Tempo scaduto! Professionisti della salute senza contratto e senza diritti

12 Aprile 2019

Sono 300 mila e sono senza contratto da oltre 12 anni. Si tratta dei lavoratori della sanità privata: infermieri, radiologi, fisioterapisti, amministrativi, operatori socio-sanitari e tutti i professionisti della salute che garantiscono un servizio pubblico ma che, in qualche modo, non gli viene riconosciuto. Perché? Perché i datori di lavoro – privati – non ritengono di dover riconoscere il diritto al loro nuovo contratto di lavoro. Che poi tanto nuovo non sarebbe considerando i 12 anni di blocco contrattuale. Professionalità che evolvono, con lo studio e l’esperienza, e diritti e stipendi che rimangono vergognosamente fermi, cristallizzati dal lontano 2006. Un problema che ci riguarda tutti, secondo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che necessita di una battaglia collettiva.

 

 

Sono Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) e Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) i datori di lavoro interessati, coloro che dovrebbero essere promotori di questo sblocco contrattuale, che dovrebbero investire risorse per migliorare i servizi, le condizioni di lavoro e tutelare i proprio dipendenti, e che invece se ne lavano le mani. Dopo oltre un anno di trattativa, dopo svariati tentativi di trovare un punto d’incontro per il bene dei lavoratori e della collettività tutta, i sindacati hanno interrotto il dialogo con Aris e Aiop che hanno mostrato la loro completa indisponibilità a investire su questo contratto e a garantire un aumento salariale. Il motivo? “È di competenza del pubblico, poiché si fornisce un servizio pubblico”. Chiaramente solo negli investimenti. Negli introiti il fattore competenza sembra improvvisamente venir meno. E a proposito di introiti, secondo gli ultimi dati disponibili, forniti da R&S Mediobanca, i dieci maggiori gruppi ospedalieri privati italiani contano complessivamente un fatturato di quasi 4 miliardi in un anno e un totale attivo di 5 miliardi, per un numero di dipendenti inferiore a 29 mila.

 

E i diritti?

Non è indifferente il divario economico tra figure nel pubblico e nel privato. Un infermiere dipendente di un’azienda privata, per esempio, è retribuito circa 130 euro in meno che nel pubblico. Ma il problema della mancanza di un contratto non è solo nelle retribuzioni. Ci sono tutta una serie di leggi che negli anni hanno introdotto misure di civiltà per i lavoratori e che, essendo fermo da 12 anni, non sono prese in considerazione nel contratto dei dipendenti della sanità privata. Per citarne qualcuno, nel vecchio contratto non si parla affatto di unioni civili; la maternità è pagata all’80% (contro il 100% della sanità pubblica); per la malattia di un figlio vengono concessi al massimo 5 giorni di assenza categoricamente non retribuiti, problema che nel pubblico non si pone in alcun modo; vari tipi di permessi non sono retribuiti e concessi soltanto a discrezione dell’azienda; non viene rispettata la normativa europea che impone le 11 ore di riposo; ai lavoratori viene chiesta sempre più spesso un’alta specificità ma per avere un passaggio di fascia devono aspettare almeno 20 anni (senza considerare che in alcune realtà le norme previste non vengono neanche applicate); alcune aziende pretendono che i dipendenti facciano formazione Ecm per mantenere l’accreditamento della struttura ma non organizzano corsi interni né concedono giorni di permesso per frequentare quelli esterni; infine viene imposto ai lavoratori l’obbligo di avere assicurazioni professionali che dovrebbero essere a carico delle imprese, ma non sempre lo sono.

 

Tempo scaduto. Landini: “Un atto di civiltà, una battaglia di tutti”

A fronte dell’evidente arretratezza normativa ed economica in cui versa il contratto della sanità privata, i sindacati si sono messi a tavolino con Aris e Aiop per venirne a capo. Eppure a un certo punto la trattativa è stata interrotta. “Abbiamo portato avanti la trattativa per oltre un anno – spiega Barbara Francavilla, segretaria nazionale della Fp Cgil -, ma a causa dell’indisponibilità delle associazioni datoriali abbiamo deciso di interromperla”. Ed è proprio a fronte di questa indisponibilità dimostrata che le sigle sindacali – Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – si ritroveranno lunedì 15 aprile a Roma, all’Auditorium Via Rieti, per un attivo con le lavoratrici e i lavoratori della Sanità privata dal titolo chiaro e esaustivo: Tempo scaduto. Per l’occasione saranno presenti anche i segretari generali dei rispettivi sindacati confederali – Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) – per mandare un segnale forte, per dimostrare che quello dei dipendenti della sanità privata è un grave problema che ci riguarda e coinvolge tutti. “Questo blocco contrattuale sta peggiorando le condizioni di chi lavora e non riconosce il grande contributo che nella sanità privata le lavoratrici e i lavoratori danno nella cura delle persone. Rinnovare quel contratto è un atto di civiltà. Una battaglia di tutti”. Così Maurizio Landini a sostegno della causa della Fp Cgil, di tutti quelli che curano e di tutti quelli che vengono curati, ovvero ognuno di noi.

 


 

Ascolta l’intervista a Barbara Francavilla
segretaria nazionale Fp Cgil
su RadioArticolo1

 

 

 

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