MIBAC: Ancora sull’incontro con il Ministro

10 Settembre 2018

ANCORA SULL’INCONTRO CON IL MINISTRO

Alcune integrazioni al comunicato unitario, che peraltro riassume bene i temi principali discussi al
tavolo, ci paiono doverose.

Sul piano assunzioni:

l’impegno assunto dal ministro è addirittura imponente e, se confermato, rappresenterebbe una
vera e propria svolta rispetto alle asfittiche politiche vissute negli ultimi 15 anni. Dobbiamo precisare
che nell’ambito della riunione si è discusso di tutte le tematiche segnalate dai lavoratori, ovvero
abbiamo segnalato la situazione dei lavoratori a tempo determinato in scadenza a fine anno, la richiesta
di parametrare il piano dei fabbisogni anche su quelle professionalità scientifiche i cui numeri
non fanno giustizia della loro importanza e che sono letteralmente in via di estinzione (Chimici,
Fisici, Biologi, Geologi) e che rischiano di essere “dimenticati”, come del resto è avvenuto nel
recente concorso dei 500, la richiesta di utilizzare tutta la graduatoria degli idonei al concorso dei
500. Tutte queste tematiche a nostro avviso devono essere affrontate nell’ambito della programmazione
assunzionale e questo lo verificheremo già a partire dai prossimi giorni, considerato che il piano dei fabbisogni deve essere presentato a Funzione Pubblica entro il 22 settembre prossimo ed in quella sede verificheremo se le nostre richieste vengono considerate o meno. Confermiamo peraltro che il Ministro ha comunicato l’intenzione di predisporre un emendamento specifico nella prossima legge di stabilità per lo scorrimento delle graduatorie degli idonei del concorso del 2007, e i numeri annunciati sono 460. E confermiamo l’intenzione di attingere alla graduatoria degli assistenti giudiziari per 160 assunzioni. In aggiunta alla informazione sulle assunzioni dei dirigenti precisiamo che a quelle annunciate nel comunicato unitario si deve aggiungere lo scorrimento della graduatorie degli storici dell’arte (9 assunzioni previste).
Infine, dal punto di vista generale, i numeri dati per la programmazione generale sono molto significativi:
l’avvio di un concorso per l’assunzione di 2000 lavoratori l’anno prossimo, altri 2000 nel 2020 con la possibilità di arrivare a 6000 nuovi ingressi entro il 2023. Tutto questo al netto della assunzioni
già programmate per quest’anno (il bando dei 508 di seconda area dovrebbe essere in via
di predisposizione).
Sono tutti impegni annunciati e pertanto andranno puntualmente verificati e, possibilmente, laddove
necessario, migliorati (ad esempio, perché solo 460 scorrimenti delle graduatorie interne?). Ma
certamente sono impegni che vanno nella direzione giusta e che dimostrano una volontà nuova di
affrontare radicalmente una delle cause principali del declino dei nostri cicli lavorativi.

Sulla contrattazione integrativa:

altrettanto positivo è l’impegno a rifinanziare il Fondo Unico di Amministrazione con 20 milioni di
euro che consentono di ripianare buona parte delle risorse spese e previste per le progressioni
economiche 2010/2018, come quello di finanziare con fondi di bilancio Mibact l’allineamento della
indennità di amministrazione a quella percepita al Ministero della Giustizia. Questi impegni sono
già concretizzati nelle richieste avanzate agli organi di controllo e quindi sono in una fase più avanzata
di realizzazione. Noi abbiamo posto la questione della qualità scadente delle relazioni sindacali
che si registra sul territorio con particolare incidenza nei Musei autonomi: su questo punto abbiamo
chiesto che vengano modificati i meccanismi di reclutamento dei dirigenti tramite un indirizzo
uniforme e la richiesta di competenze specifiche per quel che riguarda la gestione dei cicli amministrativi.
Specificando che a nostro avviso non conta la nazionalità di chi viene chiamato a dirigere
un Ufficio del Ministero, quanto la valutazione della sua conoscenza e competenza sulle regole
del nostro diritto amministrativo, del tutto carente in gran parte dei direttori stranieri chiamati dalla
famosa selezione internazionale. Su questo punto il Ministro ha assicurato che saranno riviste e
riunificate le procedure di selezione.

Sulla riorganizzazione del Ministero:

questo è il vero punto dolente dell’incontro: il Ministro su questo ha dato poche risposte e le poche
risposte certamente non ci hanno soddisfatto. L’impressione che abbiamo ricavato è che su questo
punto il Ministro non abbia un vero e proprio mandato politico che lo ponga in grado di affrontare in
maniera produttiva le contraddizioni che la precedente riforma di Franceschini ha generato, in primis
dividendo artificialmente i cicli della tutela da quelli della valorizzazione con un conseguente indebolimento
dei settori che si occupano della tutela e della conservazione del patrimonio culturale.
Su questo fondamentale punto in riferimento alle risposte ed alle non risposte che il Ministro ha
dato nel corso dell’incontro vogliamo solo precisare alcune cose:
la cessione del Turismo alle Politiche Agricole è un atto che non è certamente in continuità con la
precedente riorganizzazione. Come abbiamo sempre detto e scritto noi abbiamo trovato discutibile
l’idea di allocare le competenze del Turismo nei Beni Culturali, ma se si dichiara che si vuole agire
proseguendo nel solco segnato dalla riforme Franceschini allora non si comprende perché si è deciso
di cedere queste competenze ad un altro Ministero. Naturalmente la soluzione per noi più
congrua sarebbe avvenuta caratterizzando l’esplicazione di queste competenze in modo trasversale
considerati i settori che le stesse intersecano. Ma su questo punto non abbiamo avuto alcuna risposta.
Sulla questione della Soprintendenze uniche il punto non può continuare ad essere una discussione
astratta sul modello organizzativo scelto: il problema non è di decidere se le Uniche siano meglio
delle miste o delle Soprintendenze di settore, quanto quello di comprendere quali sono gli strumenti
che debbono porre in grado gli Uffici di funzionare e spiace rilevare come questo nodo non
sembra essere stato affrontato dai Soprintendenti chiamati a confronto dallo stesso Ministro. E non
è solo un problema di carenza di risorse, ma di distribuzione di poteri che attualmente vedono tutti i
settori della tutela marginali rispetto al core business del Ministero che ormai si è spostato sul settore
Museale.
Infine: noi non chiediamo una riforma Bonisoli che sostituisca la precedente, noi chiediamo interventi
precisi che ridiano fiato e autonomia ai settori compressi dalla logica separatista che privilegia
il sistema museale.
Il Ministro ci è parso persona di buon senso e di larghe vedute: ci auguriamo che rifletta attentamente
sulle questioni che non solo noi abbiamo posto alla sua attenzione e dimostri una capacità
di ascolto purtroppo molto carente nella precedente gestione. Se questo avverrà non passerà alla
storia per l’ennesima riforma del Ministero ma per avere ridato una prospettiva certa alla gestione
del nostro patrimonio culturale.

Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale MIBAC

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