attraverso il potenziamento del lavoro pubblico.
Lungo la stessa linea si muove il comma 524 che rimuove il blocco del turn-over per i segretari comunali e provinciali.
Più interessante, poi, è quanto previsto in materia di stabilizzazione del lavoro precario. In particolare, qui, il punto di novità è rappresentato dall’istituzione del “Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici”. I commi 417-420 introducono questo meccanismo, che è importante soprattutto dal punto di vista programmatico, nel senso che si inizia a prefigurare il percorso da noi rivendicato, e che trova sostegno nei contenuti del “memorandum” per il lavoro pubblico e la qualità delle PP.AA., e cioè il fatto di giungere ad un vero e proprio piano di legislatura per assorbire e stabilizzare il lavoro precario. Il Fondo ha a disposizione risorse inizialmente assai limitate, pari a 5 mln. di euro, che sono integrate da due ulteriori canali di finanziamento derivati dal risparmio di interessi provenienti dalla riduzione del debito pubblico conseguenti, il primo dal versamento del 20% delle somme giacenti nei cosiddetti “conti correnti dormienti”, il secondo dal versamento del 5% dei dividendi delle società pubbliche eccedenti rispetto agli obiettivi dell’indebitamento delle PP.AA. definiti nel DPEF. Il Fondo, che verrà attivato con un DCPM da adottare entro il 30 aprile 2007, riguarderà l’insieme delle PP.AA. e, coerentemente, prevede che quelle Amministrazioni che usufruiranno di tali risorse non potranno fare ricorso a nuovi rapporti di lavoro precari per i 5 anni successivi.
L’idea di un Fondo per la stabilizzazione riprende e rafforza una riflessione ed una ricerca che, come F.P. Cgil, stavamo svolgendo per costruire efficaci politiche di attacco alla precarietà nelle Pubbliche amministrazioni e che aveva portato a delineare l’esigenza di uno specifico strumento contrattuale il quale, a questo punto, diverrebbe sinergico con quanto previsto dalla Legge finanziaria.
Ad integrazione di quest’impostazione, il comma 529, relativo alle Amministrazioni centrali, e quello 560, che si riferisce agli Enti Locali, stabiliscono che, a fronte di assunzioni a tempo determinato, il 60% di esse deve essere riservato a lavoratori con i quali le Amministrazioni hanno stipulato co.co.co., per la durata complessiva di almeno un anno e in posizioni di lavoro di fatto attinenti alle ordinarie attività di servizio. Infine, sulla base del comma 528, i contratti di formazione-lavoro possono essere convertiti in contratti a tempo indeterminato, nei limiti dei posti disponibili in organico, e, comunque, in attesa della conversione, sono prorogati al 31 dicembre 2007.
Elemento poco comprensibile, infine, è l’abrogazione del Fondo per la mobilità del personale pubblico

Rinnovi contrattuali
Sotto questo aspetto, oltre la conferma delle risorse per il rinnovo contrattuale del biennio 2006-2007, va sottolineato l’importanza di quanto disposto dal comma 548, che fissa in modo preciso la procedura di certificazione dei contratti collettivi nazionali, che ” in ogni caso …divengono efficaci trascorso il cinquantacinquesimo giorno dalla sottoscrizione dell’ipotesi di accordo”. Infatti la procedura di certificazione deve concludersi entro 40 giorni dalla sottoscrizione dell’ipotesi d’accordo, decorsi i quali i contratti sono efficaci, fermo restando che, ai fini dell’esame dell’ipotesi d’accordo da parte del Consiglio dei Ministri, tale termine può essere sospeso una sola volta e per non più di 15 giorni, per motivate esigenze istruttorie dei comitati di settore o del Presidente del Consiglio dei Ministri. In questo caso, l’ARAN provvede a fornire i chiarimenti richiesti entro i successivi 7 giorni e la deliberazione del Consiglio dei Ministri deve arrivare entro 8 giorni dalla ricezione dei chiarimenti richiesti o dalla scadenza del termini assegnato all’ARAN, fatta salva l’autonomia negoziale delle parti in ordine ad un’eventuale modifica delle clausole contrattuali.
Questo risultato, che finalmente costruisce un elemento di certezza rispetto ai tempi di conclusione delle vertenze contrattuali, arriva a seguito di una forte iniziativa della categoria che, come avete ben presente, era arrivata ad attivare le procedure per la proclamazione dello sciopero generale proprio per risolvere tale questione.

Altri diversi provvedimenti
Sotto questo capitolo prendiamo in esame diversi singoli interventi, vuoi perché costituiscono modifiche significative in un quadro di provvedimenti di settore rimasti sostanzialmente immutati rispetto alla stesura iniziale del disegno di legge Finanziaria (vedi il caso dei tickets nella sanità) o, perché, pur essendo stati inseriti in modo estemporaneo e disorganico nella Finanziaria sono però questioni decisamente significative ( è il caso del provvedimento sulla raccolta differenziata dei rifiuti o della tassazione sulle bottiglie di acqua minerale).
Da questo punto di vista, ci pare opportuno segnalare:
– il comma 796 lettera p) dispone di non procedere all’ipotizzato ricorso al ticket di 41 euro per le prestazioni erogate al pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero e codificate come codice verde e di esentare dal pagamento del ticket “sul codice bianco” di 25 euro i minori di età inferiore a 14 anni;
– il comma 787 recepisce quanto da noi richiesto, congiuntamente alle Organizzazioni datoriali di riferimento, in materia di progressivo superamento del regime contributivo a salario medio convenzionale per i lavoratori soci delle cooperative sociali;
– i commi 909-911 intervengono in materia di gare di appalto di lavori pubblici, servizi e forniture introducendo il principio che gli Enti aggiudicatori, sia nella fase di predisposizione delle gare d’appalto sia nella valutazione dell’anomalie delle offerte, sono tenuti a valutare che il valore economico sia conforme al costo del lavoro come determinato dalle tabelle ministeriali sulla base della contrattazione collettiva nazionale e delle norme in materia previdenziale ed assistenziale. Inoltre, si rafforzano le norme di responsabilità del committente rispetto agli appaltatori e subappaltatori, sancendo che il committente è obbligato in solido entro il limite di due anni di cessazione dell’appalto a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali dovuti;
– i commi 1108 e 1109 intervengono in materia di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, stabilendo che la percentuale di riferimento sul totale della raccolta sia innalzata al 40%, 50% e 60% rispettivamente per gli anni 2007, 2009 e 2011;
– il comma 1284 istituisce un fondo di solidarietà per il finanziamento di progetti nazionali ed internazionali per l’accesso alle risorse idriche, finanziato con un contributo pari a 0,1 centesimi di euro per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico. Questo principio innovativo di contributo per progetti di accesso all’acqua è stato avanzato, sia pure con ben altra consistenza di risorse, nella proposta di legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, di cui siamo tra i promotori.

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