Il Comitato Direttivo della F.P. CGIL si è riunito a Roma, il 28 ottobre 2009, per analizzare la complessa situazione politico sindacale in cui versa il Paese e le condizioni di inusuale gravità nelle quali si trovano le lavoratrici ed i lavoratori che svolgono funzioni pubbliche, indipendentemente che il loro rapporto di lavoro sia di natura giuridica pubblica o privata.
A 18 mesi dall’avvento del Governo Berlusconi, ed a seguito delle scelte economiche del Ministro Tremonti e del Ministro Brunetta, il settore delle funzioni pubbliche risulta sottoposto ad una pesantissima vera e propria ristrutturazione, che punta a ridimensionare ed indebolire l’intero sistema.
Per questa via, affermata dalla manovra triennale contenuta nella L. 133/2008 che ha ridotto diritti e decurtato le retribuzioni in essere, dalle conseguenti leggi finanziarie, dalla L. 15 ed il suo decreto attuativo, dalla L. 102/2009, dal federalismo fiscale, dal codice delle autonomie e dall’art. 15 del D.L.135/2009 si ridisegna una parte vitale del nostro Paese e si configura una nuova idea di società. Una società più povera, con meno diritti, più ingiusta e diseguale, che travolge l’idea di un welfare universale, puntando a sostituirlo con un welfare di origine finanziaria, ridotto e corporativizzato.
A tale disegno bisogna contrapporsi facendo crescere nel movimento dei lavoratori, delle lavoratrici e nel paese la consapevolezza che la Controriforma Brunetta e le manovre del ministro Tremonti non riguardano esclusivamente le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici delle funzioni pubbliche, ma sono appunto uno strumento per affermare la loro idea di società. I tagli alle autonomie locali, la privatizzazione dei servizi pubblici, la decontrattualizzazione del lavoro pubblico, il sostanziale e sostanzioso ridimensionamento della contrattazione integrativa, la riduzione di un tema complesso come quello della produttività ad un sistema nel quale, a priori, un quarto dei lavoratori e delle lavoratrici è mediocre, una metà sufficiente ed un quarto eccellente, peggiorano non solo le condizioni di milioni di lavoratrici e lavoratori, ma rendono precaria l’erogazione dei servizi, facendo divenire un’impresa l’accesso universale a quei diritti che il lavoro pubblico è chiamato, a partire dalla Costituzione repubblicana, a garantire.
Per questo il contrasto alla L.15 da parte della Categoria deve continuare ad essere netto e forte e proseguire in forme nuove e più efficaci, a cominciare dal far crescere la consapevolezza in tutta la CGIL, nelle forze di opposizione, tra lavoratrici e lavoratori pubblici e privati e nella società, sulla reale posta in gioco.
Per questo motivo si rende necessario un duplice livello di iniziativa: da un lato, in un quadro di rinnovata e accresciuta consapevolezza di quanto un modello di lavoro pubblico sia legato ad un’idea, ad un progetto di società, occorre costruire una nuova ipotesi di riforma del lavoro pubblico sulla quale costruire consensi ed alleanze, fino a farla divenire culturalmente egemone; dall’altro mettere in campo una strategia che nell’attuale quadro consenta di rinnovare i contratti senza aderire al modello contrattuale, che non abbiamo sottoscritto nel pubblico come nel privato, ma che nel settore pubblico ha l’aggravante di essere sostenuto da una legge.
Si tratta, per ciò che attiene il primo livello di iniziativa, di affrontare una riflessione profonda sui limiti della precedente contrattualizzazione del lavoro pubblico e sul perché siamo stati messi obiettivamente in minoranza da un’ideologia sul valore del lavoro pubblico, che ha avuto radici negli anni precedenti anche in settori del centro-sinistra e che ha dipinto il settore esclusivamente come luogo di sprechi, privilegi e non-lavoro.
Il memorandum è stato l’ultimo tentativo di contrastare questa cultura e le conseguenti scelte politiche, ma è rimasto un tentativo senza effettive conseguenze pratiche.
Irrisolti sono rimasti i nodi del rapporto distorto, a volte perverso, che lega la politica alla gestione degli apparati pubblici e dei servizi ed agli interessi economici connessi. Mentre manca la disponibilità di risorse economiche sufficienti a fare del contratto nazionale un’autentica autorità salariale, viene obiettivamente falsato e distorto il ruolo della contrattazione integrativa, affidandole il compito di integrare le risorse economiche e marginalizzandone la funzione di intervento sull’organizzazione del lavoro e dei servizi.
A tutto ciò si sono sommate l’irrisolta questione della dirigenza, legata alla politica da un’insopportabile versione nostrana dello spoil-system, ed una politica occupazionale, che assumendo a pretesto i vincoli del reclutamento pubblico, ha dilatato a dismisura precarietà ed esternalizzazioni.
