Roma, 30 luglio 2012
Alla Ministra della Giustizia
Avv. Prof. Paola Severino
Al Capo del Dap
Dr. Giovanni Tamburino
Al di là dei formali richiami di regolamenti Ministeriali e di leggi dello Stato circa il corretto equilibrio nell’attribuzione di funzioni dirigenziali fra personale della Magistratura e Dirigenza amministrativo-penitenziaria la Fp Cgil rivendica, da tempo, un apprezzabile cambiamento di rotta nelle politiche di valorizzazione delle competenze e delle professionalità dirigenziali interne al DAP.
Lo abbiamo fatto in passato, consapevoli che l’amministrazione carceraria potesse a pieno titolo rivendicare un ruolo di valore nei processi di cambiamento e di avanzamento generale del sistema carcerario a fronte di un patrimonio culturale e di esperienza professionale di livello e lo facciamo oggi, a maggior ragione, in un periodo di forte contrazione delle risorse e di drammatici tagli come quelli che il Decreto “Spending” assume per tutte le Amministrazioni centrali.
L’attuale composizione del vertice del Dap vede una netta prevalenza della componente estranea alla dirigenza penitenziaria, a maggior ragione se si considera la cultura professionale di provenienza e non solo la mera appartenenza di ruolo. Situazione questa che si è accentuata ultimamente anche a seguito di scelte assunte da questo Governo, e dal Ministero della Giustizia.
E, senza entrare nel merito di situazioni specifiche, le considerazioni di merito, circa l’opportunità di continuare a preferire personalità provenienti da altri ambiti istituzionali – nel caso del DAP quasi sempre dai ruoli della Magistratura – ci portano ad affermare che sarebbe veramente il caso di ri-orientare in maniera diametralmente opposta tali scelte.
D’altro canto sia il D.to Leg.vo 445/92, che restringe per i magistrati il campo di competenza presso l’Amministrazione Penitenziaria in determinati ambiti, già ampiamente travolti dal novero degli incarichi attuali, sia il D.to leg.300 del 1999, che limita a n. 50 la presenza di magistrati presso il ministero della Giustizia, sono norme tuttora vigenti alle quali è doveroso, per una amministrazione di Giustizia, richiamarsi strettamente.
Continuando, quindi, ad immettere al vertice dell’Amministrazione Penitenziaria personalità provenienti da altri ambiti istituzionali, non si finisce solo per svilire la cultura professionale, e quindi il patrimonio storico e positivo di conoscenze che sono proprie della dirigenza penitenziaria, ma si violano sostanzialmente norme e regolamenti il cui rispetto è oggi più che mai necessario.
Di tali ragioni sono consapevoli i dirigenti penitenziari, nei cui confronti l’immissione di figure professionali estranee, soprattutto se in funzioni di vertice, continua a suonare come un evidente ulteriore ridimensionamento, in una già critica situazione determinata dalla insoluta vicenda contrattuale sulla quale sono evidenti le responsabilità dell’Amministrazione.
Egregio Ministro, egregio Capo Dipartimento, è nel senso di quanto appena esposto che vi chiediamo di valutare attentamente eventuali nuove nomine esterne, a maggior ragione in una fase nella quale, a tutt’oggi, il DAP è costretto, dal Decreto 95/2012 a ridurre del 20% la sua dotazione organica dirigenziale.
Il Segretario Nazionale FPCGIL
Salvatore Chiaramonte