Carceri: sentenza Strasburgo giusta condanna per la disumanità del nostro sistema, problema dei detenuti vissuto anche dagli operatori

14 Gennaio 2013

Carceri: sentenza Strasburgo giusta condanna per la disumanità del nostro sistema, problema dei detenuti vissuto anche dagli operatori

 
“Una sentenza storica che condanna la disumanità del nostro sistema, che emette un giudizio pesante su una classe politica incapace di affrontare il problema, che lo ha eluso approvando troppo spesso norme propagandistiche. Le carceri italiane vivono un’emergenza umanitaria che denunciamo da anni e che è ragione di grave sofferenza tanto per i detenuti quanto per gli operatori”, con queste parole Rossana Dettori, Segretaria Generale dell’Fp-Cgil Nazionale, commenta la condanna dell’Italia da parte della Corte dei diritti umani di Strasburgo in merito al sovraffollamento delle carceri.

“Negli ultimi anni il fenomeno ha subito un’accelerazione – continua Dettori – da una parte a causa di norme insensate e punitive come la Bossi-Fini sulle droghe e la Fini-Giovanardi sull’immigrazione, dall’altra per un impoverimento che l’austerità ha persino aggravato, portando all’impossibilità di affrontare le gravi carenze infrastrutturali”.

“Mentre i detenuti marciscono in celle anguste – aggiunge la sindacalista – invece di veder affrontato il problema assistiamo a un pericoloso giro di vite sul lavoro in carcere, un’operazione di trasferimento dai loro luoghi di lavoro dei nostri delegati sindacali e iscritti, rei di aver denunciato la pratica del distacco di poliziotti penitenziari in altre sedi e quindi dell’allontanamento dagli istituti. Distacchi che pesano su un organico pensato per una popolazione di circa 37/38 mila detenuti e che dovrebbe contare su circa 45mila poliziotte e poliziotti. Oggi il rapporto è ribaltato, 68mila a 37mila, 30mila ‘ristretti’ in più e 8mila agenti in meno. Su questo non abbiamo ricevuto alcun riscontro né dalla Ministra Severino né tanto meno dal Capo del Dap Tamburino”.

“Le nostre carceri – conclude la Segretaria Generale dell’Fp-Cgil – sono un’onta che ci allontana dall’occidente e dalla democrazia, un luogo di sofferenza tanto per chi vi è recluso tanto per chi è costretto a lavorarci in condizioni inaccettabili”.
 
Roma, 8 Gennaio 2013
 

Carceri: domani presidio contro i trasferimenti punitivi e lo scandalo dei distacchi, 8mila agenti in meno e 30mila detenuti in più, le carceri esplodono

 
Domani 8 gennaio, a partire dalle ore 10:00, l’Fp-Cgil terrà un presidio davanti alla sede centrale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Largo Luigi Daga 2, Roma, per protestare contro i trasferimenti di sede che hanno colpito diversi delegati e iscritti all’organizzazione sindacale. I provvedimenti, definiti “punitivi” dalla Funzione Pubblica Cgil Nazionale, giungono in seguito alle denunce riguardanti il distacco di personale di Polizia Penitenziaria presso altri servizi e uffici centrali, piaga antica e irrisolta che continua a essere messa in atto dal Dap.

Distacchi che pesano ulteriormente su un organico che dovrebbe contare su circa 45mila poliziotte e poliziotti, così come stabilito dal DM dell’8 febbraio 2001 pensato per una popolazione di circa 37/38 mila detenuti contro gli attuali 68mila. A oggi sono solo 37.500 unità quelle effettivamente in servizio nell’amministrazione penitenziaria, 8mila agenti in meno a fronte di 30mila detenuti in più.

Tra quelli in servizio 4000 circa sono attualmente impegnati in compiti istituzionali diversi da quelli svolti nelle carceri, dal Ministero della Giustizia al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dalle Scuole di Formazione e aggiornamento ai Provveditorati regionali, dagli UEPE (uffici esecuzione penale esterna) al Gom (gruppo operativo mobile), dalle Fiamme Azzurre all’USPEV (ufficio scorte), dalle Procure della Repubblica alla Magistratura di sorveglianza ai Tribunali e altro ancora. 4500 circa sono i poliziotti penitenziari che risultano quotidianamente impiegati nei servizi di traduzione e piantonamento, 2800 circa quelli che prestano servizio in amministrazioni ed enti statali e parastatali o vengono impiegati in servizi amministrativi dentro e fuori dal carcere. Circa 1000 operano nella Giustizia Minorile.

Questo fenomeno riduce di fatto a poco più di 24mila gli agenti che operano in carcere. Per supplire alle forti carenze il personale di Polizia Penitenziaria è obbligato a effettuare un numero eccessivo di ore di lavoro straordinario, molto spesso con doppi turni, subendo un ulteriore stress psicologico e fisico oltre a quello, già opprimente, causato dal sovraffollamento. Una situazione insostenibile a cui va posto rimedio.

Roma, 7 Gennaio 2013

 
Carcere: liste di proscrizione al Dap per iscritti e delegati Cgil, Tamburino scatena la caccia

“Il dr. Giovanni Tamburino, capo del Dap, ha ufficialmente aperto la stagione della caccia contro chi ha avuto il coraggio di non piegarsi al potere che governa unilateralmente la Polizia Penitenziaria. Alla direzione generale del personale in questi giorni sono state fatte pervenire le prime liste affinché disponga i provvedimenti di allontanamento dalle proprie sedi di servizio di delegati e iscritti alla Fp-Cgil. Un atteggiamento padronale intollerabile”. Con queste parole Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil, denuncia i vari episodi che si stanno susseguendo ai danni di delegati e iscritti alla propria organizzazione, a suo dire oggetto di una “pulizia sindacale”.

“Se questa è una risposta alle nostre denunce sull’immotivato ricorso del Dap a provvedimenti di distacco di personale di Polizia penitenziaria, allo stato attuale carente di circa 7000 unità, è molto scomposta. Continueremo a dar seguito alle nostre richieste – aggiunge Fratini – specie in una fase di grave crisi del sistema penitenziario”.

“Mai prima d’ora era stata così ferocemente messa in discussione la democrazia, il sistema di garanzie e partecipazione sindacale nell’amministrazione penitenziaria – afferma Francesco Quinti, coordinatore nazionale del comparto sicurezza per l’Fp-Cgil – mai avremmo potuto pensare che i delegati e gli iscritti alla Cgil potessero essere perseguitati dal loro capo, un magistrato nominato da un governo tecnico”.

“Chiediamo al Ministro della Giustizia Severino e a tutte le istituzioni preposte – concludono i due sindacalisti – di intervenire affinché si interrompano subito queste odiose pratiche intimidatorie”.
 
Roma, 4 Gennaio 2013

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