Di tutto ciò i portatori dei diritti, i cittadini, lo stesso sistema delle imprese, non sanno nulla, in un contesto nel quale non vi è nessun rapporto tra chi domanda i servizi e chi ne organizza l’offerta.
Su questi limiti e su come superarli svolgeremo, sulla base di un lavoro che la nostra Fondazione Luoghi Comuni sta predisponendo, un’apposita sessione seminariale del nostro Comitato Direttivo Nazionale, finalizzata a formulare un’ipotesi di reale riforma del lavoro pubblico.
Per ciò che attiene al livello di attività finalizzato al rinnovo dei contratti, si tratta di mettere in campo una strategia coerente con le prospettive delineate e che sottragga il lavoro pubblico dal falso dilemma se, al tempo della crisi, sia più utile finalizzare risorse e spesa pubblica al sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici che rischiano o perdono il proprio posto di lavoro, o rinnovare un contratto a quelli che sono i garantiti per eccellenza, la cui utilità sociale è, secondo la propaganda governativa, assolutamente marginale.
A questo scopo, ed al fine di verificare ogni possibile margine di un’iniziativa unitaria, va sostenuta la richiesta avanzata di un confronto generale sul lavoro pubblico con Governo, Regioni e Autonomie Locali, nel cui ambito si provi ad aprire contraddizioni tra i diversi livelli istituzionali ed a verificare la messa a disposizione di reali coperture per il rinnovo del CCNL, che non possono essere quelle previste dall’IPCA.
Il Comitato Direttivo ritiene nel contempo necessario attivare da subito una riflessione sui temi che per la categoria devono animare il confronto unitario sulle piattaforme, predisponendo a tal fine un apposito documento che sia insieme al presente o.d.g. oggetto di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro. A questo scopo, sulla scorta del documento preparato dalla Segreteria nazionale, occorre predisporre le linee della FP CGIL per le piattaforme dei singoli comparti, per portarle alla discussione della categoria nei luoghi di lavoro. Ci adopereremo per valorizzare un lavoro con CISL e UIL al fine di costruire piattaforme unitarie.
Il Comitato Direttivo ritiene infatti necessario offrire al gruppo dirigente, diffuso alle nostre iscritte ed ai nostri iscritti, un solido orientamento sulla base del quale si possano sviluppare iniziative a sostegno e che costituisca, insieme a quelle più generali, ragione di partecipazione all’iniziativa del 14 novembre promossa dalla CGIL.
La discussione ha inoltre sottolineato come debba essere rapidamente verificata la disponibilità del tavolo congiuntamente richiesto e vadano sondate le effettive volontà unitarie, tentando di ricondurre a sintesi anche la posizione della UIL PA, nella duplice consapevolezza che, se da un lato l’unità conferisce forza ed efficacia alle richieste sindacali, dall’altro, in assenza di una condivisa sintesi unitaria, una grande organizzazione come la Funzione Pubblica Cgil non può condannarsi all’immobilismo. Ecco perché occorre attivare un percorso di informazione e progressiva mobilitazione che, in assenza di tempestive e convincenti risposte unitarie e delle controparti, arrivi fino alla proclamazione, in tempo utile per avere esito sulla legge finanziaria, dello sciopero generale della categoria. Le forme e le modalità di questo sciopero saranno concordate con la CGIL allo scopo di pervenire allo sciopero generale del settore pubblico.
Il direttivo, a questo fine, dà il mandato alla segreteria nazionale.
Il Comitato Direttivo considera intollerabile la situazione del comparto sanità privata e sollecita la segreteria nazionale a verificare già nei prossimi giorni l’effettiva portata delle iniziativa unitarie sui pre-contratti aziendali ed a proporre a CISL e UIL di categoria l’assunzione di una decisa iniziativa di mobilitazione della categoria nei confronti dei Governi regionali, il cui atteggiamento su questa vicenda è stato finora assolutamente insufficiente.
La categoria inoltre deve riprendere l’iniziativa per arrivare alla piena stabilizzazione del lavoro precario ancora diffuso nei nostri settori.
La FP CGIL, infine, esprime forte preoccupazione e contrarietà per lo stato della democrazia sindacale nel nostro paese che si manifesta emblematicamente con la volontà del Governo di voler rinviare le elezioni delle RSU della Scuola, che invece vanno regolarmente tenute nei tempi previsti dall’accordo sindacale sottoscritto, ed anche con la negazione del diritto dei lavoratori e delle lavoratrici metalmeccaniche ad esprimersi con il voto sul merito di un CCNL sottoscritto da organizzazioni sindacali che rappresentano la minoranza dei lavoratori e delle lavoratrici di quel settore.