Consultazione pubblica sul pilastro europeo dei diritti sociali

22 Novembre 2016

Una consultazione pubblica sui diritti sociali

social pillars

Un pilastro europeo dei diritti sociali all’inizio del 2017?

La crisi economica degli ultimi anni ha avuto profonde conseguenze sociali, che possono ostacolare la crescita in Europa. Allo stesso tempo, il ritmo e la portata dei cambiamenti nel mondo del lavoro, abbinati all’evoluzione demografica, stanno trasformando la situazione occupazionale. L’efficacia dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale nazionali e la capacità dell’economia di assorbire gli shock diventano così fondamentali per la sostenibilità economico-sociale dell’Unione europea. Partendo da queste considerazioni, la Commissione europea ha avviato un’ampia consultazione estesa alle altre istituzioni dell’Ue, alle autorità e i Parlamenti nazionali, alle parti sociali, la società civile, gli esperti accademici e i cittadini per giungere alla definizione di un «pilastro europeo dei diritti sociali». La consultazione è aperta per tutto il 2016 e i risultati raccolti nel corso di tale dibattito confluiranno nella fondazione del pilastro europeo dei diritti sociali all’inizio del 2017.Nelle intenzioni della Commissione, il pilastro dei diritti sociali si fonderà sull’acquis sociale dell’Ue integrandolo, orientando le politiche in settori essenziali per il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale negli Stati membri. I principi proposti non sostituiranno i diritti esistenti, ma offriranno un mezzo per valutare l’efficacia delle politiche nazionali sociali e per l’occupazione, ravvicinarle e migliorarle. Così, spiega la Commissione, «il pilastro fungerà da bussola per orientare la rinnovata convergenza all’interno della zona euro».

L’iniziativa è infatti destinata inizialmente ai Paesi della zona euro, permettendo poi agli altri Stati membri dell’Ue di aderirvi se lo desiderano. 

 
social pillar eesc

I contenuti del pilastro sociale

In una comunicazione dell’8 marzo 2016 la Commissione ha definito «una prima stesura di massima del pilastro», individuandone i tre temi di fondo:* pari opportunità e pari accesso al mercato del lavoro, compresi lo sviluppo di competenze e l’apprendimento permanente e il sostegno attivo all’occupazione;* condizioni di lavoro eque per creare un equilibrio di diritti e doveri tra lavoratori e datori di lavoro, come anche tra elementi di flessibilità e di sicurezza, facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro, le assunzioni e l’adattabilità delle imprese, promuovere il dialogo sociale;* protezione sociale adeguata e sostenibile, accesso a servizi essenziali di alta qualità, assicurare una vita dignitosa e protezione dai rischi e mettere in grado i singoli di partecipare pienamente alla vita professionale e sociale.Nell’ambito di queste tre rubriche sono stati identificati 20 settori d’intervento ai quali sono connessi differenti principi: su questi la Commissione apre la consultazione e avvia il dibattito. Esistono attualmente divergenze tra Paesi, tra gli interessi dei singoli, delle imprese e della società, e difficoltà nel sostenere il processo di convergenza verso l’alto in tutte le regioni europee. «La logica del pilastro non è nascondere tali differenze e tensioni bensì esplicitarle e affrontarle in una luce nuova, per aggiornare, ampliare e approfondire i diritti sociali, sul lavoro e nella società, facilitandone l’effettiva applicazione e promuovendo pratiche positive» spiega la Commissione.

Gli obiettivi della consultazione 
* Effettuare una valutazione dell’attuale acquis sociale dell’Ue per determinare in quale misura i diritti vigenti sono esercitati, se sono ancora pertinenti rispetto alle sfide attuali e a quelle future e/o se si debbano considerare nuovi modi di formularli.
* Riflettere sui nuovi sviluppi dell’organizzazione del lavoro e delle società derivanti dagli effetti delle nuove tecnologie, dalle tendenze demografiche o da altri fattori importanti per la vita lavorativa e le condizioni sociali.
* Raccogliere opinioni e osservazioni in merito al ruolo del pilastro europeo sui diritti sociali. La consultazione dovrebbe essere utile per discutere la portata, il contenuto e il ruolo del pilastro in quanto parte della dimensione sociale dell’Uem e per riflettere sulle esigenze specifiche della zona euro. Questa riflessione dovrebbe aiutare gli Stati membri non appartenenti alla zona euro a decidere se partecipare all’iniziativa.

