MIBACT: bando relativo allo stage formativo di 500 giovani neolaureati

11 Dicembre 2013

 
 

Bando relativo allo stage formativo di 500 giovani neolaureati

  
 COMUNICATO

 
 
 
Nei giorni scorsi il MIBACT ha pubblicato il bando relativo allo stage formativo di 500 giovani neolaureati da applicare per un anno alle attività di catalogazione e digitalizzazione del nostro patrimonio. Un bando annunciato in pompa magna questa estate, assai singolarmente scambiato per un bando di nuove assunzioni e come tale presentato dai media.
La pubblicazione del bando ha scatenato molte reazioni, facciamo l’esempio dell’Associazione Nazionale Archeologi che per oggi ha indetto una giornata di protesta.
Noi siamo totalmente d’accordo con le valutazioni dell’Associazione e ne sosteniamo la protesta, assai giustificata, rispetto alle modalità ed alle finalità di questo bando.
Quello che colpisce è anzitutto la modalità: si fa un vero e proprio bando di concorso, i cui requisiti sono normalmente richiesti per accedere tramite un concorso pubblico per laureati specialisti, e poi la finalità è svolgere uno stage formativo alla fantastica cifra di 5000 euro l’anno al lordo degli oneri assicurativi.
Al termine del quale viene rilasciato un attestato a futura memoria, ovvero da utilizzare nell’eventualità, assai remota allo stato, di nuovi concorsi.
In sostanza si fa un concorso che prevede come requisiti di ammissione minimi il punteggio massimo al titolo di laurea, una conoscenza dell’inglese a livello superiore (b2), nonché titoli specialistici per essere ammessi ad una ulteriore prova selettiva fatta su quiz a risposte multiple, la cui finalità e di garantire un titolo di preferenza per  gli ulteriori concorsi che il laureato specializzato con tanto di titoli dovrà rifare. Per guadagnarsi il quale dovranno lavorare per un anno praticamente gratis per l’Amministrazione.
E quindi si comprende la giusta indignazione dei nostri giovani che hanno faticato per formarsi adeguatamente e che fanno i conti con un mercato del lavoro di per sé asfittico e poco remunerativo, ai quali viene imposto un passaggio lungo e senza alcuna garanzia seria, una sorta di passaggio a forche caudine al termine del quale il rischio più evidente è dover ricominciare daccapo come se nulla si fosse fatto.
L’altro risvolto di questa brutta medaglia è la palese ingiustizia indotta nei confronti dei collaboratori esterni, che lavorano da anni per il nostro Ministero in condizioni a dir poco di sfruttamento, i quali non potranno accedere in massima parte a queste selezioni perché ormai in gran parte purtroppo privi dei requisiti anagrafici previsti. Collaboratori che, ricordiamo, sono stati oggetto di valutazione approfondita da parte della Commissione sulla Riforma del Mibact, la quale si è spinta a suggerire addirittura un concorso per titoli, e per i quali invece  ora si aggiunge un ulteriore esercito di riserva a buon prezzo da utilizzare in forma concorrenziale. Senza trascurare peraltro il personale interno, considerato che la digitalizzazione e la catalogazione sono definite un asset strategico per il rilancio organizzativo del Ministero.
Sig. Ministro, non ci siamo. Lo abbiamo già detto in sede di prima valutazione del Decreto Valore Cultura: la questione dell’occupazione e della gestione delle politiche dell’organico è materia troppo delicata per poterla gestire in maniera propagandistica e senza un progetto ed una strategia chiara che dia fiato al mercato del lavoro, a partire dalle pratiche di buona occupazione, da rivolgere soprattutto ai giovani e a coloro che già operano, a diverso titolo, all’interno dell’Amministrazione.
Noi dobbiamo trovare soluzioni che garantiscano il lavoro e la sua qualità: i nostri giovani hanno bisogno di certezze e di prospettive non di condizioni di utilizzo umilianti. 
 

