MIBAC: Comunicato 11 febbraio

11 Febbraio 2013

Comunicato 11 febbraio

ATTACCO RESPINTO ALLA CONTRATTAZIONE

Si è svolta si è svolta venerdì la riunione del tavolo nazionale con all’ordine del giorno vari argomenti, tra i quali il più insidioso era la proposta di revisione dell’accordo sulle turnazioni.
Su questo punto, che è stato trattato in fondo alla riunione, dietro esplicita richiesta unanime della parte sindacale, le posizioni di rigetto della proposta sono stati unanimi e unitarie. Senza nemmeno  entrare nel merito. Le motivazioni del nostro rifiuto sono riferite alle vere motivazioni che soggiacciono a questo tentativo, ovvero la disapplicazione del contratto integrativo e la cancellazione di ogni diritto di contrattazione sulle turnazioni, sia a livello nazionale che in sede locale. Questo è la continuazione di una strategia di attacco al CCIM che è iniziata con il tentativo di affossare i progetti di apertura straordinaria di fine anno e che prosegue adesso con la minaccia di non registrare gli accordi sulle turnazioni se contengono riferimenti a prerogative di contrattazione da parte della rappresentanze dei lavoratori. In sostanza non viene messa in discussione l’efficacia produttiva degli accordi integrativi ma si discute solo dello loro conformità alla normativa brunettiana. Un atteggiamento che non esitiamo a definire irresponsabile ed ignorante. Irresponsabile perché il mancato governo della contrattazione sui cicli organizzativi ha come immediato riflesso il caos organizzativo e la micro conflittualità permanente. Nel MIBAC migliaia di lavoratori lavorano sul ciclo delle turnazioni e solo un governo negoziale ha impedito, in questa fase di tagli profondi e chirurgici al costo del lavoro ufficiale, che la carenza di organico sempre più grave nei settori afferenti potesse mettere in crisi il servizio e di conseguenza i livelli di fruizione del nostro patrimonio culturale. In assenza di questo strumento ci troveremmo dinnanzi a scelte solo unilaterali con le conseguenze che si possono immaginare sulle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, con un conflitto aperto con le rappresentanze dei lavoratori a tutti i livelli. Atteggiamento irresponsabile per questo ed ignorante nel senso che i burocrati del controllo ignorano del tutto come si lavora all’interno di questo ministero e quanto sia lontana l’immagine astratta del modello normativo che vogliono imporre dal sistema di contrattazione e di produttività collettiva che innerva le esangui linee di lavoro di un ministero ridotto in fin di vita da scelte politiche e burocratiche.
Un ministero che nell’anno di grazia 2013 deve rinunciare, a causa degli ennesimi tagli al bilancio, anche ai progetti classici di valorizzazione, ad esempio la Settimana della Cultura, e dove adesso si vuole mettere a rischio anche tutto il sistema di offerta dei servizi che normalmente garantiamo tramite gli accordi nazionali. Noi proponiamo il mantenimento dell’iniziativa e la contestuale soppressione della D.G. Valorizzazione, di cui è evidente l’inutilità ed i cui costi sono del tutto ingiustificati quanto esosi,  a differenza di quelli da sostenere per la Settimana della Cultura.
Noi non ci stiamo. Se qualcuno pensa di disarticolare definitivamente la capacità del MIBAC di produrre servizi si troverà contro una risposta fermissima e unitaria di mobilitazione e di lotta per difendere lavoro, dignità e diritti. E se qualcuno pensa di non registrare i nostri accordi si assumerà tutte le conseguenze del caso; stiamo già subendo inenarrabili ritardi per colpa del famigerato cedolino unico e di un sistema di controlli vessatorio ed inutile. Ci provassero.
Allo stesso tempo chiediamo all’Amministrazione di rivendicare con dignità e orgoglio la natura produttiva di questi accordi e l’autonomia delle scelte di governo del Ministero, di non piegare la schiena di fronte a richieste che la stessa controparte giudica incomprensibili. Avremmo voluto che ci fosse un Ministro a difendere, un Ministro che il MIBAC non ha da troppo tempo, con buona pace del prof. Ornaghi e dei suoi brillanti  predecessori, che sono scivolati sull’acqua e hanno lasciato che a governare il Ministero fossero altri, il MEF e la Funzione Pubblica, mentre le politiche su cultura e sviluppo le ha fatte il Ministro Barca.
Per questo abbiamo vivamente consigliato la nostra controparte di aspettare il prossimo Ministro, nella mai sopita speanza che sia un vero Ministro, non un cavaliere inesistente.
Vedremo. Al momento la proposta è stata rigettata ed i conti definitivi li faremo più avanti.
 

