I SERVIZI PUBBLICI INCONTRANO I MIGRANTI

26 Luglio 2011

I SERVIZI PUBBLICI INCONTRANO I MIGRANTI

LA CONFERENZA FINALE DI MALAGA (26 OTTOBRE 2010)

Euromed Malaga
Presidenza inziativa di Malaga

Si è conclusa a Malaga il 26 ottobre scorso la prima fase del progetto “Public services meeting migrants“, che la Funzione Pubblica CGIL ha voluto proporre e realizzare in collaborazione con la FSESP (Federazione Europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici) e conl’ISP (Internazionale dei Servizi Pubblici) e che ha visto coinvolti, oltre alla FP CGIL, la FP CISL, per l’Italia, e i sindacati dei servizi pubblici di Portogallo, Spagna, Francia, Malta e Grecia.
Obiettivo prioritario del progetto era cominciare ad indagare come i servizi pubblici rispondono ai bisogni dei migranti che sempre più numerosi raggiungono l’Europa dalle sponde del Mediterraneo, consapevoli che questa area geografica costituisce una priorità, ed una specificità, nelle politiche dell’Unione Europea e degli Stati membri riguardo ai flussi migratori misti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Una ricerca dell’International centre for Migration Policy Development ha rivelato che sono 120.000 i migranti che attraversano il Mediterraneo ogni anno, di cui l’80% lascia la sponda sud attraverso la Libia. Negli anni 2002 – 2003 gli avvistamenti in mare sono stati 14.000 per l’Italia, 11.000 per la Spagna, quasi 5.000 a Cipro, 4.000 in Grecia. Nei primi nove mesi del 2006 sono stati 25.000 gli sbarchi alle Canarie, 17.000 in Italia, 1.500 a Malta. Nello stesso periodo la Grecia ha intercettato 900 arrivi dal mare e arrestato 28.700 migranti irregolari sul territorio. E si stima che siano 2.000 le persone che ogni anno annegano nel tentativo di raggiungere l’Europa. Se è vero, come i nostri sindacati sostengono, che i servizi pubblici sono il luogo in cui si realizzano i diritti delle persone, essi devono essere posti in grado di adattarsi rapidamente anche ai grandi mutamenti che la globalizzazione produce, di sapere soddisfare anche i diritti fondamentali dei nuovi cittadini che la migrazione porta nelle nostre città. Fu guardando alla realtà dei nostri paesi che, ormai quattro anni or sono, ritenemmo necessario porre all’attenzione della FSESP il tema della migrazione come uno degli argomenti su cui concentrare l’azione negoziale e l’iniziativa del sindacato anche nei servizi pubblici. Non è stato un cammino scontato: dai sindacati di alcuni paesi giungevano segnali di una certa sottovalutazione del problema, dettati dalla diversa natura e qualità della migrazione nei 27 Stati Membri dell’Unione Europea e dall’ignoranza della dimensione del fenomeno nel Mediterraneo. Accelerare le procedure per la concessione di visti e permessi, garantire la salute dei migranti, l’educazione dei loro figli, fornire una casa, favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, assicurare il loro diritto alla pensione, sono solo la parte più evidente dei bisogni che le amministrazioni locali e il sistema dei servizi pubblici dovrebbero sapere soddisfare.
Due anni fa affrontammo questi temi nella Conferenza annuale FSESP sulla contrattazione collettiva e, nel giugno 2009, il gruppo del Mediterraneo li ripropose in una risoluzione approvata all’unanimità dal Congresso FSESP.

 
 