 

Ancora sul Polo Fiorentino
 

Nel comunicato di ieri, nella foga polemica, non siamo stati precisi circa la proposta della Soprintendenza per l’utilizzo del personale di ruolo nel Corridoio Vasariano. In realtà la proposta dell’Amministrazione è stata, oltre all’utilizzo dei progetti locali, quella di destinare 4 visite guidate al personale interno, utilizzando le compensazioni sulla programmazione ordinaria degli orari di lavoro, a fronte delle 72 assegnate al concessionario. Tali visite si dovrebbero effettuare nei giorni di mercoledì e giovedì, alle ore 14.30 e 15.00.
Quindi la proposta della “mediatrice” Soprintendenza è quella di garantire 72 visite alla modica cifra di 34 euro per tutti i periodi di maggior affluenza e 4 visite al prezzo ordinario da gestire in due pomeriggi infrasettimanali. Naturalmente nulla cambia in relazione al giudizio che abbiamo dato su questa vicenda, anzi, se possibile, questa soluzione aggrava i costi sull’utenza e scarica sulla fruizione evidenti problemi organizzativi interni e i costi maggiorati che ne derivano. E naturalmente mortifica i lavoratori del Mibact, ai quali viene fatta la vera concessione di poter svolgere saltuariamente e senza confliggere con altri interessi preponderanti quanto previsto dal profilo professionale. Noi invece riteniamo che sia possibile contemperare i vari interessi, senza limitare l’accesso alla fruizione del patrimonio ai cittadini che non possono permettersi costi così pesanti. E semplicemente invitiamo la Soprintendenza, ma soprattutto il Ministero, a riflettere attentamente sulle scelte che compieranno in particolare nella definizione dei rapporti pubblico-privato rispetto alla gestione dei cicli di fruizione e valorizzazione, Non si tratta di battaglie ideologiche ma solo di difendere quel poco di servizio pubblico che ancora, a prezzo di sacrifici dei lavoratori, riusciamo ancora ad assicurare ai cittadini che tutti, indipendentemente dal reddito, hanno diritto alla conoscenza ed alla cultura.
 

 

Arrivi dall’Istituto Luce.
 

Con l’informativa di ieri, l’Amministrazione ci comunica di aver provveduto all’inquadramento di 50 lavoratori provenienti dall’Istituto Luce. La disposizione è conseguente ad un dettato normativo che integra i processi di mobilità già attuati con inserimento in extra organico di personale proveniente da enti soppressi.
La materia è regolata dalla legge e non ci ha consentito alcuna valutazione preliminare, che naturalmente non riguarda il fatto che questi lavoratori siano inseriti nel MIBACT quanto il fatto che purtroppo siamo ancora in assenza di politiche generali e di linee strategiche sugli organici. Per cui l’inserimento di altri lavoratori produce tensioni rispetto alle situazioni presenti nell’organico interno ed esternalizzato (ad esempio i lavoratori ALES, oppure i nostri riqualificati in terza area senza attribuzione della remunerazione dovuta, o ancora gli idonei ai passaggi interni, i comandati, ecc). Invece il MIBACT da una parte viene limitato nelle sue facoltà assunzionali e persino nelle possibilità di retribuzione dei lavoratori, dall’altro è assoggettato da norme specifiche a processi di inserimento di personale in modo esattamente contrastante con le politiche che invece si dicono di voler perseguire. Sullo sfondo ad esempio abbiamo la grande questione degli esuberi nelle Fondazioni lirico-sinfoniche che, in base alla legge, dovranno confluire nella ALES. Per noi va bene tutto, quando si tratta di difendere l’occupazione ed impedire licenziamenti, ma diventa sempre più necessario avviare una politica coerente di gestione degli organici, che rifletta sulle condizioni imposte dalla spending review e sui diritti non riconosciuti a lavoratori.

Roma, 11 dicembre 2013
 
 
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
 

 

 

 


 
 
 
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