MIBACT: Lo sfregio della Reggia e le pettorine dell’Arch. Cozzolino – comunicato

06 Ottobre 2014

 

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LO SFREGIO DELLA REGGIA E LE PETTORINE DELL'ARCH. COZZOLINO
 
 

  C O M U N I C A T O
 

 
439.813 visitatori nel 2013 a fronte dei 531.160 del 2012 ed ai 571.368 del 2011. I numeri esprimono meglio di ogni altra cosa il declino e la condizione di degrado di un sito tra i più prestigiosi, la Reggia di Caserta, assurta agli onori, si fa per dire, delle cronache per via di un pranzo organizzato nei maestosi locali della Reggia per 1000 persone, in occasione del Congresso Nazionale dell’Ordine degli Ingegneri.
Pur tra i tanti rilievi critici che abbiamo mosso alla riforma organizzativa del Ministro Franceschini, spicca positivamente l’investimento che il nuovo DPCM prevede per questo sito, che diventa Direzione Generale ed avrà autonomia organizzativa. A questo si aggiunge la previsione normativa di una figura di commissario che avrà l’ingrato compito di razionalizzare gli spazi, attualmente divisi tra una miriade di organismi pubblici.
Facendo giustizia peraltro di un precedente accorpamento con il Polo Museale Napoletano, del tutto disfunzionale ed in parte responsabile di questo drammatico calo nel numero dei visitatori.
Ma la condizione di degrado di quel sito non tende a diminuire, anzi. La vicenda del pranzo ha giustamente scandalizzato gran parte della stampa locale e quella parte dell’opinione pubblica attenta alla tutela ed alla memoria. Cucine da campo antistanti la Reggia e il salone Reale trasformato in un luogo di banchetti. Tutto questo a fronte di un introito modestissimo, ma tutto questo orgogliosamente rivendicato da qualche incauto(?) funzionario il quale si è spinto pubblicamente a dichiarare che la tipologia di questi eventi è il futuro della valorizzazione, coerente in tutto e per tutto con gli indirizzi politici del Governo e del Ministro. D’altronde, non si potrebbe dargli torto alla luce del proliferare di eventi simili sparsi per la Penisola: Palazzo Ducale di Mantova trasformato in prestigiosa location per un matrimonio, con tanto di sale interdette al pubblico, l’Archivio Centrale dello Stato trasformato in una discoteca, cene varie per presunti mecenati, sfilate di moda, addirittura dimostrazioni golfistiche, ormai si sta mano mano introducendo questa curiosa politica dettata apparentemente dalle necessità e dalle ristrettezze di una crisi che vede ancora oggi un Ministero posto nell’incapacità di provvedere autonomamente alla ordinaria manutenzione del patrimonio culturale ed alle prese con il prossimo taglio del 3% del suo bilancio. Ma, per tornare alla vicenda del pranzo dei 1000, siamo veramente al paradosso: si spaccia questo evento per politica di valorizzazione, giustificata da quattro spiccioli che dovrebbero servire alla manutenzione, in un sito che in un anno ha perso il 20% dei suoi visitatori, segno che  gli operatori turistici iniziano a eliminare la visita alla Reggia dai pacchetti proposti alla clientela. La Reggia, in questi anni di pseudo accorpamento con Napoli, è stata lasciata in un vero e proprio stato di abbandono ed in questo contesto si sono perseverate pratiche di gestione del personale a dir poco discutibili, con il solito giochetto dello svuotamento della vigilanza, e con un “Ufficio Eventi” che programma indefessamente iniziative del genere senza che nessuno, a partire dal Soprintendente assente per finire al “superiore” ministero, abbia sentito il bisogno di intervenire per porre un limite ad un degrado che offende tutti coloro che hanno a cuore la bellezza straordinaria di questo sito. Sig. Ministro, davvero questa è la politica di valorizzazione che si intende porre in atto con la riforma? Abbiamo spulciato i media e le sue dichiarazioni rilasciate nel corso della sua recente visita al monumento: registriamo positivamente il suo impegno al rilancio del sito, la concordanza di intenti con gli enti locali, l’acquisizione di nuovi spazi,  ma nulla che ricordi che la fruizione di quel sito non possa e non debba diventare occasione per eventi il cui carattere è del tutto mortificante. Ma la nostra non vuole essere una critica, semplicemente una sollecitazione: uno degli elementi indispensabili è la chiarezza del progetto organizzativo interno, che elimini disfunzionalità causate da pratiche di collocazione lavorative dei lavoratori che penalizzano il front office e quasi sempre non motivate da nobili intenti, insieme alla predisposizione di obiettivi che pongano questo sito nella condizione di accogliere il numero di visitatori che potenzialmente potrebbe registrare, quel milione di visitatori ed oltre che registrammo in tempi ahinoi lontani. Su questo ci troverà al suo fianco, altrimenti la Reggia sarà per noi l’ennesima occasione di denuncia dell’affossamento di una politica culturale nel nostro Paese.
 