 

Il Contributo della CES alla Consultazione

I sindacati europei: “È tempo di muoversi verso una visione condivisa di un’Europa sociale che migliori le condizioni economiche e sociali dei lavoratori””L’Unione europea deve affrontare una crisi di fiducia. I lavoratori sono alle prese con il calo del tenore di vita, la diminuzione del potere d’acquisto e l’aumento del lavoro precario, insieme con l’ansia per l’impatto della libera circolazione e della migrazione. È tempo di muoversi verso una visione condivisa di un’Europa sociale che migliori le condizioni economiche e sociali dei cittadini. Ma è essenziale che i punti di vista dei lavoratori e dei sindacati siano presi in considerazione”.Inizia così il documento che la Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha approvato con il suo Comitato esecutivo lo scorso 6 settembre e successivamente inviato come contributo alla consultazione pubblica della Commissione europea sul Pilastro europeo dei diritti sociali (European Pillar of Social Rights – Epsr). Secondo i sindacati europei, il Pilastro sociale dovrebbe mirare a: mettere i diritti sociali in primo piano; garantire la convergenza verso l’alto per tutti i lavoratori; promuovere l’occupazione di qualità; garantire la non regressione e le interpretazioni legali a beneficio dei lavoratori; coprire tutti gli Stati membri dell’Ue; includere sia i diritti che i parametri di riferimento; rispettare e rafforzare il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e i contratti collettivi.Il Pilastro europeo dei diritti sociali “deve essere ambizioso”, perché le aspettative sono alte e ci sono molti problemi da affrontare. “L’Ue deve dimostrare di essere al servizio dei suoi cittadini e di essere in grado di mettere in atto nuove politiche che corrispondano alle loro esigenze” osserva la Ces, definendo alcune richieste in sette aree prioritarie.

Eccole in sintesi.
1. Economia più giusta per un’occupazione di qualità
Secondo la Ces sono necessarie misure per far scendere i livelli inaccettabili di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, le donne e l’inattività di lungo termine. Gli investimenti pubblici costituiscono la chiave per la ripresa economica e la creazione di posti di lavoro, e questa priorità deve essere incoraggiata attraverso la riforma del Patto di stabilità e di crescita. Un sistema fiscale riformato e più equo può contribuire a finanziare gli investimenti pubblici, per questo le grandi aziende multinazionali in particolare devono pagare tassazioni adeguate alla loro mole di affari. La governance economica europea e il semestre europeo devono essere riformati, con l’inclusione di una forte dimensione sociale che dia ai diritti sociali la stessa importanza data ai parametri economici.
2. Aumenti salariali per l’equità sul lavoro e la giustizia economica
Le aziende non condividono con la forza lavoro i profitti della maggiore produttività: hanno incrementato il loro reddito, ma stanno pagando agli operai i salari proporzionalmente più bassi degli ultimi decenni. I lavoratori europei hanno invece bisogno di un generale aumento salariale al fine di rafforzare la ripresa economica, rilanciare la domanda interna e affrontare le disuguaglianze e il divario retributivo di genere. Dovrebbero essere estesi e rafforzati il diritto alla contrattazione collettiva e la tutela giuridica, soprattutto per i lavoratori vulnerabili, inclusi i lavoratori autonomi e i lavoratori in situazioni precarie.
3. Rispettare i diritti esistenti e stabilirne di nuovi
Le modalità del lavoro precario impediscono a molti lavoratori di esercitare i diritti legali. In particolare, un numero crescente di piattaforme on-line e l’aumento di lavoro autonomo o pseudo tale hanno bisogno di protezione adeguata. C’è protezione inadeguata anche per i lavoratori che denunciano gli abusi. Per questo i sindacati europei chiedono una migliore informazione, consultazione e rappresentanza dei lavoratori, nonché una serie di nuovi diritti per affrontare tutte le condizioni di lavoro inique.
4. Una mobilità equa
Erigere barriere, fare dei lavoratori migranti un capro espiatorio e giocare sulle paure dei lavoratori non deve essere la via da seguire. La Ces chiede una legislazione più forte per proteggere dallo sfruttamento i migranti e i lavoratori distaccati, garantendo un trattamento equo e la libertà di movimento.5. Transizioni del mercato del lavoro sicure
Dal momento che la digitalizzazione, le tecnologie verdi e la globalizzazione stanno trasformando il mercato del lavoro, i lavoratori hanno bisogno di accedere all’istruzione e alla formazione permanente, ad un apprendistato di buona qualità e allo sviluppo delle competenze. La garanzia per i giovani dovrebbe essere prorogata e ampliata.
6. Protezione sociale e servizi pubblici forti
I sistemi di protezione sociale e di sostegno al reddito dovrebbero garantire un tenore di vita dignitoso per tutti, compresi i disoccupati, gli anziani e i diversamente abili. Buoni servizi pubblici devono garantire l’accesso anche di minori e anziani ai trasporti, all’assistenza sanitaria e all’alloggio.
7. Cambiamento istituzionale per la promozione dell’Europa sociale
Tutti gli strumenti europei, compresa la legislazione, il semestre europeo e le decisioni del Parlamento europeo, devono rafforzare gli obiettivi sociali. Secondo la Ces un protocollo sociale ai Trattati garantirebbe che questi non siano subordinati agli interessi economici. “Chiediamo salari che consentano di sostenere le famiglie. Livelli dignitosi di protezione sociale, sicurezza, orari di lavoro, contratti e stabilità del reddito, la protezione dalla cessazione ingiustificata del rapporto di lavoro e l’accesso effettivo a libertà di associazione e contrattazione collettiva” conclude la Ces, ricordando come invece siano “proprio questi i diritti e le tutele che i lavoratori stanno perdendo ad una velocità allarmante in Europa”. 
(testo di Alice Frei, “Mettere la Ue al servizio dei cittadini”, Radio Articolo1, 7 ottobre, 2016) 

 
 

 



X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto