Nota di osservazioni FP CGIL alla proposta di riorganizzazione del Mibac

30 Aprile 2019

Roma, 30 aprile 2019

Al MIBAC

Sig. Capo di Gabinetto
Dr.ssa Tiziana Coccoluto

Sig. Segretario Generale
Dr. Giovanni Panebianco

Sig. Direttore Generale Organizzazione
dr.ssa Marina Giuseppone

Oggetto: Proposta di riorganizzazione del Ministero – Osservazioni e proposte FP CGIL

Gentili Signori,

è un esercizio complesso quello di produrre osservazioni volte alla eventuale modifica di un impianto di cui, allo stato delle informazioni acquisite, si condivide molto poco. Nelle more degli opportuni approfondimenti riteniamo di produrre le seguenti osservazioni:

L’esigenza di revisione del processo riorganizzativo avviato dal precedente Governo si basa a nostro avviso su alcune condizioni che noi riteniamo imprescindibili ai fini di una ripresa di efficacia dei servizi istituzionali in capo al MIBAC:

  • La ricomposizione della frattura generata dal DPCM 171/2014 tra i cicli lavorativi dedicati alla tutela e quelli volti alla valorizzazione. Questo significa una nuova rideterminazione dei fabbisogni specifici, del tutto squilibrati a favore del sistema dei Musei, e la revisione di un impianto organizzativo che ha determinato la separazione netta del sistema delle Soprintendenze, degli Archivi e delle Biblioteche dal sistema Museale. Non ci è parso di cogliere significativi segnali in questa direzione: la proposta presentataci si limita a pochi interventi che non mettono in discussione l’indebolimento organizzativo subito da questi settori.

  • Il rafforzamento organizzativo del sistema della Tutela del Patrimonio nel suo complesso, intervenendo su organici, assetti, autonomia di spesa dei sistemi dedicati. Noi pensiamo ad un sistema autonomo nella capacità di spesa, dotato di un organico dirigenziale e tecnico sufficiente, ad un investimento straordinario di risorse volto a riportare ai livelli di efficacia le attività di ricerca scientifica, di tutela, conservazione, promozione e divulgazione culturale. Ad esempio, a nostro avviso, il problema non può essere riconducibile alla diatriba astratta sulla Soprintendenza Unica o di settore ma su quale dotazione professionale debbano avere le Soprintendenze per poter funzionare al meglio. Problema che certamente la Unica non ha risolto, considerato che la sua istituzione è semplicemente conseguente ad un processo di ridimensionamento organizzativo e di competenze, basti pensare alla idea inaccettabile di attribuire ai funzionari Capi Area compiti tipicamente dirigenziali e alla sperequazione evidente nella distribuzione degli organici che ne ha ridotto l’incidenza sino a portarli al 20% sull’intero fabbisogno teorico. Quindi non appare sufficiente ed esaustivo l’incremento previsto delle Soprintendenze, se non si comprende quali possano essere gli interventi che ne migliorano i servizi. Analoghe considerazioni si possono fare per gli altri settori della tutela, per i quali non si colgono segnali di un serio investimento organizzativo. Va bene far rientrare le Biblioteche annesse ai circuiti di valorizzazione nel loro alveo organizzativo naturale, purché questo avvenga per tutte le Biblioteche, sia quelle annesse ai Poli che quelle conglobate nei Musei autonomi. Ma il sistema delle Biblioteche storiche di gestione statale ha bisogno di ben altra attenzione e ben altri investimenti, a partire dal recupero delle dirigenze sottratte per indirizzarle al sistema museale. Per quanto riguarda Archivi e Soprintendenze Archivistiche ci pare di cogliere nella proposta del Ministro un rafforzamento del sistema gerarchizzante definito dalla riforma Franceschini. Se così fosse anche in questo caso non ci troveremmo d’accordo: il depauperamento organizzativo subito da questo importantissimo settore verrebbe semplicemente confermato, non rintracciando nella proposta di riassetto alcun elemento che miri invece al rafforzamento del servizio a partire dal ripristino delle dirigenze in alcuni importanti Archivi di Stato per finire all’ineludibile necessità di rivedere i fabbisogni professionali specifici. Archivi e Biblioteche hanno concreta urgenza di rivedere le loro modalità di offerta dei servizi e di riprendere a fare ricerca, acquisizione e tutela del patrimonio documentale. Sull’operazione che si propone per il sistema museale, con la previsione delle reti museali interregionali, ci riserviamo una riflessione specifica sulla base degli opportuni approfondimenti e chiarimenti sugli intrecci organizzativi che la stessa propone, al momento almeno per noi nebulosi. Ad esempio non si comprende quali benefici riceverebbero i Musei sparsi sul territorio da una accentuata lontananza dal loro centro direzionale. Dal nostro punto di vista andrebbe interamente rivisto l’attuale sistema museale, che propone accorpamenti artificiali sul territorio regionale e ha registrato scarsi risultati nei termini di fruizione del patrimonio diffuso, e andrebbero individuati circuiti museali più omogenei nel percorso storico culturale e semplificato il sistema delle autonomie museali, ad esempio tramite la ricomposizione dei territori archeologici di Roma e Napoli. Valutando di converso la riassegnazione di siti e musei al sistema delle Soprintendenze. La ricomposizione dei cicli di tutela e valorizzazione comporta scelte coraggiose e investimenti organizzativi conseguenti: se la precedente riforma si fosse limitata a definire gli standard organizzativi museali e preteso la loro reale applicazione, sarebbe stata nello specifico una buona riforma. Invece la creazione dei Poli Museali solo in pochi e sporadici casi ha determinato livelli sufficienti di autonomia del sistema museale diffuso.