 

Sul nuovo organico.
 

Nella stessa seduta ci è stato illustrato il nuovo organico emerso dal DPCM famigerato sulla spending review. I numeri sono quelli noti anche se leggermente modificati dai pensionamenti e da uleriori verifiche avvenute nelle more della conclusione del processo. Per cui al mese di febbraio 2013 risultano 972 lavoratori in servizio nella prima area a fronte dei 700 previsti dal nuovo organico. Quindi la prima area registra una eccedenza complessiva di 272 unità. In seconda area abbiamo 12730 presenti contro i 12847 previsti, con una carenza di 117 unità, e la terza area con 5079 presenze a fronte di 5400 previsti. Con una carenza pari a 321 unità.
Di questa operazione abbiamo già detto tutto il male possibile e lo abbiamo ribadito ai nostri interlocutori. In particolare abbiamo ricordato a tutti che solo il riassorbimento delle eccedenze gratuitamente create in prima area potrà consentire qualunque processo di integrazione degli organici eccedenti, fossero concorsi esterni, ampliamento degli scorrimenti agli idonei ai passaggi di area e assorbimento dei comandati. Quindi con l’operazione fatta sulla prima area si sono penalizzati non soltanto i lavoratori ivi presenti, ma anche tutti gli altri, creando delle vacanze allo stato non ricopribili con nessun strumento, sia per i noti blocci normativi che in relazione ai tempi di assorbimento dell’eccedenza. Abbiamo al riguardo chiesto un piano all’amministrazione ma dobbiamo sottolineare che la norma concede 4 anni complessivi per l’utilizzo dei meccanismi di pensionamento, entro il 2014 per chi raggiunge entro questa data i requisiti dei pensionamenti pre-riforma Fornero e i due anni successivi per coloro che raggiungono i requisiti di pensionamento ordinario. Specificando che l’opzione pre-Fornero riguarda solo i lavoratori della prima area e non gli altri. In questo arco temporale, e con il vivo augurio che possano bastare solo i pensionamenti, il MIBAC è impossibilitato ad avviare qualunque politica occupazionale e di mobilità professionale.
Questa è la realtà, purtroppo, e invece di un comitato idonei servirebbe un comitato di salute pubblica, per far fronte ad una siuazione che vede definitivamente affossate le prospettive di minimo rilancio di questo ministero.
I lavoratori provenienti da Cinecittà e dal Teatro Quirino: abbiamo ricevuto l’informativa sull’inquadramento di 56 lavoratori provenienti da Cinecittà e di altri 17 provenienti dal Teatro Quirino. Vale la pena di sottolineare ulteriormente che questi lavoratori, e quelli precedentemente inseriti nei ruoli, sono aggregati in extra organico, in base alle previsioni della legge, ed in nessun modo hanno contribuito alla formazione delle eccedenze rilevate nel nuovo organico e  non incidono in diminuzione sulle vacanze della terza area e della seconda area. Per cui riteniamo di non condividere alcune preoccupazioni che ci sono pervenute. Invece andrebbe fatta una valutazione a livello politico sulle circonvoluzioni che avvolgono le politiche nel settore: lo smantellamento e lo spezzettamento di Cinecittà, il tentativo abortito di sopprimere l’ex Discoteca di Stato, la vicenda del Quirino, con una convenzione interrotta e la programmazione 2013 apparentemente intatta. Ci aspetteremmo chiarezza in uno dei settori strategici del MIBAC, invece ci troviamo di fronte a decisioni improvvise e spesso dalle motivazioni non proprio trasparenti. Per quel che riguarda i lavoratori abbiamo chiesto una informativa sulla loro dislocazione e l’avvio di corsi di formazione finalizzati ala loro riconversione (allo stato ci risultano professionalità tecniche inserite impropriamente in cicli amministrativi e professionalità amministrative inserite senza adeguata formazione specifica).
 

