La Cgil e la Fp Cgil ritengono “positiva la volontà di intervenire sul funzionamento della Giustizia nel cosiddetto ‘decreto del fare'”, criticano però il merito di alcune scelte “che continuano a porre rimedio all’emergenza con provvedimenti tampone, che non riformano l’organizzazione ma introducono ancor più precarietà e incertezza nelle mansioni e funzioni degli addetti, con carichi di lavoro che rischiano di accrescersi ulteriormente per l’attuale personale”. E’ quanto si legge in una nota del sindacato di corso d’Italia e della federazione dei lavoratori dei servizi di pubblica utilità, quest’utlima oggi intervenuta nel corso di un’audizione alla commissione Giustizia della Camera.
“Un settore come quello della Giustizia, con una drammatica carenza di circa 7.000 posti in organico – affermano il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, e il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte – avrebbe sempre più bisogno di riorganizzazione, di qualificazione e innovazione, di un corposo ricambio generazionale tramite assunzioni di giovani qualificati, non certo di un allargamento della schiera di stagisti a titolo gratuito”.
“Abbiamo da tempo presentato una proposta organica, legata alle reali condizioni dell’organizzazione giudiziaria e alla definizione di precise misure per realizzare ‘l’ufficio per il processo’, e vorremmo che il dibattito si concentrasse su misure strutturali. Allo stesso modo andrebbe discussa la frettolosa e superficiale riforma della ‘geografia giudiziaria’ – concludono Sorrentino e Chiaramonte – che entrerebbe in vigore il prossimo 13 settembre, senza alcuna seria interlocuzione con gli operatori e con le loro rappresentanze”.
Roma, 4 luglio