La manovra finanziaria in discussione al Senato scarica sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sui più deboli della società il suo insostenibile peso.
Una manovra che avrà un effetto depressivo sull’economia, con conseguente aumento della disoccupazione e del lavoro precario a danno soprattutto delle giovani generazioni.
Una manovra costituita in prevalenza da tagli agli enti locali e alla sanità, che determinerà la riduzione di servizi sociali e assistenza sanitaria, penalizzando ulteriormente le persona malate, le famiglie, gli anziani.
Il Governo, preoccupato di tutelare chi guadagna sopra i 90 /150 mila euro, dimostra indifferenza verso chi non riesce ad arrivare a fine mese.
Dopo aver negato per due anni la gravità della crisi e aver affermato che l’Italia è riuscita meglio di altri paesi ad arginarla, oggi il governo Berlusconi, per rispondere agli attacchi della speculazione finanziaria, non trova altre soluzioni che indebolire ulteriormente il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati.
L’obiettivo primario è fare cassa reperendo risorse dove è facile prenderle: nelle buste paga di chi ha un reddito fisso.
Dopo il blocco dei contratti per i prossimi sei anni, l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, il taglio del salario accessorio, decisi nelle ultime due manovre finanziarie , con gli attuali provvedimenti si rende incerto il pagamento della tredicesima mensilità, si posticipa il TFS di circa due anni, si paventa l’ eliminazione nel calcolo dell’anzianità ai fini pensionistici degli anni di laurea già riscattati e del servizio militare. Se confermato, si tratta di un gravissimo colpo di mano, un vero scippo.
Per fare cassa si cancellano le uniche festività laiche rimaste: 1° maggio, 25 aprile, 2 giugno convinti che sia uno strumento utile per aumentare la produttività, sottovalutando l’importanza che hanno le festività nazionali nel consolidamento dell’identità culturale di un popolo, fondamentale specialmente in un paese come l’Italia, minacciato da particolarismi e localismi.
Per garantire il futuro ai lavoratori, ai pensionati, alle giovani generazioni, basterebbe contrastare con determinazione l’evasione fiscale, che ammonta a circa 120 miliardi di euro l’anno.
Ma oltre ai proclami propagandistici non si và, nella manovra mancano provvedimenti veri, efficaci. Si ricicla per l’ennesima volta il contributo dei comuni alla lotta all’evasione fiscale. Una norma già rilanciata proprio dal Governo Berlusconi nel 2008 e scarsamente utilizzata per lacune normative e poca volontà politica.
Molto più utile sarebbe:
– ripristinare l’obbligo per chi possiede una partita IVA di inviare per via telematica l’elenco clienti e fornitori: incrociando i dati può avere la valenza di un CUD. Senza quest’ obbligo scaricare le fatture false IVA è più facile e l’eventuale innalzamento delle aliquote, oltre al danno inflattivo, potrebbe diventare la beffa di un regalo agli evasori, considerato che l’IVA è l’imposta più evasa.
Il cosiddetto “nuovo elenco clienti/fornitori”, introdotto nel 2010, obbliga di comunicare all’Agenzia solamente i dati relativi alle operazioni effettuate da parte dei soggetti IVA di importo non inferiore a 3.000 euro.
– ripristinare la norma che prevede la tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori all’attuale tetto di 5 mila euro. Ricordiamo che l’art. 35 c. 12 dl 223/06 prevedeva per gli esercenti di arti e professioni l’obbligo di riscuotere tramite assegni non trasferibili o strumenti di pagamento elettronico compensi superiori a 100 euro. In Italia l’utilizzo del contante arriva al 90% , rispetto ad una media europea di circa il 70%.
Ricordiamo che a fronte di circa 11 miliardi incassati nel 2010, l’evasione fiscale è aumentata di circa 30 miliardi ( rapporto della GdF).
E’ il risultato del depotenziamento delle norme antievasione, alcune sopra illustrate , e delle modifiche organizzative ( attivazione delle Direzioni Provinciali) che hanno determinato un arretramento del presidio fiscale del territorio e la relativa diminuzione dei controlli, facendo venire meno l’effetto deterrente.
Ma soprattutto l’aumento dell’evasione fiscale è il risultato della tolleranza manifestata dal Governo.
Oggi il Governo scopre la piaga dell’evasione fiscale e l’evasore viene paragonato ad un parassita sociale, paragone calzante, in controtendenza con quanto affermato dal direttore dell’Agenzia in una intervista rilasciata il 19 agosto del 2010 al Sole 24 ore: ” dobbiamo evitare il termine lotta che evoca scontri e violenza e parlare di recupero fiscale “.
Normalmente i parassiti vanno combattuti, prima che distruggano l’ambiente in cui prolificano, “manette agli evasori” (Reviglio docet).
6 SETTEMBRE SCIOPERO GENERALE
RIEMPIAMO LE PIAZZE CONTRO I PARASSITI SOCIALI.
Roma 1 settembre 2011 CGIL FP NAZIONALE
Comparto Agenzie Fiscali
Luciano Boldorini