 

FUA 2012/2013 e verifica progetti nazionali.
 

Abbiamo sottoscritto le tabelle relative al FUA 2013. Per quanto riguarda la contabilizzazione non sono stati inseriti i fondi impegnati per le progressioni economiche, che sono accantonati in attesa di poterli attribuire al momento della conclusione delle procedure, previste, commissioni sub regionali permettendo, per il mese di luglio. Abbiamo recuperato circa 2 milioni di euro da una integrazione al FUA riferita al salario accessorio del personale transitato in mobilità e, per quel che riguarda il 2012, sono stati accertati circa 8,5 milioni di euro a cui aggiungere i 5,5 milioni residui. Con un residuo complessivo di 15 milioni di euro da destinare in gran parte ai progetti locali. Abbiamo comunque chiesto l’avvio delle richieste, in sede di assestamento di bilancio, delle quote variabili e non riversate nel FUA, la cui accessibilità è attualmente nellordine di 4 milioni di euro. L’Amministrazione si è impegnata.
Per quanto riguarda il FUA 2013 attuamente abbiamo, oltre alle voci impegnate su progetti e turnazioni, un residuo di circa 8 milioni di euro da utilizzare.
Naturalmente abbiamo sottoscritto la verifica dei progetti di apertura straordinaria di fine anno e, una volta la stessa verrà registrata dai burocrati del controllo, le relative somme saranno percepite dai lavoratori.
 

Ci è stata consegnato un prospetto sulla spesa prevista per turnazioni, che verificheremo, e ci sono state consegnate due richieste di aumento di budget. Sulla prima, relativa all’Archivio di Stato di Torino, abbiamo espresso parere favorevole e sollecitato l’amministrazione ad accogliere la richiesta. Tale aumento è solamente giustificato dalla necessità di mantenere le aperture per 11 ore, certificato in contrattazione locale. Poiché questa storia va avanti da circa 4 anni, con reiterate richieste mai prese in considerazione dal tavolo, è secondo noi giunta l’ora di una decisione: o si consente all’archivio di mantenere gli standard di servizio previsti, oppure si concede la deroga alle aperture prolungate. E quindi il supplemento di istruttoria richiesto al tavolo deve essere finalizzato a raggiungere in tempi brevissimi una decisione.
Del tutto singolare è invece la richiesta del Polo Museale Veneziano di quasi raddoppiare il budget previsto. Senza alcuna informativa alle OO.SS. locali e senza che al riguardo vi sia stata alcuna verifica, se non una richiesta del tutto generica a firma della soprintendente Damiani. Non si comprende il motivo, visto che la politica di quel Polo è piuttosto quella indirizzata a comprimere spazi e orari di apertura. Solo per fare un paragone il Polo Museale romano, che dispone di 101 lavoratori turnisti in più di quello di Venezia (239 contro i 138) chiede uno stanziamento di 60.000 euro inferiore. Allora rivolgiamo un pubblico quesito alla dottoressa Damiani: per fare cosa, questo aumento di budget così spropositato? La richiesta naturalmente è stata rigettata dal tavolo.
 

Sul telelavoro: l’Amministrazione si è impegnata a presentare un progetto contenente le linee guida nazionali per l’attuazione del progetto. Noi abbiamo unitariamente sollecitato la necessità che l’egregio lavoro fatto dalla Commissione paritetica sull’argomento non vada perso. Vedremo.
 

Infine la questione del “freddo a Palazzo Ducale di Venezia”. Lo scorso inverno il freddo congelò il sistema di climatizzazione e la Soprintendente venne costretta a rimandare a casa i lavoratori perchè l’Ufficio era evidentemente inagibile. Dopo aver adottato questa decisione, del tutto corretta in relazione alla necessaria tutela della salute di lavoratori e cittadini, l’Amministrazione adesso pretende di far recuperare le ore perdute ai lavoratori. Appellandosi alla mancata ordinanza prefettizia, che in questo caso c’entra come i cavoli a merenda, visto che il problema non era generale ma solo specifico e dovuto a problemi tecnici di quell’impianto di climatizzazione. Abbiamo chiesto unitariamente di rivedere la questione e di sospendere la richiesta di improprio recupero delle ore lavorate. L’amministrazione ha accolto.
 

                                                              Claudio Meloni
 

 

 
 

 


 
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