Euromed Malaga 2
Partecipanti iniziativa di Malaga

Per dare concretezza a questi temi il 16 Marzo scorso presentammo il progetto in una conferenza svolta a Bari, con il patrocinio della Regione Puglia, delineando i contenuti di una ricerca tesa a verificare come i nostri paesi si attrezzano per rispondere alla sfida di una convivenza multietnica all’insegna della solidarietà, partendo dalla mappatura delle legislazioni, europea e dei paesi partecipanti al progetto.
Gli obiettivi i principali hanno riguardato:
1) l’identificazione di specifici settori in cui i dipendenti dei servizi pubblici (intesi sia comepubbliche amministrazioni, sia esternalizzati/appaltati, sia a gestione mista), in ciascun paese, possono avere un più alto livello operativo e quelli in cui si registrano carenze, provando ad indagarne i motivi;
2) la valutazione della preparazione professionale rispetto alle problematiche connesse alla migrazione dei lavoratori pubblici che svolgono le loro funzioni a contatto dei migranti;
3) l’identificazione di percorsi di formazione specifici per i dipendenti pubblici legati ai temi della migrazione e dei richiedenti asilo. Il campione selezionato in Italia ha incluso: le Prefetture di Milano, Bari e Reggio Calabria, la questura di Bari, servizi sociali e per i migranti delle Province di Cagliari, Padova e Prato, servizi sanitari di Monza, Ospedale di Este (PD) e ASL di Cagliari, e la Cooperativa Richiedenti Asilo “CARA” di Bari.
Si tratta di un campione certamente parziale rispetto all’ampio numero e alla vasta gamma di servizi che quotidianamente trattano con i migranti e dettato, oltre che dalla limitatezza delle risorse destinate al progetto, dalla disponibilità di operatori ed irigenti dei servizi a collaborare alla ricerca. Vale la pena sottolineare che, con la sola eccezione di Bari, le Questure si sono in generale rifiutate di collaborare senza la previa autorizzazione del Ministero. Come illustra Raffaella Greco (vedi articolo allegato), che ha condotto la ricerca, i risultati dei questionari raccolti tra impiegati e dirigenti confermano che in tutti i paesi del campione sono numerosi i problemi relativi alla qualità e competenza dei servizi offerti ai migranti. In Italia il dato più evidente è la scarsa conoscenza della materia in generale. Tra il 20 e il 22,7% (contro il 14% della media) degli addetti dichiara di conoscere le maggiori convenzioni internazionali (Protocollo sullo stato di rifugiato, Convenzione di Ginevra 1951, Convenzione Internazionale per la Protezione dei Lavoratori Migranti) e quasi il 26% di non conoscerle affatto. Tra il 20 e il 32,5%, di poco inferiore alla media, afferma di avere da scarsa a media conoscenza della normativa UE inmateria, e solo l’8,7 dichiara una elevata conoscenza. Sulla legislazione nazionale e regionale il livello di conoscenza degli addetti varia dal 26,2% di scarso, al 32,5 di medio, fino all’8,8 di buono o eccellente (ancora una volta superiore alla media per quanto attiene i livelli bassi, ma inferiore rispetto al 9,4% medio di buona conoscenza). Con il 57,8% di addetti che non ha mai partecipato ad attività formative, la necessità di corsi di formazione e/o aggiornamento emerge come un’esigenza generalizzata (94%) e una tema inderogabile per l’iniziativa sindacale. Benché il 76% del personale giudichi valida la capacità di risposta alle richieste dei migranti (la media è 64,4), le carenze dei servizi sono imputate alla mancanza di finanziamenti per il 28%, di personale 25,6%, di mediatori culturali e linguistici 20,5% e per il 10,3% all’incomprensione delle richieste degli utenti migranti.
E’ interessante notare che tra le soluzioni proposte per migliorare il servizio il 26,9% indicala necessità di assumere migranti in qualità di mediatori culturali, ma solo il 14,5% la più generica assunzione di impiegati migranti, segno di una perdurante percezione del migrante come diverso/inadatto per il lavoro pubblico.

 
 
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Rosa Pavanelli

La comunicazione è una delle difficoltà nell’accesso ai servizi per il 18,5% delle risposte fornite alquestionario dai migranti utenti, che denunciano inoltre al 23,4% i tempi diattesa troppo lunghi, 16,8% la scarsa disponibilità degli addetti, 8,7% lamancanza del personale e 13% lo scarso rispetto dei diritti umani. Il giudizio sull’approccio ai servizi corrisponde alle carenze che i migranti utenti rilevano (per molti aspetti coincidenti con quelle degli operatori): mancanza di mediatori culturali e linguistici, di impiegati qualificati, ignoranza delle norme in materia e scarsa comprensione dei bisogni degli utenti sono indicati tutti dal 19% dei migranti intervistati, cui si aggiunge per il 12,8% l’inadeguatezza dei locali in cui sono ubicati i servizi. Di particolare importanza è che il 58,5% dei migranti intervistati dichiara di conoscere poco o nulla dei servizi esistenti e suggerisce di aumentare l’informazione attraverso mediatori culturali per il 33,3%, Radio e TV per il 32,5% e il 22,8% mediante una generica diffusione di informazione. Il dato corrisponde con l’indicazione fornita dagli utenti sulla necessità di assumere immigrati nei servizi pubblici (94,8%), di sportelli multiservizi  al 32,3%, uffici informazione per i migranti al 34,4% e centri multifunzione all’11,5% e indica un terreno di iniziativa utile per favorirne l’accesso, ma anche necessario vista la diminuzione di personale che il mancato rinnovo dei contratti ai precari, imposto dai tagli del governo, sta comportando in tutti i servizi dedicati ai migranti.La ricerca fornisce informazioni utili per adeguare la capacità di intervento del sindacato, ma anche l’esigenza di approfondimenti con studi di caso, scambio di buone pratiche e sperimentazione di corsi formativi specifici, convinti come siamo che dalla qualità dell’accesso ai servizi pubblici dipende buona parte della qualità dell’integrazione dei migranti e la difesa dell’universalità dei diritti per tutti.

Rosa Pavanelli (Vicepresidente FSESP e Responsabile Dipartimento Internazionale FP CGIL

 


 
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