Egregio Presidente,
il complesso intreccio fra le normative nazionali relative alle professioni che operano nel servizio sanitario nazionale con quelle inerenti la potestà organizzative delle Regioni sui sistemi di welfare, sanitari e socio sanitari integrati è fra i più complessi e delicati: complessi perché il loro combinato interviene in maniera determinante sulla qualità delle prestazioni e sulle capacità di erogazione dei Lea da parte delle Regioni; delicati perché il loro equilibrio incide non solo sulla natura universalistica e solidale del Servizio Sanitario nazionale, ma anche sul mercato del lavoro sanitario, sui suoi fabbisogni, sulla qualità dei sistemi formativi.
Questa premessa per porre alla sua attenzione la questione relativa alla certificazione di competenze per operatore socio sanitario di cui la determinazione n.10621 del 5 Settembre u.s. della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna è solo un esempio non esaustivo, considerata la presenza nel territorio regionale di altri Enti Formativi accreditati e di altre autorizzazioni alla certificazione.
Attraverso la determinazione citata, di fatto, la Regione Emilia Romagna autorizza l’Ente di Formazione Futura SPA a verificare e certificare il raggiungimento della qualifica di Operatore Socio Sanitario per 2825 persone residenti in altre Regioni.
Premettendo che la determinazione in oggetto ha caratteristiche formali, viste dalla prospettiva dell’Emilia Romagna, ineccepibili, i punti che vogliamo porre alla sua attenzione in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni sono diversi:
1) tale attività di certificazione è o no inserita in una programma più generale che, nel caso di specie, ad esempio, determina a monte i fabbisogni formativi nazionali/regionali per tale figura e, sulla base di quella indicazione concertata, sviluppa successivamente processi di formazione/certificazione/inserimento nel mondo del lavoro coordinati dalla Conferenza ?
2) i 1438 cittadini residenti in Puglia o, ad esempio, i 921 della Campania si rivolgono all’Emilia Romagna perché la certificazione richiesta è stata loro negata dalle Regioni di residenza?
3) Gli enti formativi, che supponiamo essere privati, sono stati preventivamente autorizzati dalle Regioni interessate o hanno formato quei 2825 cittadini senza alcuna relazione con il sistema sanitario nazionale, con la conferenza delle Regioni, con le Regioni stesse?
Egregio Presidente
come vede sono punti che, rifuggendo da una mera analisi di legittimità formale della determinazione della Regione Emilia Romagna, rimandano a responsabilità di governo complessivo del sistema formativo delle professioni socio sanitarie e del mercato del lavoro ad esse connesso.
Le chiediamo, non prima di aver verificato lo stato di situazione complessiva della vicenda, di procedere, nei modi che riterrà opportuni, all’apertura di un confronto sulla questione, consapevoli che non le sfuggirà la delicatezza di un tema che coinvolge, non solo le aspettative concrete di cittadini in cerca di una occupazione, ma anche un non risibile aspetto finanziario legato alla partecipazione ai corsi di formazione (spesso onerosi) ed alla certificazione finale.
L’occasione è gradita per porgerle distinti saluti.
La Segretaria Nazionale Fp Cgil Sanità
Cecilia Taranto