Sanità: lettera aperta di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil Sanità al Vice Ministro Fazio

18 Luglio 2011

Sanità: lettera aperta di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil Sanità al Vice Ministro Fazio

Pubblichiamo di seguito il testo della lettera
 
 

Roma 24 Giugno 2009

Lettera aperta
Al Vice Ministro alla Salute
On. Ferruccio Fazio

Egregio Vice Ministro

la Fp Cgil è immediatamente disponibile ad un confronto sul progetto, da Lei sinteticamente preannunciato nella giornata di ieri, che vede la possibilità di utilizzo degli infermieri nelle farmacie italiane “multiservizi”, così come da Lei prefigurate.

Siamo per una medicina d’iniziativa che sappia orientare le sue scelte sul cittadino, sui suoi bisogni e non solo sulla cura delle singole malattie; siamo per una medicina proattiva e non per una medicina dell’attesa, dell’assistenza sanitaria ospedaliera, siamo per un’offerta di servizi sanitari omnicomprensivi, continuativi, accessibili e capaci di coordinare le cure nei diversi momenti di bisogno delle persone.

Siamo per un servizio sanitario nazionale che sappia orientare i cittadini verso una partecipazione attiva nella gestione della propria salute e del contesto comunitario nel quale essa si realizza.

Per queste nostre convinzioni, che continuano a guardare al Servizio Sanitario Nazionale quale strumento supremo di garanzia del diritto alla salute dei cittadini, del suo inalienabile principio di universalità, qualunque idea sostenibile che prefiguri un inversione di tendenza, dall’ospedalizzazione dell’intervento ad una nuova medicina del territorio, vede la Fp Cgil positivamente disponibile al confronto: il nostro sistema sanitario ha urgente bisogno di esperienze avanzate sul tema della gestione integrata dei servizi, a cominciare da quelli che si realizzano sul territorio.

Siamo, quindi, ben predisposti ad un confronto sul progetto che vede un diverso e maggiore utilizzo sul territorio di figure professionali importantissime quali l’infermiere.

Da tempo, ad esempio, la Fp Cgil sostiene l’esigenza che i modelli organizzativi territoriali dei servizi prevedano spazi e competenze, autonome rispetto ai medici di medicina generale, per la figura professionale dell’infermiere.

Sul suo preannunciato progetto vogliamo, però, evidenziarle almeno tre aspetti che, se non affrontati con sano realismo, rischiano di far ripercorrere a questo tipo di discussione strade senza uscita, vicoli ciechi.

Il primo punto è la questione delle risorse.

Non le sfuggirà come idee, in un certo senso anche innovative, come quella da Lei lanciata ieri, presuppongano attività di elaborazione culturale, sia sulla natura dei servizi, sia sulle necessarie modifiche organizzative e di relazione fra i diversi attori che concorrono a realizzare un unico mandato; ma discussioni di questo tipo hanno bisogno anche e soprattutto di un’assunzione chiara di responsabilità rispetto ai finanziamenti necessari per sostenerle.

Nello specifico, infatti, qualsiasi progetto di avanzamento sul tema delle professioni sanitarie necessita di quei conseguenti e concreti interventi necessari per passare dall’elaborazione teorica a quella pratica; in questo caso, ad esempio, riteniamo necessario accompagnare proposte, che vedono un diverso, autonomo e più qualificato intervento dell’infermiere nell’erogazione di prestazioni sanitarie, con un piano preciso di interventi adeguati a sostenere tale investimento.

Su quest’ultimo aspetto non le sfugge come le attuali attività di programmazione dei fabbisogni professionali, attività oggi nelle sue responsabilità di Governo, stridano con questo progetto: già oggi il sistema formativo universitario elabora un’offerta che si colloca ben al di sotto delle aspettative e delle esigenze del Servizio Sanitario Nazionale.

Così come converrà che lo stesso sistema universitario dovrà, attraverso un piano formativo rispondente alla delicatezza di questo “investimento”, adeguare le sue caratteristiche a questo nuovo compito.

C’è infine un terzo aspetto che riguarda più da vicino il ruolo della rappresentanza sindacale in una prospettiva di difesa dei diritti dei lavoratori.

Non è insignificante l’opzione contrattuale al quale questo modello di integrazione si rivolge; non vorremmo, per essere chiari, che si realizzi una scelta, anche positiva per gli effetti che produrrebbe, se non altro in termini di deflazione dell’intervento ospedaliero, il cui prezzo, in termini di diritti del lavoro e di retribuzione, sia scaricato sulle spalle degli infermieri.

Lei sa, ad esempio, che a parità di prestazione professionale nell’erogazione di medesime prestazioni sanitarie erogate dal servizio sanitario nazionale, già oggi le retribuzioni salariali per gli infermieri del pubblico e del privato accreditato sono profondamente diverse: un infermiere di una clinica privata accreditata dal servizio sanitario nazionale ha una retribuzione minore del 25-30% rispetto ad un suo collega di un ospedale pubblico e ciò per la disgraziata scelta dell’imprenditoria privata di fare utili sulla pelle dei lavoratori (nel colpevole silenzio delle istituzioni, nazionali e regionali).

Le ribadiamo, comunque, la nostra disponibilità al confronto su questo progetto che Lei ha in mente di presentare.

Auspichiamo, però, che lei colga in maniera diversa dal passato questa nostra disponibilità.

Cordialmente

Rossana Dettori
Segretaria Nazionale Fp Cgil

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