  • L’esigenza di revisione della linea amministrativa è un altro degli elementi essenziali di valutazione della riforma possibile. Naturalmente attendiamo tutti gli opportuni approfondimenti ma non possiamo che ribadire il nostro giudizio critico su una operazione che ci pare viziata da una visione centralistica dell’apparato e che non interviene su alcune criticità strutturali della linea amministrativa, in particolare per quel che riguarda la gestione della spesa ed il suo controllo. Su questi aspetti l’idea di creare una nuova Direzione Generale Contratti non produce altro che una ulteriore duplicazione delle strutture centrali determinando peraltro una sovrapposizione tra le funzioni di gestione del Bilancio ed il controllo sulla qualità della spesa. Così come l’idea di determinare le funzioni dei Segretariati Regionali su base interregionale non ne chiarisce l’intreccio di funzioni a livello territoriale, se non nella certezza della perdita di funzioni tecniche nelle loro competenze, rispetto alle linee di gestione e di controllo che in tal modo restano in capo allo stesso soggetto. Non è sufficiente modificare la dipendenza gerarchica ed attribuire compiti ispettivi allo stesso dirigente che poi mantiene lo status di stazione appaltante, e quindi di gestione della spesa di tutto l’apparato periferico che non ha autonomia di spesa, ovvero in ultima analisi si controlla da solo. Per quanto riguarda il progetto di riorganizzazione del Segretariato Generale si rafforzano strumenti di gestione diretta di una competenza strategica quale la gestione dei processi tecnologici finalizzati all’innovazione dei processi organizzativi e si determina una competenza esclusivo rispetto alla comunicazione istituzionale in un organismo direttamente raccordato alla direzione politica del Ministero. Dal nostro punto di vista ci pare anche questa una operazione che non esattamente riflette il principio di separatezza tra le funzioni di indirizzo, programmazione e controllo e quelle di gestione diretta di competenze. Noi invece avremmo pensato ad una semplificazione delle strutture centrali, ad una loro riduzione anche sul modello di quanto avviene negli altri Ministeri per quel che riguarda le competenze alle Direzioni Generali Amministrative. E ad una linea di controllo sulla spesa che sia autonoma e separata dalle funzioni di gestione, che devono essere riportate, almeno come centro di spesa, in capo di Dirigenti delle strutture periferiche.

  • Inoltre è del tutto evidente che l’avvio di un processo di riorganizzazione incentrato sulla necessità di modernizzare i cicli lavorativi non può non contemplare un processo di revisione dei fabbisogni organizzativi, sia per quel che riguarda i fabbisogni professionali specifici che per i criteri di distribuzione delle previsioni nelle singole aree. Attualmente l’organico mantiene uno squilibrio rispetto alle previsioni della prima area, e, coerentemente con il previsto passaggio del personale in seconda area, si potrebbe attuare una revisione, sulla base di quanto previsto dalla Legge Madia, che ne riduca al massimo la previsione teorica, distribuendo i posti che si rendono disponibili negli organici delle aree funzionali superiori. Infine è del tutto evidente la estrema necessità di rivedere i numeri e le previsioni dei piani assunzionali, alla luce dei dati sull’organico presente di fatto e sulla previsione delle uscite entro il 202. I numeri attuali delle assunzioni previste appaiono insufficienti a ridurre in modo sensibile le carenze che si determineranno in tutti i cicli e il rischio concreto è quello di trovarsi nel 2021 nella medesima situazione attuale, se non peggio. Noi pensiamo ad un piano straordinario di occupazione che si ponga la finalità della copertura piena dell’organico previsionale entro il medio periodo e anche ad un opportuno ampliamento degli organici della dirigenza e, per quel che riguarda il personale delle aree, il recupero del taglio del 10% del costo del lavoro operato dalla manovra spending review.

Queste sono le nostre riflessioni e proposte, evidentemente non esaustive di argomenti che presentano problematiche complesse e articolate connesse alla gestione di questo importante Ministero, ma che, nell’ambito di un confronto costruttivo quanto franco, possano avere gli opportuni approfondimenti.

Distinti saluti

FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni

 

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