Teorema Brunetta: più precari meno pensioni uguale a più disoccupazione e meno servizi – Comunicato Stampa di Carlo Podda

18 Luglio 2011

Teorema Brunetta: più precari meno pensioni uguale a più disoccupazione e meno servizi – Comunicato Stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

Il Ministro “dell’efficienza” Brunetta, con alcuni mesi di ritardo rispetto agli impegni presi ed agli annunci fatti in preparazione della Legge Finanziaria, ha infine deciso di avviare un’indagine conoscitiva sul fenomeno del precariato nella Pubblica Amministrazione, cosa che avrebbe dovuto già fare, in quanto rientrerebbe nei suoi doveri istituzionali. Parlando di produttività degli apparati pubblici, sarebbe opportuno che il Parlamento ed il paese conoscessero la ragione di tale ritardo. Perché poi il Ministro non utilizzi i dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, è tutto da capire. Forse non li riconosce come attendibili, al pari di quelli forniti dalla Cgil.

Il Ministro continua a trattare la questione eludendo ogni critica rivolta al suo Governo, e non confrontandosi con lo stato reale della Pubblica Amministrazione, a cominciare dalle condizioni di necessità in cui si verranno a trovare tutti i precari mandati a casa, e quei cittadini che in conseguenza di queste scelte scellerate subiranno la cessazione di servizi essenziali. Se pensano di sottrarsi così alle critiche per l’ondata di licenziamenti in arrivo, unico Governo in Europa a licenziare in piena crisi, si sbagliano di grosso.

Certo è che di qui al 1 Luglio, la protesta contro lo stop alla stabilizzazione dei precari, provvedimento inaccettabile ed ingiusto, è destinata a crescere, ed il Governo, Brunetta e tutti i ministri che hanno responsabilità sociali, prima se ne renderanno conto, meglio sarà.

Invece di esaltare il nostro sistema di welfare ed il nostro mercato del lavoro, operando una mistificazione inaccettabile, dannosa, al limite dell’irresponsabilità, il Ministro spieghi come siano conciliabili e sostenibili le sue scelte: licenziare lavoratori perlopiù giovani, non permettere alle donne di andare in pensione dopo che su questo si erano costruite un intero percorso di vita e, contemporaneamente, estendere i servizi ed il welfare per sostenere (rendere socialmente accettabile) la riforma delle pensioni, proprio mentre il venir meno del personale precario li ridimensionerà.

Roma, 9 Marzo 2009

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