MIBACT – “Morituri te salutant: il caso della chiusura del Colosseo” – Blog di Rossana Dettori su Com.unità

15 Maggio 2014

News

"Morituri te salutant: il caso della chiusura del Colosseo" – Blog di Rossana Dettori su Com.unità

Di seguito il link del blog della nostra Segretaria Generale pubblicato sull’Unità e relativo alla squalificante giostra mediatica attivata sulle pelle dei lavoratori. Non crediamo ci sia molto da aggiungere all’efficacissima esposizione della compagna Rossana Dettori. Solo l’espressione della nostra solidarietà, vicinanza affettuosa ai lavoratori del Colosseo, di Castel Sant’Angelo e della Galleria Borghese, direttamente colpiti da un vile attacco mediatico ed a tutti i lavoratori del Ministero che con grande impegno contribuiscono, spesso a dispetto dei santi, alla tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.

link:

 
 

Morituri te salutant: il caso della chiusura del Colosseo

 Il capo dell’anfiteatro Flavio, il Ministro Dario Franceschini, ha mostrato all’arena il suo pollice verso: per le lavoratrici e i lavoratori del Colosseo nessuna pietà, che siano sbranati dalle fiere e che i loro resti siano dati in pasto alla folla in delirio. Loro, esclusivamente loro, la colpa di non aver voluto combattere volontariamente per assicurare lo spettacolo.Si può ragionare di merito in un clima da… sangue e arena? Proviamoci lo stesso. Il Colosseo è il sito maggiormente visitato del Paese con 5 milioni e mezzo di visitatori. Il personale addetto è di 29 unità complessive, di cui solo 14 custodi, con una turnazione continua a scaglioni di 7 addetti per ogni fascia, il minimo richiesto per la sicurezza di un sito aperto 363 giorni l’anno, particolarmente fragile ed esposto a rischi di varia natura e che incassa da solo circa 40 milioni di euro l’anno. Poco in effetti.La spesa per la manutenzione del sito è stata tagliata del 30% negli ultimi cinque anni. Il personale, per effetto della spending review, è diminuito di un terzo e l’età media complessiva è salita a 55 anni. Parliamo di quella spending che fa divieto di programmare qualsivoglia politica occupazionale di investimento nel MIBACT. Questo lo scenario entro il quale si consumano gli accordi sindacali (che, lo ricorderei al Ministro, vedono due parti contraenti, non una sola). Aprire la sera di sabato con l’ingresso al costo di un euro comporterebbe, a condizioni invariate, un serio rischio per la sicurezza di lavoratori, turisti e del sito stesso. E questo è tanto vero che, per volere dello stesso Ministero, il Colosseo non ha mai aderito alla notte dei musei. In presenza di un flusso presunto di decine di migliaia di visitatori la struttura organizzativa, così come decisa dallo stesso Ministero, non reggerebbe l’ onda d ‘urto. Questo lo sanno il Ministro Franceschini, il Sovrintendente e, ovviamente, anche le lavoratrici e i lavoratori che, a differenza di quanto detto, hanno a cuore l’ anfiteatro, oltre che ovviamente la propria sicurezza. Ed è proprio per questo che bisogna continuare a ricercare soluzioni concrete, concordate e rispettose della sicurezza e della dignità del lavoro e delle aspettative dei turisti: facciamolo presto e al di fuori delle luci della ribalta, magari immaginando una organizzazione dell’evento che sia compatibile con lo scenario e le risorse date. Ristabilito un punto di chiarezza sulla vicenda, è bene ricordare al Governo alcuni dati. Mentre il nostro livello di investimento sul settore si attesta alla ridicola percentuale dello 0,1% del Pil, in dieci anni, dal 2003 al 2013, la spesa del MIBACT è scesa da 2,8 miliardi ad appena 1,6, il personale impiegato dalle 25.000 unità del 2004 alle attuali 18.900. Questo disastro è avvenuto in presenza di un patrimonio di 46.000 beni architettonici e più di 5.000 siti archeologici, a cui dedichiamo talmente tante attenzioni da poter contare su appena 350 archeologi e 280 restauratori (la metà dei quali precari o con contratti atipici, spesso sfruttati ulteriormente grazie al sistema delle gare di appalto al massimo ribasso, sempre sul filo della illegalità). E, per amore di carità, non approfondiamo ulteriormente tutta la parte legata agli enti locali (titolari della gestione di quasi la metà dei beni immobili archeologici del Paese) ai quali in cinque anni sono stati ridotti i trasferimenti per una cifra spaventosa che supera i 70 miliardi di euro. Il Ministro Franceschini, allora, si concentri con noi sui problemi veri, magari per risolverli. Perché comincia a diventare veramente insopportabile questo ipocrita scaricabarile sulle lavoratrici e sui lavoratori.

Ps. Il punto 30 delle 44 proposte del Presidente Renzi consuma così il delicato e complicato tema del nostro patrimonio artistico e culturale: “accorpamento delle sovrintendenze e gestione manageriale dei poli museali “. Basta questo secondo voi? Nozze Coi Fichi Secchi?
 
 

Rossana Dettori Segretaria Generale Fp Cgil

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