MIPAAF: Auguri di Natale della Cgil (e quelli del Ministro Poletti, al quale le otto ore sembran poche)

21 Dicembre 2015

 

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Auguri di Natale della Cgil (e quelli del Ministro Poletti, al quale le otto ore sembran poche)
 

Ebbene si,
a tutti – ma proprio a tutti -auguri di buon Natale, vacanze, riposo o quel che
preferite: quest’anno è stato duro ma, per fortuna, qualche giorno di ferie ci
consentirà di recuperare la serenità durante le festività natalizie!

Però -c’è
sempre un però! -anche quest’anno c’è più di una nota stonata che guasta le
feste: non bastava il rinnovo contrattuale che aspettiamo da sei anni e che non
arriva, ma qualcuno ce ne aggiunge del suo. E, per questo motivo, come
lavoratori, vogliamo concludere l’anno concentrando l’attenzione su un’unica
vicenda che è stata trattata dai media senza attribuirle la gravità che merita.

Di cosa si
tratta? Presto detto: proprio qualche giorno fa il ministro del Lavoro ha
esternato il proprio “Poletti-pensiero”, che si può riassumere così:
bisogna partecipare in maniera attiva e responsabile all’attività aziendale ed
alla produzione del valore, attraverso un lavoro da considerare semplicemente
un’attività umana, che si può fare in mille posti e in mille modi.

Evidentemente,
a Poletti “otto ore sembran poche”.

E, se la
sintesi è corretta, è invece normale, subito dopo averla letta, sentirsi un po’
come nei panni di Cipputi.

Secondo
Poletti quindi, non bastassero le sciagure presenti il ministro preannuncia
anche quelle future. Studiare tanto – e, soprattutto, farlo bene -vuol dire
solo perdere tempo. L’importante è prendere ‘sto benedetto pezzo di carta, che
dia niente di più che conoscenze immediatamente spendibili per trovare un
lavoro da svolgere ovunque ti trovi, a qualunque orario, senza sapere quanto
guadagni esattamente. Il tentativo di mistificare il quotidiano sfruttamento
con romanticherie quali “il lavoro è un’attività umana”, che perciò “si
può fare in mille posti”, non riesce a nascondere i riferimenti ad un
lavoro basato sul cottimo ed in condizioni peggiori di quelle dei nostri padri.

Certo, il
ministro Poletti ha provato a correggere il tiro.
Alla Luiss aveva invitato i
ricercatori a studiare il tema del superamento del contratto di lavoro basato
sull’orario di lavoro, da sostituire con un altro che abbia come riferimento “la
misura dell’apporto dell’opera”; pochi giorni dopo, davanti ai giornalisti,
Poletti afferma di non riferirsi al cottimo ma ad una “partecipazione attiva
e responsabile del lavoratore alla propria attività di lavoro, alla produzione
del valore e dell’opera che realizza”.

Ma, se
linguaggio si è fatto più aulico, il senso rimane intatto: il salario o lo
stipendio del lavoratore deve essere legato al suo rendimento. Quanto è
distante il senso delle affermazioni di Poletti da quelle del presidente di
Confindustria, Giorgio Squinzi che parla di salario legato alla produttività e
alla flessibilità o da quello aberrante – e a noi tutti tristemente noto –
dell’ex ministro Brunetta? Cos’ha di diverso l’idea del ministro del Lavoro,
rispetto a quella di Marchionne di salario legato agli obiettivi aziendali?

Le risposte, ovviamente, sono
scontate: non c’è differenza.

Per ora noi ci limitiamo ad
archiviare le affermazioni di Poletti come dovute ad un colpo di freddo. Ma noi
della Cgil vogliamo rimanere concreti e, quindi, lo invitiamo a pensare al
fatto che in Italia, da tempo, non c’è un solo prodotto tecnologico di larga
diffusione, comparso sul mercato negli ultimi decenni, per i quali in Italia si
faccia anche produzione oltre che consumo. Oppure che il tema della sicurezza
(per esempio) è un diritto ed è bene parlarne.

E quindi il furbo di turno si
rivela tristemente per quello che è in realtà: dannoso per se stesso e per gli
altri, da mettere al bando. Facciamone un buon proposito per l’anno nuovo. Stai
a vedere che forse, una volta tanto, l’Italia imparerà la lezione che la
correttezza paga sempre?

A tutti, quindi, buone feste!

Roma, 21 dicembre 2015

p. la FP CGIL Mipaaf

Savino Cicoria

 

 

 
 
 
 
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