Inpdap: comunicato – Quale integrazione?

19 Marzo 2012

 
 

QUALE INTEGRAZIONE?

    
COMUNICATO
 

Quando all’indomani del Decreto Salva Italia, per effetto dell’art. 21, si è letteralmente bloccata l’intera l’attività dell’Inpdap, è stato chiaro a tutti che il percorso di integrazione INPS/ INPDAP avrebbe vissuto momenti non facili in cui l’intermediazione della politica (soprattutto su Governance e piano industriale) e la partecipazione sindacale( a tutela dei diritti e del lavoro) non sarebbero potuti assolutamente mancare.
 
La Cgil da subito, al primo incontro del tavolo nazionale per la firma del protocollo della mappatura per le RSU, ha richiamato alle proprie responsabilità i vertici INPS e sostenuto l’importanza che la loro azione fosse caratterizzata, già in questa prima fase di transizione, dal riconoscimento della stessa dignità professionale di tutti i lavoratori e le lavoratrici del vecchio INPS, come degli ENTI soppressi.
 
Eppure ,con cenni, per la verità neppure tanto timidi….
– La Circolare 3 dell’INPS, invece, ha profilato un vero e proprio sistema di “tutela legale”: che obbliga i Capo Contabili delle sedi ex INPDAP a trasmettere in “copia originale” le determinazioni, i mandati e le causali dei mandati, all’Ufficio ragioneria della sede INPS che insiste sullo stesso territorio, con un ingiustificata duplicazione di lavoro.
– Poi, la DIREZIONE è intervenuta con una disposizione quanto mai inopportuna che vieta la formazione dei lavoratori delle aree A e B su materie che in INPS sono appannaggio dell’Area C. Con ciò dimenticando completamente che nella realtà ex INPDAP la formazione professionale delle aree ha dovuto prescindere dalle competenze teoriche dei lavoratori per attestarsi, invece, sulle competenze e le conoscenze pratiche di uomini e donne di buona volontà senza i quali il lavoro non sarebbe potuto andare avanti e le prestazioni si fermerebbero tutt’ora.
– Con un’altra strana disposizione l’INPS ha vietato all’ex INPDAP di nominare economi non di area C, estendendo per relationem, senza alcun senso logico, un pezzo del modello organizzativo INPS all’ex INPDAP che vive ancora con un’organizzazione completamente differente.
– La stessa logica dell’allungamento delle disposizioni è stata seguita per lo scempio senza precedenti compiuto con la chiusura dell’assistenza diretta e della presentazione dei 730 per gli utenti e i dipendenti quando nella gestione ex INPDAP per il 2012 i 730 sono previsti tra gli obiettivi delle sedi, i corrispondenti soldi riconosciuti dallo Stato per questa prestazione sono inseriti nel fondo di Ente dei lavoratori Inpdap per il 2012, la formazione per la compilazione ed il controllo dei dati immessi ha coinvolto fino al giorno prima molti lavoratori in tutte le sedi d’Italia!
 
La chicca finale è stata , senza dubbio,la dichiarazione che il Pres Mastrapasqua ha rilasciato l’altro giorno in un’audizione al Senato relativamente ai” buchi contributivi dell’Inpdap“. Una dichiarazione pericolosamente priva dell’opportuna spiegazione delle motivazioni che hanno prodotto questo stato di cose a danno dei dipendenti della PA, che sembrano ricadere, ad un incerto uditore, direttamente sull’ex Istituto.
Sul punto, al contrario, la CGIL, addentro ai fatti e a piena conoscenza dei problemi strutturali che da tempo interessavano l’INPDAP, ha più volte richiesto un intervento del Legislatore volto a rendere sanzionabile l’evasione contributiva anche nella PA, affinché potesse essere accertata ed esigibile la quota da versare per ogni singolo dipendente iscritto. 
 
Chi lavora all’ ex INPDAP questo lo sa bene e conosce tutti i motivi storici e procedurali che non hanno mai permesso la perfetta funzionalità della banca dati connessa alle posizioni assicurative pubbliche su cui c’è sempre stato l’impegno  e l’attenzione della Cgil.
 
Tale puntualizzazione è doverosa e importante!

Infatti, se fosse effettivamente chiaro alla DIREZIONE INPS che la carenza funzionale è attribuibile alla vacatio normativa, non sarebbe uscita la settimana scorsa con una Circolare che estende la prescrizione quinquennale, prevista per i dipendenti privati, anche ai contributi dei dipendenti pubblici gestiti dalle casse ex Inpdap.
Un provvedimento che porterà ad un’ enorme ulteriore penalizzazione dei dipendenti pubblici che, non potendo fruire di un accesso esaustivo alla loro posizione contributiva, difficilmente avranno tutte le informazioni necessarie per esercitare, con cognizione di causa, il diritto di rettifica dei contributi loro certificati dall’ex istituto.
In buona sostanza, con queste disposizioni, è dimostrato il teorema che l’ex INPDAP è messo sotto tutela INPS e che, al di là delle dichiarazioni d’intenti dei vertici, con i primi provvedimenti adottati si è in presenza più di metodi di colonizzazione che di condivisione della stessa mission. 
 
C’è da chiedersi cosa accadrà quando il processo di integrazione comincerà a coinvolgere i lavoratori, punto nevralgico che non può che essere gestito nella piena consapevolezza e conoscenza delle diverse realtà e professionalità esistenti.
 
La Cgil pensa che non è più rinviabile un tavolo di contrattazione nazionale, affinchè ad un inizio alquanto maldestro si sostituisca un percorso di integrazione condiviso che miri al riconoscimento di una pari dignità e tutela di tutti i lavoratori coinvolti e ad una maggiore garanzia delle funzionie delle prestazioni di welfare che,oranel suo complesso, l’INPS ètenuta a gestire con competenza e qualità.
Roma 19/3/2012
                          
                                           Il Coordinatore FPCGIL Inpdap
                                                    Marinella Perrini


 
 
 
 
 
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