Inps: A proposito di disavanzo dell’Inpdap. Proviamo a fare chiarezza

02 Ottobre 2012

 

A proposito di disavanzo dell'Inpdap. Proviamo a fare chiarezza

 

Come abbiamo più volte sostenuto, la soppressione dell’Inpdap e dell’Enpals e il loro assorbimento nell’Inps non hanno raggiunto – malgrado le ripetute affermazioni del governo –  l’obiettivo di realizzare risparmi per le casse dello Stato, né quello di tagliare”sprechi”, né tanto meno quello di chiudere un “carrozzone obsoleto e inefficiente”.
Si è trattato, piuttosto, di una decisione poco ponderata che non ha considerato – sin dalla sua adozione – il contesto, la storia e l’evoluzione degli Enti, e nemmeno il quadro normativo preesistente e i vincoli che ne derivavano.

A proposito del grande disavanzo di bilancio dell’Inpdap, infatti, dobbiamo ricordare come questo sia stato in gran parte determinato da una normativa che qualificava i versamenti tra Ministeri e Enti come partite di giro all’interno dell’unico bilancio dello Stato.

Questa ha reso di fatto superfluo qualsiasi controllo sulla regolarità dei versamenti contributivi delle singole Amministrazioni e la istituzione di un corpo ispettivo specifico per i controlli sulla regolarità contributiva delle p.a.

Aggiungiamo poi che, nel tempo, la legislazione
1) ha allargato la forbice occupati pubblici/contribuenti e pensionati (a favore dei secondi),
2) ha erogato fino al 1995 le cosiddette pensioni baby sulla base di requisiti contributivi particolarmente ridotti,
3) ha bloccato i rinnovi contrattuali a partire dal 2010 con conseguente mancato adeguamento anche dei relativi versamenti previdenziali,
4) ha spostato la contribuzione di vari Enti – in seguito ad esternalizzazioni e privatizzazioni di servizi – dall’Inpdap all’Inps lasciando però all’Inpdap l’onere del pagamento delle pensioni in essere
5) ha omesso di rendere direttamente esigibile il credito contributivo, come è per l’inps,
6) determinerà, con l’attuazione della spending review, un ulteriore aggravamento dello sbilancio fra “contribuenti” e “percettori” delle pensioni.
 
Diventano chiari i motivi per cui il deficit è diventato strutturale ed è destinato ad aumentare nel tempo se non si realizza una politica di sviluppo del pubblico impiego.

Queste sono motivazioni che rendono scorretto attribuire all’Inpdap, come intenderebbe fare una certa campagna d’opinione, il default decretato con la soppressione e soprattutto inconcepibile compensare i deficit di bilancio delle casse statali con quelle gestite dall’inps per i privati.

Sebbene, infatti, le competenze dei due istituti siano ormai sotto un’unica egida, la gestione delle casse rimane al momento separata e autonoma dalle altre, sia dell’ Inps che interne allo stesso Inpdap ( in particolare la cassa credito che è e deve rimanere a presidio del finanziamento agevolato ai dipendenti su tutto il territorio nazionale e in concorrenza con le Banche e le finanziarie).
La vera soluzione al disavanzo non è né la soppressione, ne la compensazione tra casse, ma come abbiamo più volte detto, va ricercata nella riorganizzazione e nel rilancio della gestione della Previdenza pubblica obbligatoria in Italia, da realizzare attraverso una riforma organica frutto di un confronto reale tra Governo e parti sociali.
 
Solo cosi sarà possibile ottenere risultati adeguati ai bisogni dei cittadini e duraturi nel tempo.
Roma, 2 ottobre 2012
 

FP CGIL
p. la Segreteria Nazionale
Salvatore Chiaramonte

 
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