MIBAC: Comunicato su Ales e comunicato stampa per chiusura Brera Cenacolo e istituti Beni Culturali Milano 26 settembre 2012

27 Settembre 2012

 

CONSIGLIO SUPERIORE: APPROVATO IL PIANO DI RIPARTO DELLE SOMME LOTTO E RIFINANZIATI I PROGETTI ALES

      

Si è finalmente riunito il prorogato Consiglio Superiore ed ha approvato il piano di utilizzo delle risorse lotto, con le quali vengono tra l’altro finanziati i progetti ALES. É stato inoltre deciso che i contratti in scadenza nei prossimi giorni verranno prorogati per due mesi, nelle more della registrazione, da parte della Corte dei Conti del decreto approvato ieri.
Un risultato importante che ci consente adesso di avviare il percorso per la trasformazione del rapporto di lavoro ripristinando il tempo indeterminato per ridare la giusta tranquillità a questi lavoratori, costretti a rincorrere fino all’ultimo momento gli innumerevoli adempimenti burocratici che caratterizzano i passaggi per accedere ai finanziamenti.
Ribadiamo al riguardo che la soluzione della stabilità occupazionale per i lavoratori ex LSU rappresenta un preciso obbligo morale per il MIBAC e un forte impegno per noi.
In allegato troverete inoltre il comunicato stampa unitario delle OO.SS. Milanesi sulla vicenda della Grande Brera, il cui contenuto rappresenta benissimo la strumentalità ed i rischi per il nostro patrimonio di una simile operazione.
 
FP CGIL NAZIONALE MIBAC
Claudio Meloni
 


Comunicato stampa per chiusura Brera Cenacolo e istituti Beni Culturali Milano 26 settembre 2012

 
CGIL FP CISL FP UIL PA USB PI

COMUNICATO STAMPA

Domani 26 settembre 2012, la Pinacoteca di Brera, il Cenacolo Vinciano, la Biblioteca Braidense, l’Archivio di Stato e tutti gli Istituti del Ministero Beni Culturali in Milano rimarranno chiusi al pubblico dalle ore 13.00 alle ore 15.00,

per un’assemblea dei lavoratori in lotta contro la creazione della “fondazione grande brera”, incaricata di gestire la Pinacoteca nazionale di Brera ed i suoi beni.

L’art 8 del decreto sullo sviluppo, convertito in legge il 12 agosto scorso, prevede la creazione della “Fondazione Grande Brera”, che subentrerebbe al Ministero per i Beni e le Attività Culturali nella gestione della Pinacoteca e dei beni mobili e immobili di pertinenza.

La Fondazione, ente di diritto privato, ha come socio fondatore il Mibac ed associa gli enti territoriali, aprendo la gestione e la valorizzazione a soci privati.

Il fine generale dichiarato è quello della “gestione secondo criteri di efficienza economica”; l’affermazione appare paradossale, basti pensare, infatti, che queste istituzioni, citando il Prof. Emiliani, lottano ogni giorno con fondi ridotti al lumicino in una vera e propria “economia di guerra”, poiché negli ultimi dodici anni il bilancio ministeriale è crollato da 2,5 a 1,5 miliardi.

 

Si tratta di un’operazione che apre la strada alla privatizzazione dei maggiori musei Italiani: lo Stato rinuncia alla funzione di gestione diretta dei propri beni culturali ed istituzionalizza il ruolo dei privati, che integrano e, addirittura, potranno sostituire il pubblico nella gestione. Un modello di gestione lontana da grandi modelli italiani ed europei, che insegue il mito americano, dimenticando che nel caso dei musei americani si tratta di collezione di proprietà privata e che divengono definitivamente dedicate alla proprietà e al godimento pubblico.

All’estero per fondazione privata si intende: istituti non-profit, in cui esponenti della società civile si organizzano per sostenere, con proprie finanze, un bene e i suoi scopi ritenuti significativi per l’interesse pubblico della collettività (teatri, musei, ospedali ecc…) a fronte di benefit esclusivamente connessi alla specificità di quel soggetto. Infine come ritorno di immagine, la pubblicazione dei nomi sul bollettino, divisi per entità della donazione. In alcuni Paesi, sono previsti sgravi fiscali più o meno sostanziosi.

Le atipiche fondazioni finora concepite in Italia per i musei statali sono invece tutt’altra cosa: istituite e composte prevalentemente non da mecenati e capitale privato, ma da Stato ed Enti locali, quindi non private, ma diversamente pubbliche. Il che non è affatto un bene in quanto i soggetti fondatori sono in larga parte strettamente dipendenti dalla politica per nomine e scopi. Il presidente viene pagato (lautamente), i consiglieri pure, espressione degli enti locali e, se va bene, delle Fondazioni bancarie, private, certamente, ma gestori di danaro la cui provenienza le rende rappresentative di un interesse esteso e collettivo: in qualche modo, seppure indiretto, ancora pubblico. A fronte di ingenti spese di funzionamento il bene finisce per ricevere sempre le stesse risorse e, più che a questo, l’assetto gestionale è attento a se stesso.

“Insomma in Italia si realizza la capriola semantica per cui chi partecipa alla governance di una Fondazione invece di metterci i soldi, li piglia”.

E poi, soprattutto, non si tratta di istituti non-profit: non intendendo l’investimento culturale come forma di restituzione alla società, ma appunto come investimento con ritorno di profitto, immagine, compensi economici o politici.

Inoltre, pubblici sono i soldi, più o meno gli stessi che arriverebbero comunque al museo o che il museo riuscirebbe ad attrarre da Fondazioni bancarie aventi come scopo sociale le erogazioni liberali, collaborazioni con enti locali, ecc..

Dov’è allora il vantaggio in termini di riduzione della spesa a carico dello Stato?

 

Ma, ancora più gravemente: si dice che la Fondazione “Grande Brera” serve per rilanciare la Pinacoteca.

In realtà, per il rilancio della Pinacoteca di Brera è vero che ben 2 progetti di ristrutturazione sono stati predisposti dalla fine degli anni ’70 ad oggi; ma è anche vero che i Ministri, che si sono succeduti (tra il 2004 e il 2006), hanno scelto di dirottare la consistente dote economica che li accompagnava (ben 25 miliardi di lire), nonostante i lavori fossero già avviati ed in corso, verso altre opere.

Ad esempio: sulla Triennale e il Museo della Scienza e della Tecnica, a Milano, e su altre sedi di rilevanza sul territorio nazionale, come l’Accademia di Venezia.

 
 

Riteniamo che il piano di rilancio della Pinacoteca di Brera dovrà prevedere strumenti di autonomia funzionale, già previsti dall’organizzazione funzionale del Ministero e che consentono di riutilizzare i proventi degli ingressi, recuperando fondi altrimenti destinati alla fiscalità generale.

 

CGIL CISL UIL ed USB esprimono forte contrarietà in merito alla costituzione della “Fondazione Grande Brera”: l’esperienza attuale dimostra come le fondazioni, è il caso del Museo Egizio di Torino, non offrano alcuna garanzia di tutela economica nei confronti del personale, scarichino costi di gestione sull’utenza, attraverso i rincari dei biglietti d’ingresso, senza però rinunciare al ricorso economico pubblico in quanto non è, al momento e nel futuro, ipotizzabile una loro autonomia economica.

E’ utile ricordare che in recenti dibattiti pubblici si sia dimostrato come Brera, trasformata in fondazione, potrebbe arrivare a costare danaro pubblico per 6/8 milioni, mentre oggi vivacchia con appena 1 milione di euro di fondi per il funzionamento.

Sono davvero questi i modi per investire proficuamente in cultura?

Uil Pa – Beni Attività Culturali – Milano Misia Fasano cell 3387906529

UIL Pa – Milano Eloisa Dacquino cell 3386184247

Cgil Fp – Milano Tatiana Cazzaniga cell 3299790140

Maria Teresa Caracciolo cell 3288692124

CISL Fp – Milano Maurizio Irrera cell 3490520810

USB P.I. – Milano Marina Zetti cell 3383301442.
 

 

 
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