MIPAAF: Accordo FUA 2013: la Cgil non firma un accordo al ribasso

17 Settembre 2014

 

News – Accordi

 
Accordo FUA 2013: la Cgil non firma un accordo al ribasso

 
Ad agosto, dopo mesi di ritardo ingiustificabile, è stata chiusa la trattativa sui criteri di ripartizione del Fondo Unico 2013, interrotta nel mese di dicembre scorso, rinviata alla prima decade di gennaio 2014 ma mai ripresa, nonostante le reiterate richieste inviate.

 

E qui, con l’avvio delle procedure per la liquidazione del FUA 2013, termina la parte positiva del messaggio.

 

Con l’inaccettabile giustificazione del ritardo nella chiusura della trattativa l’Amministrazione continuerà quindi ad applicare – per la ripartizione del FUA 2013 – gli istituti definiti negli scorsi anni, senza tenere nella dovuta considerazione la necessità di risolvere le incongruenze ancora presenti nell’accordo, alcune delle quali (le doppie indennità) del tutto analoghe a quelle che hanno comportato le reiterate bocciature degli accordi degli anni scorsi.

 

Poi, però, durante il confronto, ci siamo anche sentiti dire che “l’urgenza di chiudere la trattativa imponeva che non si apportassero le profonde modifiche da noi richieste, che pure gli stessi responsabili della delegazione amministrativa continuano a parole ad auspicare!!!

 

La Cgil persegue l’obiettivo di garantire il rispetto di regole e trasparenza ed equità per tutto il personale e, quindi, il nostro giudizio sull’accordo – del tutto negativo – ci ha imposto di non firmare un accordo sbagliato che, oltre a non aver eliminato le doppie indennità, non aver stabilito alcun criterio e procedura per l’erogazione delle ex posizioni organizzative e non aver risolto altri aspetti per il personale dell’ICQRF, è addirittura peggiorativo rispetto al 2012 in quanto estende l’applicazione del sistema di valutazione della famigerata legge Brunetta al personale dell’ICQRF per l’erogazione delle somme assegnate alle RSU.

 

Quali sono gli aspetti peggiori dell’accordo?

 

Semplice, la cosa peggiore è costituita dalle aberrazioni scaturite dalle storture dell’applicazione del sistema di valutazione. In parole povere il sistema individuato nell’Accordo FUA per il calcolo della performance, non prevedendo più il correttore riferito al calcolo del coefficiente di presenza, appiattisce le valutazioni in quanto non tiene conto del raggiungimento degli obiettivi dell’ufficio (che saranno per tutti identiche, considerato che tutti gli uffici hanno raggiunto SEMPRE gli obiettivi al 100%) e, soprattutto, delle assenze.

 

L’effetto peggiore è che queste somme saranno erogate in modo del tutto identico, sia a chi è stato presente tutto l’anno sia a chi è stato assente per quasi tutto l’anno ed inoltre, non essendo prevista una differenziazione per livello economico, in modo del tutto identico per tutti, a qualunque area e livello ciascuno appartenga.

 

E questo sarebbe un sistema premiante?

 

Se non fosse chiaro la conseguenza pratica è che la valutazione sarà esclusivamente basata sul giudizio del dirigente e, quindi, piaccia o meno, alle simpatie e alle antipatie.

 

Ciò implica che la dirigenza tutta (quella centrale e quella periferica) dovrebbe esercitare con assoluta imparzialità e trasparenza (e capacità) il ruolo affidato, senza favoritismi ed autoritarismi e senza interpretazioni di comodo… l’esperienza però dimostra che raramente ciò avviene.

Ma non è finita e, si sa, il dolce è sempre alla fine…

Va specificato che il coefficiente di presenza verrà comunque applicato per la valutazione della performance individuale, il che comporterà che coloro che sono stati costretti anche a brevi periodi di malattia saranno penalizzati ai fini della progressione della carriera!

Infatti, quello che nessuno ha detto è che questo cedimento al volere dell’Amministrazione sul coefficiente di presenza e sul sistema di valutazione in generale mette a rischio anche le future progressioni professionali, per le quali si dovrà tener conto della valutazione conseguita nei tre anni precedenti.

Un sistema di valutazione pessimo, che non offre nemmeno le garanzie minime al valutato, considerato che non si ha nemmeno una possibilità di ricorrere con successo contro la valutazione espressa dal dirigente. I 457 ricorsi presentati nel 2012, che sono stati tutti rigettati, non sono bastati a convincere tutte le organizzazioni sindacali a far fronte comune per chiedere, tutti assieme, una rettifica del sistema di valutazione.

E quindi, concludendo…

Per essere inattaccabili dobbiamo essere credibili, a tutti i livelli e, anche se in momenti di transizione nessuno ha la verità in tasca, bisogna dire con fermezza che quello che manca a chi svolge il delicato ruolo della rappresentanza sindacale nella nostra Amministrazione è la cura dell’interesse collettivo, da anteporre all’ansia di primeggiare, mentre taluni rappresentanti sindacali sembrano continuare imperterriti a perseguire i cavolacci propri, ammantandoli di una soave luce di beatitudine.

 

Il fatto che l’Amministrazione ha condiviso la richiesta di escludere il calcolo del coefficiente di presenza significa che i dirigenti di vertice hanno piena consapevolezza del fatto che la sua applicazione produce storture assurde (per esempio: colui che fosse stato costretto a brevi periodi di assenza sarà proiettato agli ultimi posti della graduatoria).

 

Allora, per quale motivo non si procede ad una modifica attraverso un confronto?

 

Invitiamo i colleghi degli uffici periferici, che saranno chiamati a definire nel 2014 i criteri di ripartizione delle somme del 2013 assegnate alle RSU, a firmare gli accordi allegando una nota a verbale con la quale esprimere il dissenso.

 

Ora ci aspettiamo che almeno le trattative sui criteri del FUA 2014 siano avviate al più presto, per poter proporre alcune interessanti proposte di modifica che abbiamo pronte.

 

Roma 16 settembre 2014
 
p. la FP CGIL Mipaaf

Savino Cicoria


 
 
 
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