COMUNICATO
Non siamo a Bolliwood ma a Firenze e ci ritroviamo con un matrimonio del secolo, un matrimonio indiano. Nel fare gli auguri agli sposi, dovuti, e assolutamente scevri di alcuna invidia sociale per le condizioni economiche che permettono la realizzazione di un evento da 8 milioni di euro, la riflessione che ci sorge spontanea è quella sull’utilizzo del nostro patrimonio e se eventi come questi possano rientrare a pieno titolo nelle politiche di buona gestione e valorizzazione dei beni comuni – demaniali – affidati al MiBAC.
Riassumiamo:
per l’evento in questione – ma è poi così giusto chiamarlo evento se si tratta di una concessione? – è stato concesso generosamente – per la durata di una settimana – l’utilizzo del Cortile degli Ammannati, e di altri spazi interni a Palazzo Pitti, mentre il Comune ha concesso l’utilizzo di piazza Ognissanti, all’interno della quale il MIBAC ha autorizzato la costruzione di un padiglione temporaneo in stile pseudo-indiano, naturalmente.
Il matrimonio costa un patrimonio, circostanza che non ci consente certo di criticarne l’eccedenza, neanche reclamando l’umiliante contrasto con il difficile momento attraversato dal Paese; ciascuno può spendere i soldi come gli pare, ma la città di Firenze cosa ci guadagna da un circo Barnum del genere? E cosa ci guadagna il MIBAC?
Ebbene, da quello che ci risulta, il Comune verrà compensato con una quota pari a 200.000 euro per il disturbo a cui vanno ad aggiungersi alcuni spiccioli utili al restauro della Fontana del Tacca collocata in piazza SS. Annunziata, mentre al MIBAC pare saranno generosamente versati circa 35.000 euro – quota Polo – e 10.000 euro – quota SBAPSAE – ovvero una spesa totale simile a quanto previsto per le bibite – non di pregio – destinate agli invitati.
Ci chiediamo: è questa la politica di valorizzazione che si intende far partire da Firenze per contagiare tutta la penisola?
Ce lo chiediamo anche alla luce delle fatiche di Sisifo che abbiamo fatto noi per mantenere un programma di offerte decenti destinate a tutti i cittadini.
Ed alla luce delle proposte dei cosiddetti “saggi” i quali propongono l’affitto a privati delle opere conservate in magazzino. Da non credere.
Le nostre città d’arte non possono diventare palcoscenico per iniziative del genere e il Mibac non dovrebbe prestare il fianco: sono di questi giorni le polemiche del sindaco Alemanno contro i nostri funzionari della soprintendenza archeologica di Roma perché pretendono il rispetto delle regole ed invece il mitico sindaco di Roma pretende di occupare aree archeologiche senza troppi “inghippi burocratici”, ovvero i vincoli all’utilizzo dei nostri monumenti, che per lui sono evidentemente solo lacciuoli. Sarebbe interessante se i nostri dirigenti di Firenze facessero altrettanto nei confronti dell’ugualmente mitico sindaco Renzi. Ma sulla gestione Mibac a Firenze avremo ancora modo di ritornare: troppe cose non ci tornano.
Roma, 18 aprile 2013
FP CGIL NAZIONALE MIBAC
Claudio Meloni