Abbiamo scritto in altre occasioni di Campania infelix: un territorio di importanza straordinaria per il nostro patrimonio spesso trasformato in terreno di scorrerie e comunque una vera e propria cartina di tornasole rispetto alle politiche organizzative del Ministero che si sono spesso tradotte in sperimentazioni ardite e diversificate, tutte nel tempo rivelatisi null’altro che fattori di aumento del degrado.
Ci siamo trovati nei giorni scorsi impegnati come difensori in un procedimento disciplinare che ha riguardato alcuni lavoratori della vigilanza di Palazzo Reale di Napoli, “colpevoli” di non aver indossato una pettorina che il Soprintendente ha pensato bene di imporre ai suoi lavoratori. Processo conclusesi con un rimprovero verbale agli sfortunati lavoratori a cui va tutta la nostra solidarietà. E non solo per la sanzione, ma anche per dover lavorare in un contesto nel quale la gestione del personale è in tutto e per tutto affidata alla discrezionalità di un dirigente autoritario, il quale impone le pettorine ai lavoratori, sposta lavoratori a suo piacimento con ordini di servizio a ripetizione che fanno transitare personale di vigilanza agli uffici e viceversa, in barba a tutte le disposizioni ministeriali, ma sempre trincerandosi dietro la legge Brunetta, che per il nostro Dirigente sarebbe il pass per l’assoluta discrezionalità nelle scelte organizzative, con una palese mortificazione delle relazioni sindacali e del tutto ignorando, ad esempio, il protocollo di intesa sottoscritto a livello nazionale che invece assicura alle parti informazione e confronto su tutti gli atti aventi riflesso sul rapporto di lavoro.
Nel corso della vivace audizione disciplinare abbiamo fatto presente che il vestiario del personale di vigilanza non può essere competenza specifica di un singolo dirigente ma del Ministero, che la modalità dell’attribuzione di una eventuale divisa deve essere eventualmente decisa a livello centrale ed in modo uniforme per tutti gli operatori, che in nessun caso è prevista una pettorina, che il codice etico del Ministero definisce in modo chiaro e puntuale l’abbigliamento che il lavoratore addetto a servizi verso il pubblico e tenuto ad indossare precisando che, in assenza di divisa, l’obbligo è quello di portare il cartellino in modo visibile.
A queste puntuali osservazioni il Dirigente ha ritenuto di dover identificare il codice etico come una “cornice” e per quanto riguarda la pettorina, la scelta è dovuta alla necessità del decoro del personale.
Il codice etico non è una cornice, evidentemente, così come l’etica non ha scadenza, mentre sul decoro proveniente dalla pettorina ci sarebbe molto da ridire, dal punto di vista estetico. Queste pettorine andrebbero benissimo per operai elettricisti, edili, meccanici, ma certo non per personale dello Stato che svolge funzioni di vigilanza, orientamento ed accoglienza in un sito statale. Insomma un utile strumento di lavoro per operai specializzati, assolutamente brutte ed antiestetiche per il personale a contatto con il pubblico, oltrechè illegittimamente imposte al personale. Ci chiediamo cosa pensi il superiore ministero di questa scelta: davvero i dirigenti possono decidere singolarmente di attribuire vestiario uniforme ai lavoratori nel sito di propria competenza?
Sempre nel corso dell’illuminante audizione il Soprintendente ha chiesto a chi vi scrive come mai un coordinatore nazionale spreca il suo tempo per una vicenda tutto sommato minore, visti i problemi che viviamo. La risposta è stata speculare: ci chiediamo se il modo migliore per impiegare il proprio tempo sia quello di vessare i lavoratori per scelte illegittime. Ma aggiungiamo che noi siamo fieri di essere a fianco dei lavoratori anche in queste vicende che vedono peraltro nostri delegati nel mirino.
Ma questo, siamo certi, l’arch. Cozzolino non lo comprenderà. Noi invece ci chiediamo se sia legittimo l’operato di un dirigente che distoglie il personale dalle proprie funzioni e che sta man mano svuotando l’organico della vigilanza attribuendo funzioni al personale distolto in base al titolo di studio posseduto e non al profilo rivestito. Questo comportamento, peraltro adottato in più realtà lavorative, è in questa fase di riforma del tutto pericoloso: si rischia di consegnare i musei al neonato polo museale regionale che sono delle scatole vuote, altro che investimento sui musei. Abbiamo più volte sollecitato un intervento volto a ripristinare le corrette regole del rapporto di lavoro, ma sinora inutilmente. Ma questa onnipotenza presunta di alcuni dirigenti pone un problema preciso al ministero: il ripristino di regole certe è il primo passo se si vuole veramente dare un futuro a questo servizio. Altrimenti siamo alla frutta.
 


FP CGIL NAZIONALE MIBACT

Claudio Meloni

 
 
 
 
 
 

 
 
 
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