Infanzia: Fp Cgil a Lorenzin, 900 mila bambini esclusi da asilo, rilanciare servizi scolastici ed educativi

09 Novembre 2016

Infanzia: Fp Cgil a Lorenzin, 900 mila bambini esclusi da asilo, rilanciare servizi scolastici ed educativi

“Dopo parole ministro su ‘crack demografico’
chiave non è bonus bebè ma investimento nei servizi”

Roma,
14 maggio 2016

Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi
nella fascia tra sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Le
ragioni sono diverse: in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran
parte, per l’impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta
pubblica e l’esosa richiesta privata. È quanto risulta da una
elaborazione della Fp Cgil Nazionale condotta sui dati Istat relativi
all’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per
la prima infanzia, in parallelo con le rilevazioni su natalità e
fecondità della popolazione residente, sempre dell’istituto statistico.

Una
elaborazione che la Fp Cgil rilancia dopo le parole del ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin, sul rischio crack demografico. Entrando nel
dettaglio della elaborazione, il sindacato dei lavoratori dei servizi
pubblici della Cgil rileva come nel report dell’istituto statistico
(relativo al 2012), l’offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi
per la prima infanzia – pubblici e privati – copra una fascia di bambini
da zero a due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini)
pari a 289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla
media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche
dalla (passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una
copertura pari al 33%.

Per converso, quindi, questi 290 mila
‘fortunati’ bambini rappresentano una piccola quota parte: sono,
infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi, ovviamente
per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare con il
binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una quantità enorme
di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto che
gli spetta, per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi
delle private. Questa la chiave da rilanciare, anche e soprattutto per
evitare il ‘crack demografico’ e non il bonus bebè”, afferma il
segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, aggiungendo che
“questo dato rimarrà tale senza che ci siano fatti concreti, oltre gli
annunci che si reiterano, ultimo quello della ministra Lorenzin”.

Totale
posti disponibili – Il dato di circa 290 mila bambini, compresi tra sei
mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli asili comunali,
di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a terzi, di
29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581 bambine e
bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la frequenza ad
asili nido pubblici o privati, compresi i voucher. Il totale in questo
caso è pari a 193.160 coperti dall’offerta finanziata complessivamente
dal publico. A questo numero vanno aggiunti i 96.691 che si ritrovano in
strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma
a carico totale delle famiglie, che porta il numero complessivo a
289.851. Una mole di bambine e bambini divisi tra le 3.656 strutture a
titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di
asili nido e micro nidi pari a 8.870.

Totale esclusi dal
‘diritto d’asilo’ – La stima di oltre 900 mila bambini senza ‘diritto
d’asilo’, fatta sugli ultimi dati Istat disponibili, si rileva dal
totale delle nascita dal 2010 ai primi due mesi del 2012, in modo tale
da avere il numero complessivo di bambini (dai sei mesi ai due anni)
potenzialmente disponibili all’asilo a partire dall’anno 2012/2013. Si
sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i 546.585 nati nel 2011 e la
stima dei nati nei primi due mesi del 2012, pari a 89.587. Per un totale
pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851 che, tra pubblico e
privato, ‘godono’ di un posto al nido. Si arriva così a 908.535 bambine
e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo.

Obiettivi,
tra nodo risorse e personale – La spesa pubblica per le strutture
attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si aggira
intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche la
quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un servizio
che va da una copertura del 24,8% dell’Emilia Romagna al 2% della
Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo pubblico)
dell’11,9%. L’offerta al momento, da quella a vario titolo pubblica a
quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870 strutture. Per
raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona dovremmo
incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire il diritto
all’asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il livello di
33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere la Fp Cgil,
servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.

I dati di questo
report, osserva ancora il segretario nazionale della Fp, “non solo
dimostrano come sia lontanissimo l’obiettivo di mille asili in mille
giorni ma sono soprattutto il risultato di una ‘collisione’ tra il
blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un binomio che ha
generato un arretramento dell’offerta che rischia di mettere in crisi un
servizio, anche laddove è sempre stato un fiore all’occhiello in ambio
internazionale”. 

 
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