MIBACT: nota unitaria al Capo di Gabinetto e comunicato Fp Cgil – allegat

12 Marzo 2014

Pompei, ma non solo…

 


 

 Tutto il sistema dei beni culturali è colpito dall’ennesima vicenda dei crolli verificatesi a Pompei, che pone drammaticamente in luce la grave situazione di crisi organizzativa vissuta all’interno del sito e gli incommensurabili ritardi che si registrano rispetto alla spesa degli ormai celebri 105 milioni donati dall’Europa. Una situazione divenuta talmente paradossale al punto di scatenare ormai la facile ironia da sketch televisivo.
Pompei muore di emergenza, muore di allarmismi e muore di ignoranza. Non solo di burocrazia: questo riguarda scelte sbagliate che hanno posto la gestione del sito sotto una interminabile procedura di tutela che va dal protocollo di legalità alla direzione generale di progetto. Tutte operazioni di difficile gestione, ove il rischio delle sovrapposizioni burocratiche e la lentezza dei controlli sono fattori quasi ineludibili. La direzione di progetto solo in questi giorni sta completando il suo organigramma tramite la pubblicazione di due bandi di reclutamento di personale in comando dal MIBACT o da altre amministrazioni. Bando su cui potrebbero esserci difficoltà di reclutamento: nessun vantaggio infatti è previsto per i lavoratori che dovessero decidere di partecipare. Quindi la Direzione Generale di progetto ancora non ha trovato il suo assetto ideale, mentre sempre in questi giorni si è insediato il nuovo Soprintendente, prof. Osanna.
Noi abbiamo giudicato positivamente l’idea di ricreare una Soprintendenza autonoma specifica per i siti di Pompei, Ercolano e Stabia e quindi riteniamo che la vera scommessa organizzativa riguarda il rilancio di un progetto specifico che possa ridare al sito la sua antica funzionalità rispetto ai processi manutentivi e, più in generale, alle disastrate linee produttive che riguardano tutti gli altri settori di attività. I nostri delegati sul territorio non si stancano di ripetere che il problema, il vero nodo, è nella progressiva perdita di capacità produttiva del sito, dovuta all’impoverimento degli organici e ai tagli progressivi al bilancio. Quindi scarsità di risorse umane, in particolare delle professionalità che dovrebbero garantire una corretta applicazione dei processi di manutenzione, scarsità di risorse economiche per la manutenzione ordinaria ed un progressivo degrado organizzativo conseguente a questo ed al fatto che il sito di Pompei è stato per troppi anni un luogo di sperimentazione organizzativa fatta sulla sua carne viva e con i risultati che possiamo tutti vedere. Non vorremmo adesso trovarci di fronte a nuovi scenari organizzativi: lo diciamo con franchezza al Ministro Franceschini. Non serve, va bene così. Serve invece un investimento organizzativo che faccia tornare il lavoro protagonista nella gestione e valorizzazione del sito: servono operai manutentori e tecnici, custodi e amministrativi. Non c’è solo la scadenza del 2015 per spendere i 105 milioni, serve un progetto di ampio respiro che dia certezze per il futuro, che riporti nell’ordinario gli interventi che adesso sono straordinari, bisogna abbandonare la logica dell’emergenza che tanti guasti ha creato.
 

Non solo Pompei, che non è altro che lo specchio della situazione nella generalità dei siti Mibact. In allegato vi inviamo il comunicato stampa delle nostra Federazione di Venezia, che chiede, senza mezzi termini la rimozione del Soprintendente al Polo Museale. Abbiamo la situazione di Torino con il fantomatico Polo Reale inventato dal Direttore Regionale e sfacciatamente venduto come un progetto di grande innovazione organizzativa (forse perchè non previsto in nessun atto della disdicevole burocrazia), la situazione del Polo di  Firenze, che riguarda rapporti malati con il concessionario. E potremmo continuare con Roma, Salerno, Taranto, Crotone, Pisa (dove il sindaco ha chiesto che siano i volontari a tutelare il patrimonio, con tanto di appoggio della locale Soprintendenza, come se la conservazione e la tutela fossero un compito che chiunque può svolgere!). Insomma la generalità dei siti, dei musei, per non parlare di archivi e biblioteche sta ormai arrivando al punto di non ritorno se non si inverte la rotta da una politica di compressione del servizio pubblico, inversione di cui non si vede luce.
Per questo chiediamo al nuovo Ministro un atto di coraggio, se veramente si vuole mettere la cultura al centro delle prospettive di sviluppo nel nostro paese si devono considerare politiche di investimenti che siano anticicliche, senza pezze a colori. Da questo punto di vista almeno noi vogliamo rassicurare i nostri interlocutori: noi non siamo contrari agli investimenti dei privati nel beni culturali, siamo semplicemente contrari a logiche di profitto gestionale che ben poco hanno a che vedere con il mecenatismo e, già che ci siamo, riteniamo non congrue iniziative come cene, discoteche, sfilate di moda nei luoghi della cultura. E non perchè abbiamo una visione elitaria: i nostri buoni e danarosi borghesi possono fare erogazioni ed avere riconoscimenti sociali perchè l’hanno fatto, non in premio una cena di gala a Galleria Borghese.
Adesso Della Valle è diventato quasi un martire della burocrazia per via del suo contestato contributo al restauro del Colosseo, noi vogliamo sommessamente ricordare che in tribunale è stato trascinato da una associazione dei consumatori, che fanno della lotta ai burocrati una loro bandiera. Ma tutto fa brodo, anche pagine su media importanti come la Repubblica che riversano sulle Soprintendenze responsabilità sul degrado generale. Noi, che le responsabilità di questa Amministrazione le denunciamo quotidianamente, riteniamo queste analisi come il classico osservare il dito e non quello che il dito indica e vi alleghiamo una risposta inviata e ignorata dal giornalista, a firma di una nostra delegata RSU, Funzionaria alla Soprintendenza  Beni Artistici e Storici bolognese, che in modo chiaro e del tutto condivisibile descrive il milieu nel quale sono costretti ad operare i nostri lavoratori.
 

21.200 disoccupati laureati.
Il frutto del famoso bando dei 500 stagisti è tutto in questo numero: nemmeno una articolata ricerca sociologica avrebbe potuto fare di meglio. Noi abbiamo sicuramente 21.200 laureati in discipline afferenti ai beni culturali, rigorosamente under 35, che stanno a spasso e che, pur di non starci, fanno domanda per un bando senza prospettive. Ecco, signor ministro, i numeri da cui partire, le responsabilità che ci dobbiamo assumere se veramente vogliamo immaginare un futuro per i nostri giovani e per il nostro patrimonio.
 

La lista Guarany
 

In allegato vi inviamo la nostra nota unitaria di risposta alla Circolare 97 della DG OAGIP.  A proposito di questo curioso modo di comunicare dell’amministrazione ci viene da pensare che ci vogliono rubare il mestiere, facendo comunicati al posto delle circolari. Non sia mai dovessimo confrontarci con  una lista Guarany alle prossime elezioni RSU…..
 
Roma, 12 marzo 2014
 
 
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
 

 

 
 
 
 
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