DAP/Ministeri: assetto organizzativo del Dap e dirigenti penitenziari

26 Luglio 2011

 

Lettera al Ministro Alfano e al Capo Dap Ionta

 
 

Roma, 16 maggio 2011

Al Ministro della Giustizia
On. A. Alfano

Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

 

Egregio Ministro,
intendiamo esporre alcune considerazioni e perplessità in merito al contenuto del DM riguardante l’assetto organizzativo del DAP e l’individuazione dei posti di funzione dei Dirigenti penitenziari, del quale siamo venuti a conoscenza in via informale e la possibilità di avviare sulla questione un opportuno confronto dialettico.

Esprimiamo il nostro disappunto circa la prassi attivata dal capo del DAP sulla questione, riferendoci in particolare alla mancata informazione e confronto con le OO.SS, su una materia di elevata complessità ed importanza ai fini di un più efficiente e funzionale assetto organizzativo dell’Amministrazione.

Una situazione che non può non suscitare perplessità ed indignazione circa la modalità disinvolta con la quale il capo del DAP, nell’esprimere innovative e funzionali piani d’intervento dell’amministrazione, si comporta secondo una doppia strategia:
Da una parte imbastisce una sorta di dialogo con le Organizzazione sindacali, in cui si profonde in dichiarazioni di principio rispettabili, anche se non sempre condivisibili; elabora documenti programmatici annunciando la costituzione di gruppi di studio per la gestione delle problematiche penitenziarie; nella introduzione allo stesso Decreto ministeriale proclama solennemente la sua adesione ai sacri principi del decentramento delle funzioni, dello snellimento delle competenze centralistiche, del consolidamento delle risorse nel territorio ( Istituti e Uepe).

Dall’altra, quella degli atti dispositivi, fa esattamente il contrario: satura il Dap di dirigenti, con una particolare preferenza per gli uffici del suo staff; mantiene intatta la pletorica organizzazione degli uffici centrali e dei provveditorati, anche contro le previsioni della legge 133 del 2008; sguarnisce gli Istituti e retrocede gli Uepe.

Infatti nella bozza attualmente diffusa:
– Manca la fissazione di un organico dei dirigenti, dando per definitivo quello delle risorse presenti, senza alcuna previsione programmatica sulla base dei carichi di lavoro. Sorge spontanea la domanda se dopo i prossimi collocamenti di fine rapporto, previsti in misura cospicua nel prossimo futuro, non ci si debba trovare di fronte ad una nuova striminzita redistribuzione.
– La riduzione prevista dalla normativa del 2008 per i dirigenti delle due fasce viene attuata per i soli dirigenti non generali, in misura eccedente lo stesso 15 % ( che di 501 è 75, e non 82 come sostiene la bozza).
– Non viene prevista alcuna riduzione per i dirigenti generali per i quali dovrebbe invece definirsi la diminuzione del 20 % (5). Comportamento questo del tutto contraddittorio con il ritardo nel conferimento di funzioni ai cinque dirigenti generali nominati dal Consiglio dei Ministri dello scorso novembre, che sono ancora alla ricerca di una poltrona.
– Pur nel dissanguamento dei posti dei dirigenti non generali, si prevede l’aumento dei posti presso il Dap, ed in maniera specifica per gli Uffici di staff del Capo Dipartimento, ove i dirigenti passano da 23 a 27, con un chiaro intento di centralizzazione verticistica, confermata dalla previsione futura di ulteriori 15 dirigenti con compiti di studio, ricerca documentazione sempre presso gli uffici di diretta collaborazione del Capo dipartimento ( art 13). Inoltre negli intenti del dr. Ionta il Centro Amministrativo “Altavista” diventa una specie di isola extraterritoriale con competenze di comunicazione, ricerca, documentazione, oltre alla biblioteca ed al museo criminologico, da far sviluppare e coltivare da personale dirigente dal numero indefinito ( art. 5, lettera k della relazione di accompagnamento). Ma l’aspetto senz’altro inquietante della vicenda consiste nel fatto che l’aumento di tali posti stride con l’introduzione nella quale si afferma che “…è stata privilegiata, nella ripartizione delle risorse umane di livello dirigenziale, l’organizzazione degli istituti penitenziari rispetto al livello organizzativo centrale” ( pg. 2,1° cpv.)

Alla luce delle suddette considerazioni riteniamo necessario un incontro finalizzato alla revisione ed alla correzione delle disfunzioni riscontrate , nel quale si discuta di :

– fissazione di tabelle organiche dei dirigenti di prima e seconda fascia;
– razionalizzazione dell’organizzazione dell’Amministrazione sia di livello centrale che territoriale con la previsione di concentrazione di determinate funzioni dipartimentali e lo snellimento di quelle territoriali, così come previsto dalla legge;
– In tale prospettiva va esaminata anche la possibilità, attraverso un percorso legislativo, di una riconfigurazione dei Provveditorati e del territorio di competenza.;
– previsione di distribuzione dei dirigenti secondo una logica di razionale e consolidamento del territorio rafforzando le articolazioni operative ove effettivamente l’esecuzione penale si svolge nella sua concretezza: Istituti penitenziari ed Uffici epe;
– Riconoscimento del livello dirigenziale a tutti gli Uffici Epe, con l’attribuzione del primo livello per quelli di maggiori dimensioni.

Restiamo in attesa di urgente sollecito riscontro e porgiamo distinti saluti,

Il Segretario Nazionale FPCGIL
Antonio Crispi

 
 
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